La vitamina D è un pre-ormone fondamentale per gli esseri umani e, per essere assunto, richiede una certa esposizione ai raggi del Sole.
Si tratta, infatti, di un componente che nel nostro corpo innalza i propri livelli proprio grazie all’azione dei raggi solari, i quali entrano in contatto con la pelle e favoriscono la sintesi della vitamina D.
Trascorre qualche momento della propria giornata all’aria aperta è quindi fondamentale per mantenere in salute il proprio organismo, dal momento che la vitamina D ricopre diversi ruoli importantissimi nel nostro corpo.
A differenza delle altre vitamine, la vitamina D non viene immessa nell’organismo umano per mezzo esclusivamente della dieta.
Essa, infatti, viene principalmente sintetizzata attraverso l’esposizione ai raggi solari, motivo per cui richiede una certa esposizione quotidiana al Sole.
Sarebbe, dunque, più corretto dire che la vitamina D non è propriamente una vitamina, bensì un pre-ormone, il cui compito principale è quello di svolgere una funzione regolatrice nel metabolismo di calcio e fosforo.
La vitamina D favorisce, infatti, l’assorbimento di questi elementi nell’intestino, riducendone poi le escrezioni nelle urine.
Per questo, è considerata un pre-ormone fondamentale all’interno del corpo umano. Potremmo dire vitale!
In ambito medico, la vitamina D viene classificata solitamente in due forme: la vitamina D2 e la vitamina D3.
La prima è detta anche ergocalciferolo e si trova solitamente nelle piante. La seconda è chiamata pure colecalciferolo ed è di origine animale.
Entrando più nello specifico, nell’uomo la vitamina D3 si produce a livello della pelle, dove i raggi UVB provenienti dal Sole riescono ad attivare la provitamina D3 già presente nella cute umana.
Questo processo consente di ottenere così il calcitriolo, a seguito di un passaggio anche per fegato e reni.
È in questi due organi che avvengono, infatti, un paio di idrossilazioni, due reazioni enzimatiche tipiche dei pre-ormoni.
Negli esseri umani la vitamina D svolge anche un’azione molto importante sullo scheletro, dove promuove la crescita fisiologica e aiuta a ottenere un rimodellamento costante.
Queste sono due funzioni fondamentali per garantire elasticità, forza dell’osso e proprietà strutturali nell’uomo.
Non solo. Stando a quanto dimostrato da diversi studi medici susseguitisi negli anni, la vitamina D svolge persino delle funzioni fisiologiche extra-scheletriche e, forse, anche delle funzioni pleiotropiche (per queste ultime si tratta ancora di una ipotesi in fase di studio, ndr).
Come avrete ormai capito, è quindi fondamentale che nel corpo umano non si verifichi mai una carenza di vitamina D.
Ciò che ne deriverebbe sarebbero seri danni per l’organismo.
Purtroppo, sono diverse, però, le persone in Italia e nel Mondo che ogni giorno lottano contro una carenza di vitamina D.
Molte ne sono consapevoli, altre all’oscuro, in quanto tale condizione non è per nulla facile da diagnosticare.
Per farlo serve sottoporsi a degli esami del sangue, i quali possono aiutare a capire se nel proprio organismo siano presenti o meno i giusti livelli di vitamina D.
Secondo quanto espresso dalla comunità scientifica, essi dovrebbero aggirarsi tra i 30 e i 100 ng/ml, prendendo a modello una persona adulta e in salute fisica.
Quando tale valore cala al di sotto dei 20 ng/ml si parla, quindi, di una carenza di vitamina D.
Scenario ancora peggiore è quando i livelli si abbassano fin sotto i 10 ng/ml. In questo caso si dice che il soggetto soffre di una grave carenza di vitamina D.
L’insufficienza indica, invece, dei valori compresi tra 20 e 30 ng/ml.
A sviluppare una carenza di vitamina D sono solitamente quelle persone che non trascorrono abbastanza tempo all’aria aperta, per svariati motivi, e che non integrano poi tale pre-ormone attraverso una dieta specifica e utile a perseguire questo scopo.
Tra i più esposti ci sono gli anziani, le cui capacità di sintesi cutanea sono decisamente ridotte rispetto a quelle possedute da persone in età giovanile.
Da attenzionare sono anche le persone dalla pelle scura, condizione che porta a ridurre l’assorbimento dei raggi ultravioletti da parte della cute.
Altre ancora sono le donne in stato di gravidanza o allattamento, oltre alle persone che soffrono di obesità, di patologie dermatologiche estese, di malattie intestinali o che assumono farmaci che possono interferire proprio con il metabolismo della vitamina D.
Queste categorie di persone devono prestare particolare attenzione ai livelli di vitamina D presenti nel corpo e agire con rapidità e decisione nel caso in cui tali valori dovessero essere sotto la media.
Come? Innanzitutto, segnalando la propria condizione fisica ed eventuali problematiche al medico di base. In secondo luogo, imparando a trascorrere più tempo all’aria aperta e a contatto con i raggi del Sole.
Il calo delle temperature nella stagione autunnale e in quella estiva porta spesso a chiudersi al caldo per la maggior parte della propria giornata in luoghi chiusi, coprendo pressoché ogni parte del corpo quando si varca la soglia di casa e ci ributta nel Mondo.
In queste fasi dell’anno la pelle è coperta da vari strati di tessuto e, conseguentemente, è meno esposta ai raggi del Sole.
Ne deriva che i livelli di vitamina D introdotti nel proprio corpo registrano un calo rispetto all’estate e alla primavera, quando si è soliti trascorrere più tempo sbracciati all’aria aperta.
Diventa, quindi, fondamentale riuscire a ritagliarsi il giusto tempo quotidiano da trascorrere fuori casa e durante il quale lasciarsi baciare dall’azione del Sole.
La quantità di vitamina D immagazzinata durante l’estate risulta spesso insufficiente per sopperire alla scarsità invernale, motivo per cui anche nelle stagioni più fredde bisogna comunque continuare a esporre determinate parti del proprio corpo ai raggi solari.
Se tra marzo e novembre il consiglio dei medici è quello di esporre almeno il 25% della propria superficie corporea al Sole per almeno 15 minuti ogni due o tre volte alla settimana, in inverno l’indicazione è quella scoprire viso, collo e braccia e lasciare che i raggi solari agiscano su queste parti del corpo per almeno 30 minuti, due o tre volte la settimana.
Quest’azione deve essere compiuta senza ricorrere all’applicazione di protezioni solari maggiori di spf 30, in quanto il Sole dell’autunno e dell’inverno è meno potente di quello estivo e fa più fatica a sintetizzare la vitamina D.
Nel caso in cui non fosse possibile seguire questo consiglio o ciò non dovesse bastare, il buon senso impone di consultare un medico specialista, così da capire come poter integrare i livelli di vitamina D mancanti.
Un metodo sicuramente efficace è l’assunzione di alcuni cibi specifici, all’interno di una dieta apposita.
È, infatti, giusto ricordare come il 10% della vitamina D viene assimilato nel corpo umano proprio attraverso il cibo.
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