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Verso un algoritmo per capire il pianto del neonato

Il pianto dei neonati è una sorta di linguaggio con cui i bimbi cercano di comunicare le proprie esigenze. Un linguaggio che cambia a seconda della lingua parlata dai genitori e che l’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a decodificare. Un importante passo in avanti verso il traduttore del “bambinese” arriva da uno studio dell’Istituto superiore di sanità (Iss), del Centro Nina per la formazione neonatale presso l’Università di Pisa e dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isti). I ricercatori, coordinati da Armando Cuttaro, Serena Bardelli e Gianpaolo Coro, hanno sviluppato un algoritmo di Intelligenza artificiale che potrebbe aiutare a comprendere e interpretare il pianto dei bambini. I primi risultati del loro lavoro sono stati descritti sulla pagine della rivista specializzata Neural computing & application.

Foto di Pixabay | Pexels

Il nuovo studio nel dettaglio

Il pianto dei bebè, hanno spiegato gli esperti, nasconde moltissime sfumature, alcune delle quali non sono ancora state decifrate. “L’Intelligenza artificiale viene spesso impiegata per assistere i pediatri nella diagnosi precoce di malattie e patologie, ma i sistemi attuali non riescono a fornire informazioni in merito alla totalità dei toni del pianto. Un database completo richiederebbe infatti sforzi e investimenti lunghi e complessi da parte del personale e delle istituzioni di ricerca“, hanno aggiunto.
Studi precedenti sono giunti alla conclusione che i bimbi piangono in modo differente in base all’idioma di famiglia. Nel corso del progetto, avviato nel 2011 grazie ai fondi del ministero della Salute, i ricercatori hanno registrato il pianto di circa 20 neonati italiani, raccogliendo dati in diverse condizioni di stress per i più piccoli. Utilizzando campioni audio come set di addestramento dell’Intelligenza artificiale, gli scienziati sono riusciti a isolare dei marcatori che sembravano correlati a una maggiore probabilità di manifestare determinate esigenze.
Speriamo di riuscire a migliorare la qualità della vita di bambini e genitori. Individuare i marcatori biologici rilevabili attraverso il pianto potrebbe facilitare la comprensione e la soddisfazione delle necessità dei bebè”, ha riferito Maria Luisa Scattoni, ricercatrice del dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze dell’Iss.

Foto di Pixabay | bingngu93

Prossimi step

Lo studio continua. Il team di ricerca nei prossimi mesi raccoglierà i vagiti di neonati stranieri per ampliare il database e il programma del software di Intelligenza artificiale.
Generalmente si tende a ritenere casuali le vocalizzazioni dei bambini. Il nostro lavoro parte da un assunto diametralmente opposto, e cioè che le varie tipologie di pianto del bebè corrispondano a esigenze specifiche. Riuscire a classificare queste differenze potrebbe aiutarci a realizzare un traduttore automatico da implementare in un’applicazione”, ha concluso il coordinatore dello studio Cuttaro.

Jennifer Caspani

Comasca, poco più che 20enne, dal 2018 scrivo per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. L’empatia è il mio punto di forza, soprattutto se si tratta di comprendere le emozioni delle persone più introverse, ancor meglio se hanno quattro zampe, una coda scodinzolante e tanta voglia di rincorrere un bastone.

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