Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è la principale causa di bronchiolite e di polmonite nei bambini di età inferiore a due anni.
Si tratta di un agente virale ubiquitario e molto contagioso. La trasmissione può avvenire per via aerea o per contatto diretto con il materiale infetto e le secrezioni nasali che contengono il patogeno. Negli adulti e nei bambini più grandi l’infezione dell’apparato respiratorio determina una malattia lieve, che guarisce senza necessità di ricorrere a specifici trattamenti.
Tuttavia, durante la prima infanzia, l’esposizione all’agente virale determina spesso una polmonite e può coinvolgere le più piccole diramazioni bronchiali, causando la bronchiolite.
Il Virus respiratiorio sinciziale (VRS), che cos’è
Il virus respiratorio sinciziale ha la caratteristica di diffondersi in epidemie annuali, che, di norma, si verificano ogni inverno.
VRS (acronimo che deriva dall’inglese Respiratory Syncytial Virus) è un agente virale capace di infettare l’apparato respiratorio di pazienti di qualunque età, ma principalmente colpisce i bambini nei primi anni di vita.
Cause e contagio del virus
Il virus respiratorio sinciziale è una causa molto comune di infezioni respiratorie nel corso della prima infanzia: questo patogeno appartiene alla famiglia Paramyxoviridae, come i virus della parainfluenza e del morbillo. L’VRS rientra, in particolare, nella sottofamiglia Pneumovirinae, che comprende anche il metapneumovirus umano.
Il virus respiratorio sinciziale è distribuito in tutto il mondo e compare in epidemie annuali. Nei climi temperati, le infezioni da VRS si verificano nei mesi invernali o all’inizio della primavera e si prolungano, persistendo nell’ambiente per 4-5 mesi; durante il resto dell’anno, invece, le infezioni sono sporadiche e molto meno comuni.
Le epidemie da virus respiratorio sinciziale si sovrappongono spesso a quelle influenzali e di metapneumovirus umano, ma rispetto a queste ultime però le infezioni da VRS sono generalmente più costanti da anno ad anno e determinano una patologia di maggiore entità, specialmente nei lattanti di età inferiore ai 6 mesi.
Gli anticorpi sierici anti-VRS (immunoglobuline IgG) trasmessi per via placentare dalla madre al feto, se presenti a elevate concentrazioni, forniscono una protezione parziale, ma incompleta. In altre parole, la possibilità di ammalarsi dipende molto dall’opportunità che il bambino ha di essere esposto al contagio.
L’esposizione al virus respiratorio sinciziale non determina un’immunità assoluta permanente. Tuttavia, le recidive sono, in genere, meno gravi.
Il periodo di incubazione – il periodo che va dall’esposizione al virus fino ai primi sintomi – è di circa 3-5 giorni e una volta contratto, il virus respiratorio sinciziale viene eliminato dal paziente nell’ambiente per periodi variabili. La maggior parte dei lattanti con malattie delle vie aeree inferiori è contagioso per circa 5-12 giorni.
Per quanto riguarda la diffusione dell’infezione, si verifica quando goccioline infette di grandi dimensioni, trasportate sia per via aerea che con le mani, fanno a contatto con la rinofaringe di un individuo suscettibile a contrarre l’infezione.
Nella maggior parte delle famiglie, il virus respiratorio sinciziale è introdotto da parte dei bambini in età scolare che vanno incontro a reinfezione.
Tipicamente, nel giro di qualche giorno, i fratelli o le sorelle maggiori oppure uno o entrambi genitori contraggono una rinite, mentre il lattante presenta una malattia più grave con febbre, otite media o malattia delle vie aeree inferiori.
Terapia
Nella maggior parte dei casi l’infezione da virus respiratorio sinciziale guarisce spontaneamente, senza il ricorso ad alcun trattamento specifico, mentre la terapia dei casi non complicati di bronchiolite e polmonite è sintomatica.
In caso di infezione da virus respiratorio sinciziale nel bambino è utile far bere molto, in modo da tenere le mucose sempre ben idratate e correggere la disidratazione; umidificare l’ambiente con appositi dispositivi, in modo da ridurre la tosse e l’irritazione delle mucose al passaggio dell’aria; praticare lavaggi nasali con soluzione fisiologica; usare un’apira-muco per liberare le cavità nasali e infine non usare mai l’acido acetilsalicilico (aspirina) per ridurre la febbre.
Mentre l’uso dell’antivirale ribavirina è controverso: questo farmaco è riservato ai casi più gravi e viene somministrato con modalità e tempi specifici solo in ambiente ospedaliero.
Ai pazienti che presentano un rischio elevato di sviluppare una grave infezione da virus respiratorio sinciziale, è possibile somministrare il palivizumab con cadenza mensile.
Nei bambini che assumono questo farmaco – costituito da anticorpi contro l’VRS – infatti, la necessità di ricovero sembra ridotta e la possibilità di cura delle affezioni respiratorie dovrebbe migliorare.
Tuttavia, i medici non hanno ancora la certezza che questa terapia sia in grado di prevenire le complicanze gravi o la morte. La prognosi di questa malattia è più grave nei bambini molto piccoli, in quelli prematuri e in quelli che soffrivano in precedenza di malattie immunologiche, problemi polmonari e patologie dell’apparato cardiovascolare.