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Tumore al polmone, una terapia personalizzata con l’intelligenza artificiale

Provare a contrastare il tumore ai polmoni con l’aiuto dell’intelligenza artificiale si può?
È quello che sta provando a scoprire la comunità scientifica.

Attraverso un progetto internazionale finanziato dall’Unione Europea e che vede come capofila l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, i medici e gli scienziati stanno provando a capire quale ruolo prezioso potrebbe essere giocato dall’AI nella lotta contro il tumore ai polmoni, provando così a sfruttare tutte le potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale.

Cos’è il tumore ai polmoni?

Il tumore ai polmoni è una patologia che porta a sviluppare una crescita incontrollata di cellule maligne all’interno di quest’organo, contaminandone alveoli e tessuti polmonari.

Ciò finisce con il compromettere la funzione principale dei polmoni, ovvero quella di traferire l’ossigeno respirato al circolo sanguigno e di depurarlo dall’anidride carbonica prodotta dall’organismo.

Un esempio? Le sostanze cancerogene presenti nel fumo delle sigarette possono danneggiare le cellule che rivestono gli alveoli e deteriorare velocemente il tessuto polmonare. Un danno che inizialmente l’organismo prova a tamponare con delle soluzioni temporanee, ma che sul lungo periodo può spesso diventare irreparabile.

Le cellule tumorali, una volta formatesi, possono, infatti, ostruire il flusso dell’aria e provocare delle emorragie.

Foto | Unsplash @RobinaWeermeijer

Il progetto I3LUNG

Grazie a un finanziamento di 10 milioni di euro proveniente dall’Unione Europea, l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano sta portando avanti il progetto di ricerca internazionale I3LUNG, il cui obiettivo specifico è quello di individuare i diversi possibili biomarcatori utili a rendere più efficace l’immunoterapia contro il tumore ai polmoni.

Questa ricerca viene fatta sfruttando l’intelligenza artificiale, considerata uno dei mezzi potenzialmente più importanti nella lotta contro questa neoplasia.

A coordinare il progetto è la ricercatrice dell’Int. di Milano, Arsela Prelaj, e lo studio è stato recentemente pubblicato sul Clinical Lung Cancer.

Uno studio dall’enorme importanza, visto che in Italia il tumore ai polmoni è il terzo tipo di neoplasie più diagnosticate, con oltre 40.000 casi ogni anno.

Esso è anche la prima causa di morte per cancro nei Paesi industrializzati, motivo per cui trovare rapidamente nuove armi con le quali combattere questa patologia resta una delle urgenze per i ricercatori scientifici.

Il carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) è, attualmente, la tipologia di tumore ai polmoni più frequente e, in molti casi, ai pazienti affetti da questa malattia viene proposta l’immunoterapia.

Ciò accade quando questi soggetti non possono accedere alle terapie target, ma capita spesso che l’immunoterapia in diverse persone risulti inefficace.

Essa, infatti, funziona molto bene in chi presenta alti livelli di uno specifico biomarcatore, ovvero la proteina PD-L1.

Per questo, è fondamentale ottenere una precisa diagnosi molecolare, così da capire in quali casi sia meglio somministrare nuove terapie.

Foto | Pexels @TaraWinstead

L’aiuto dell’AI

Come sottolineato dalla ricercatrice Arsela Prelaj, il biomarcatore PD-L1 non è perfetto e ciò comporta delle conseguenze.

“In Italia, l’approccio terapeutico attuale prevede che i soggetti con PD-L1 elevato possano accedere all’immunoterapia da sola, mentre quelli con PD-L1 basso accedono all’immunoterapia associata a chemioterapia. Esiste tuttavia una percentuale di pazienti con livelli bassi che risponde bene ugualmente all’immunoterapia da sola”.

Stando alle parole di Prelaj, sarebbe dunque fondamentale poter arrivare a effettuare una migliore profilazione molecolare del paziente attraverso più biomarcatori.

Per fare ciò è necessario analizzare i dati clinici già disponibili, ma anche quelli ancora da raccogliere, ed è proprio qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale.

L’AI, infatti, è più efficiente nell’individuare correlazioni e informazioni salienti rispetto ai metodi convenzionali e ciò potrebbe permettere agli studiosi di analizzare per la prima volta dei dati con i quali mai si sono confrontati in passato e di compiere così nuovi passi avanti nella lotta contro il tumore ai polmoni.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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