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Alimentazione

Vitamina D, quali sono i valori normali e perché è importante conoscerli

La vitamina D è fondamentale per il corretto funzionamento del nostro organismo, ma quali dovrebbero essere i suoi valori? Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo

La vitamina D è essenziale per il benessere delle ossa e svolge un ruolo chiave in diverse funzioni vitali, tra cui la regolazione del sistema immunitario, la differenziazione delle cellule e la risposta del sistema nervoso agli stimoli stressanti. Non sorprende, quindi, che una sua carenza possa compromettere il metabolismo osseo, provocando – a seconda dell’età – ritardi nella crescita o perdita di minerali dalle ossa. I livelli ematici delle due principali forme di vitamina D, il calcidiolo e il calcitriolo, possono essere misurati attraverso un esame diagnostico specifico, comunemente noto come test della vitamina D [25(OH)D]. Ma quali sono i valori normali della vitamina D? Vediamo nel dettaglio tutto ciò che c’è da sapere a proposito.

Vitamina D: caratteristiche, funzioni e valori ottimali

La vitamina D è una sostanza liposolubile disponibile in diverse varianti; nell’uomo, le più rilevanti sono il colecalciferolo (vitamina D3) e l’ergocalciferolo (vitamina D2). Generalmente, la vitamina D2 viene introdotta attraverso gli alimenti, mentre la vitamina D3 viene prodotta direttamente dall’organismo. Entrambe le forme devono essere trasformate nell’ormone attivo noto come calcitriolo. La produzione di vitamina D3 avviene nel corpo grazie all’esposizione alla luce solare (raggi UVB), che innesca una reazione chimica a partire da un composto lipidico simile al colesterolo. Al contrario, la vitamina D nella forma di ergocalciferolo (vitamina D2) può essere acquisita esclusivamente tramite la dieta. Ma quali sono, quindi, i valori normali della vitamina D nell’organismo?

Vitamina D | Pixabay @jarun011 – Saluteweb

 

I valori normali della vitamina D

I livelli sierici consigliati di 25(OH)D variano in base alle fonti di riferimento e all’età del soggetto. Generalmente, l’unità di misura utilizzata è il nanogrammo per millilitro (ng/mL), ma in alternativa si possono usare i nanomoli per litro (nmol/L).

Nel 2011, un comitato dell’IOM (National Academy of Medicine) ha stabilito che per garantire la salute delle ossa e il benessere generale, il livello sierico minimo di 25(OH)D dovrebbe essere pari a 20 ng/mL (50 nmol/L). Una revisione condotta nel 2014, intitolata Optimal Serum 25-Hydroxyvitamin D Levels for Multiple Health Outcomes, ha suggerito che livelli ottimali si aggirerebbero intorno a 30 ng/mL (75 nmol/L). Inoltre, una revisione del 2021, Plausible Ergogenic Effects of Vitamin D on Athletic Performance and Recovery, ha proposto che per gli sportivi sarebbe ideale mantenere livelli compresi tra 30 e 40 ng/mL (75-100 nmol/L).

Queste discrepanze nei valori raccomandati possono derivare dal fatto che diversi studi hanno evidenziato variazioni nei livelli sierici di 25(OH)D tra gruppi etnici differenti, a causa di fattori genetici e ambientali. In Italia, l’AIFA suggerisce un intervallo di normalità compreso tra 20 e 40 ng/mL.

Quando vengono considerati bassi i valori di vitamina D?

Una dieta povera di vitamina D, associata a un’esposizione insufficiente alla luce solare, può determinare livelli ematici inferiori a 12 ng/mL (30 nmol/L). Valori di 25(OH)D nel sangue compresi tra 12 e 20 ng/mL (30-50 nmol/L) sono già considerati non adeguati e indicativi di carenza.

In presenza di sintomi riconducibili a ipovitaminosi, come stanchezza, dolori muscolari, dolori diffusi o localizzati e cadute frequenti senza causa apparente, è opportuno ricorrere a un’integrazione di vitamina D attraverso la dieta o a un trattamento farmacologico specifico.

Come si misurano i livelli di vitamina D?

Per determinare i livelli di vitamina D nel nostro corpo, è necessario eseguire un’analisi del sangue. Le carenze di questa vitamina possono essere dovute a un apporto insufficiente attraverso l’alimentazione o a un’esposizione solare inadeguata.

Quali conseguenze può avere la carenza di vitamina D?

Una carenza di vitamina D può causare la demineralizzazione ossea, portando a condizioni come l’osteomalacia negli adulti e il rachitismo nei bambini.

L’osteomalacia è una malattia metabolica delle ossa che provoca dolori, deformazioni e un aumentato rischio di fratture. Si distingue dall’osteoporosi, in cui si verifica una riduzione della massa ossea totale. La causa principale dell’osteomalacia è la diminuzione dei minerali presenti nelle ossa, che porta all’accumulo di tessuto osteoide non calcificato, rendendo le ossa più fragili e soggette a lesioni.

Nei bambini, il rachitismo si manifesta come un difetto nell’ossificazione delle ossa, in particolare nelle cartilagini di coniugazione. Questa condizione è spesso associata a un’alterazione del metabolismo della vitamina D, del calcio e del fosforo.

Alimenti ricchi di vitamina D | Pixabay @bit245 – Saluteweb

 

Inoltre, la carenza di vitamina D può indebolire i denti, rendendoli più suscettibili a problemi come le carie.

Cause della carenza di vitamina D

La carenza di vitamina D, o ipovitaminosi D, può essere causata da diversi fattori, tra cui:

  • Ridotta esposizione al sole: come già accennato, la principale fonte di vitamina D, in particolare nella forma di colecalciferolo, è rappresentata dai raggi UVB. Questi raggi solari stimolano la sintesi della vitamina D nell’organismo attraverso una serie di reazioni chimiche a partire dal colesterolo;
  • Insufficiente apporto alimentare: è possibile ottenere vitamina D da alcuni alimenti, come pesce, uova e alcune verdure, oppure mediante l’uso di integratori specifici;
  • Aumento del fabbisogno: una maggiore richiesta di vitamina D può contribuire a una carenza, ad esempio in particolari fasi della vita o in determinate condizioni;
  • Alterazioni dell’assorbimento intestinale: problemi a livello intestinale possono interferire con l’assimilazione della vitamina D;
  • Malattie del fegato o dei reni: queste patologie possono compromettere la conversione della vitamina D dalla sua forma inattiva a quella biologicamente attiva;
  • Interazione con farmaci: alcuni farmaci possono influire negativamente sul normale metabolismo della vitamina D.

Sintomi di carenza di vitamina D

Poiché i segnali di carenza sono spesso poco evidenti, è utile conoscerne alcuni tra i più comuni:

  • Debolezza e predisposizione alle infezioni: uno dei principali ruoli della vitamina D è sostenere il sistema immunitario, aiutandolo a contrastare infezioni batteriche e virali. Livelli insufficienti possono favorire raffreddori o influenze frequenti;
  • Stanchezza cronica: la vitamina D è coinvolta in molte funzioni metaboliche; una sua carenza può causare affaticamento persistente;
  • Dolori ossei e articolari: la vitamina D è cruciale per l’assorbimento del calcio e la salute delle ossa. Una sua insufficienza può provocare dolori, mal di schiena e un rischio maggiore di fratture.

Questi sono solo alcuni dei segnali associati a una carenza di vitamina D. È sempre consigliabile effettuare controlli periodici tramite esami del sangue per monitorarne i livelli e intervenire, se necessario.

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica

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