A Zanzibar otto bambini sono morti dopo aver mangiato carne di tartaruga. Una notizia tragica confermata dalle stesse autorità locali. Ma come è potuto accadere? Il motivo va ricercato nel chelonitossismo o avvelenamento da carne di tartaruga marina. In sostanza, una minaccia (nascosta) risultata fatale, che si nasconde in bocconi all’apparenza innocui. Le vittime sono state 87: di queste, nove persone sono morte e otto erano bambini. Tutte in preda a vomiti e forti dolori addominali. La perizia delle autorità sanitarie, che hanno preso in esame alcuni campioni per determinare l’origine del malessere, non ha lasciato spazio ad alcun dubbio: tutti gli intossicati avevano mangiato carne di tartaruga marina, famosa per causare il chelonitossismo.
Di cosa si sta parlando? Il chelonitossismo è associato a quattro particolari specie di tartarughe marine: la tartaruga embricata, la tartaruga verde, la tartaruga caretta, la tartaruga liuto e la tartaruga del guscio morbido della Nuova Guinea, unica specie d’acqua dolce. Come già accennato parlando delle vittime, i sintomi sono quelli tipici di una grave intossicazione alimentare: dal vomito alla diarrea. Non solo. Rischiano di sfociare anche in convulsioni, paralisi ed eventualmente morte. Come è, purtroppo, accaduto a otto bambini. Detto questo, si capisce che il chelonitossismo deriva dalla mancanza di un adeguato trattamento della carne di tartaruga e, più precisamente, dall’ingestione di alghe tossiche da parte degli animali stessi. Le tossine qui contenute, chiamate chelonitossine, tendono ad accumularsi nei loro tessuti, trasformandosi eventualmente in una minaccia invisibile, ma potenzialmente letale al momento del consumo.
Come si previene? Semplice: evitare il consumo di carne di tartaruga: è bene notare che, a oggi, la ricerca sui pazienti intossicati è limitata, e i protocolli di trattamento disponibili per i medici locali sono minimi. Tanto è che i piccoli sarebbero giunti all’ospedale in condizioni già gravissime e per i medici è di fatto stato impossibile salvarli. Come accaduto, tra altro nel 2019 in Madagascar: quando a morire furono addirittura 19 persone. Ed è stato riscontrato che la morte può derivare da insufficienza respiratoria. Anche segni come febbre bassa, sete, costipazione e aborto spontaneo sono stati riportati, senza i tipici segni di reazione allergica.
Ed ecco che per il trattamento del chelonitossismo si applicano cure di supporto, quali l’idratazione e l’assistenza respiratoria, data l’assenza di un antidoto specifico. La prevenzione è cruciale: come già scritto, viene raccomandato di evitare il consumo di carne di tartaruga e di sensibilizzare sulle sue implicazioni sanitarie. Le strategie preventive comprendono l’educazione della comunità sui rischi e l’importanza della conservazione delle tartarughe marine per mantenere l’ecosistema marino in equilibrio e sicurezza alimentare. Anche perché resta limitata anche la ricerca sulla biochimica dei tessuti tossici delle tartarughe. Per questo la lotta contro il chelonitossismo richiede un impegno collettivo per la protezione delle tartarughe marine e l’educazione del pubblico sui pericoli del loro consumo. Solo così si potranno ridurre gli episodi di avvelenamento e preservare la ricchezza della biodiversità marina. Il chelonitossismo ci ricorda l’importanza di rispettare la vita marina e i suoi equilibri delicati.
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