Una dieta verde potrebbe essere una possibile alleata contro il tumore alla prostata. A suggerirlo è un nuovo studio, presentato al Simposio Annuale sui Tumori Genitourinari dell’American Society of Clinical Oncology, in corso a San Francisco, dal quale è emerso che tra i pazienti con tumore della prostata, chi mette più verdure nel piatto sembra avere meno probabilità di andare incontro a una progressione o di avere una recidiva: di ben oltre il 50% rispetto a chi assume meno vegetali.
Lo studio, condotto sotto la guida di Vivian Liu dell’Osher Center for Integrative Health presso l’Università della California di San Francisco e durato oltre 7 anni, ha coinvolto 2.038 pazienti di età compresa fra i 43 e i 102 anni, con una diagnosi di cancro alla prostata di stadio da iniziale o localmente avanzato. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario sulla frequenza del consumo di circa 140 diversi alimenti e bibite, da cui poi è stato tratto un indice sulla quantità di vegetali inclusi nella dieta. Comparando i dati raccolti e studiando le possibili associazioni tra alimentazione e rischio di progressione e recidiva del cancro, il team di ricerca ha osservato che i partecipanti che hanno consumato il più alto contenuto di vegetali hanno registrato una riduzione del 52% e del 53% rispettivamente nel rischio di progressione della malattia o di recidiva, rispetto al resto del campione. Associazioni che sarebbero indipendenti dagli altri fattori di rischio già noti, come età, obesità e familiarità.
“Sappiamo che le diete che includono verdura, frutta, legumi e cereali integrali sono associate a numerosi benefici per la salute, tra cui una riduzione del rischio di diabete, di malattie cardiovascolari e della mortalità generale. Ora possiamo aggiungere a questo elenco anche i benefici sulla riduzione della progressione del cancro alla prostata”, ha sottolineato il coordinatore dello studio.
In Italia, il tumore della prostata è il più frequente nella popolazione maschile over50, in cui solo nel 2022 sono state registrate 46mila nuove diagnosi. I risultati dello studio hanno raccolto il favore della comunità scientifica. “Lo studio dei colleghi d’Oltreoceano apre nuove possibili prospettive sulle raccomandazioni dietetiche dei malati“, ha commentato Sergio Bracarda, Presidente Nazionale SIUrO. “In totale sono più di 564mila gli uomini che in Italia vivono dopo una diagnosi di tumore della prostata e il loro numero è in costante crescita. È dunque una patologia molto diffusa e fermarne il rischio di progressione deve essere una nostra priorità. Servono però ulteriori indagini per verificare in modo più approfondito quale sia la dieta migliore che deve contemplare un equilibrio tra i vari macronutrienti. Per esempio chi sta affrontando una terapia ormonale rischia di andare incontro ad una forte perdita della massa muscolare. Ha quindi bisogno di un’alimentazione proteica e non solo ricca di vegetali. Più in generale gli stili di vita alimentari sono fondamentali sia prima che dopo una diagnosi di neoplasia genito-urinaria“, ha concluso.
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