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West Nile Virus, sintomi e cause. Quali cure esistono?

La prima volta che venne isolato il West Nile Virus o West Nile Disease fu nel 1937. Venne individuato nel sangue di una donna proveniente dal distretto di West Nile, da cui appunto prende il nome. Da allora il virus si è poi diffuso in tutto (o quasi) il mondo. Risulta essere presente in Africa, in Medio Oriente, in Nord America, in Asia Occidentale e in Europa, dove è stato segnalato per la prima volta nel 1958. In Italia è presente stabilmente in Pianura Padana.

Proviamo, quindi, a capire qualcosa di più su questa malattia: come si diffonde, quali sono i suoi sintomi e come si può curare.

West Nile Virus: come si trasmette?

Il West Nile Virus è una malattia causata da un virus a Rna appartenente alla famiglia Flaviviridae. A mantenerlo in natura è un ciclo primario endemico di trasmissione zanzara-uccello-zanzara: le zanzare ornitofile adulte (vettori) si infettano pungendo uccelli viremici (ospiti amplificatori o serbatoio). Il West Nile Virus, una volta ingerito, è in grado di diffondere nell’organismo della zanzara, dove si moltiplica localizzandosi a livello delle ghiandole salivari per poi essere trasmesso ad un altro uccello.

Immagine | Unsplash @Erik Karits – Saluteweb.it

A questo punto si passa al ciclo secondario, vale a dire quello epidemico. La via di trasmissione più comune del virus West Nile all’uomo è attraverso la puntura di una zanzara infetta (prevalentemente del genere Culex e di specie modestus e pipiens). Il virus può colpire, inoltre, anche cavalli e, soltanto in alcuni casi, cani, gatti e conigli.

L’essere umano, gli equidi e altri mammiferi sono considerati ospiti accidentali a fondo cieco: la malattia, infatti, non si trasmette da persona a persona per contatto con persona infetta. Questo accade soltanto in casi molto rari, quando cioè la trasmissione avviene tramite trapianti di organo, trasfusioni di sangue e dalla madre al feto in gravidanza.

I sintomi del West Nile Virus

Nell’uomo il periodo di incubazione del virus varia tra i 2 e i 14 giorni. Può prolungarsi fino a 21 giorni in presenza di soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. Solitamente le persone infette non sviluppano sintomatologia. Nel 20% dei casi emergono sintomi simil influenzali: febbre, mal di testa, mal di gola, dolorabilità muscolare ed articolare, congiuntivite, rash cutanei solitamente sul tronco, sulle estremità e sulla testa, linfoadenopatia, anoressia, nausea, dolori addominali, diarrea e sindromi respiratorie. È negli anziani che, di contro, la sintomatologia può essere più grave e debilitante. In un caso su mille il virus può portare a un’encefalite letale.

Diagnosi e terapia

La diagnosi dell’infezione si avvale di un test di laboratorio effettuato su un campione di siero per la ricerca di anticorpi specifici Ig. Esistono test specifici per questo virus: Elisa IgM, Elisa IgG, Sieroneutralizzazione virale e Test di riduzione del numero delle placche.

Una volta individuato il virus, è il momento della cura. Purtroppo, però, al contrario di quanto accade con i cavalli, per i quali è disponibile un vaccino a richiamo annuale, per l’uomo non esistono vaccini. Non solo, non esiste nemmeno una terapia specifica per curare il West Nile Virus. Nei casi più leggeri, la maggior parte, i sintomi scompaiono in pochi giorni, al massimo qualche settimana. Nei casi più gravi, invece, è necessario il ricovero in ospedale. Lì vengono somministrati trattamenti che comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

 

 

Gianluca Pirovano

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