Tumore alla prostata: sintomi, cause e terapie

Il tumore della prostata è il cancro più diffuso nella popolazione maschile. Rappresenta il 18,5 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo, con una crescita dei casi registrati nell’ultimo decennio cresciuta in concomitanza con la maggiore diffusione di esami. È infatti lamentando una serie di disturbi o con una periodica visita che si è in grado di stabilire se c’è un tumore e come affrontarlo.

Che cos’è la prostata?

Presente soltanto negli uomini, la prostata è una ghiandola posizionata di fronte al retto ed è molto sensibile all’azione degli ormoni, come il testosterone, che ne influenzano la crescita- Produce inoltre una parte del liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione. In condizioni normali, la prostata ha le dimensioni di una noce.

Prostata
Immagine | Pixabay @derneuemann

Con il passare degli anni, o a causa di alcune patologie, può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario. Solitamente le possibilità di ammalarsi sono scarse prima dei quarant’anni, ma aumentano dopo i 50 e circa due tumori su tre sono diagnosticati a persone oltre i 65 anni.

Sintomi e tipi di tumore

Nelle fasi iniziali il tumore della prostata è asintomatico e può essere diagnosticato solo in seguito a una visita urologica, che comporta in genere l’esplorazione rettale e un controllo con prelievo del sangue. Se la massa tumorale cresce, dà origine a sintomi urinari: c’è difficoltà a urinare (a iniziare in particolare) oppure bisogna farlo spesso e si ha la sensazione di non riuscire a svuotare la vescica. Inoltre si può provare dolore nella minzione o trovare sangue nello sperma o nell’urina. Spesso però i sintomi sono legati a problemi di tipo benigno come l’ipertrofia. C’è infine una questione di familiarità, col duplice rischio di ammalarsi per chi ha un parente consanguineo con la medesima malattia.

Quando invece parliamo di tumori, bisogna tenere in considerazione i diversi tipi di cellule della prostata. Quasi tutti i cancri diagnosticati sono di conseguenza chiamati “adenocarcinomi”, poiché hanno origine dalle cellule di una ghiandola. Si trovano anche casi rari di sarcomi, carcinomi a piccole cellule o a cellule di transizione. Più comuni, invece, le patologie benigne, come l’iperplasia prostatica benigna in cui la porzione centrale della prostata si ingrossa e la crescita eccessiva comprime l’uretra.

Le possibili cure

Oggi sono disponibili molti tipi di trattamento per il tumore della prostata. In alcuni casi, soprattutto con pazienti anziani o con altre malattie gravi, c’è anche la cosiddetta “vigile attesa” che non prevede trattamenti sino alla comparsa di sintomi. Stesso discorso applicabile anche a pazienti che hanno delle caratteristiche della malattia a basso rischio. Quando invece entra in gioco la terapia di tipo attivo e non attendista, la scelta spesso ricade sulla chirurgia con la prostatectomia radicale (rimozione dell’intera ghiandola prostatica e dei linfonodi della regione vicina al tumore), che oggi può essere effettuata in modo classico o tramite robot.

Per la neoplasia prostatica, in trattamenti standard, è dimostrato che anche la radioterapia a fasci esterni è efficace nei tumori di basso rischio. Altra tecnica è la brachiterapia, che consiste nell’inserire nella prostata dei piccoli “semi” che rilasciano radiazioni. Quando invece si riscontrano delle metastasi, invece della chemioterapia si opta per la terapia ormonale, meglio nota come “deprivazione androgenica”: lo scopo è ridurre il livello di testosterone ma porta effetti collaterali come calo o annullamento del desiderio sessuale, impotenza, vampate, aumento di peso, osteoporosi, perdita di massa muscolare e stanchezza.

Studio dottoressa
Immagine | Pexels @cottonbro

Le nuove terapie

Per i pazienti con carcinoma prostatico in stadio avanzo sensibile alla castrazione (cioè resistente all’eliminazione degli ormoni maschili tramite chirurgia o terapia ormonale) ci sono nuove terapie all’orizzonte che consistono nell’uso di nuovi agenti ormonali associati all’ormonoterapia di vecchia generazione. Alcune saranno disponibili anche in Italia come nuove soluzioni standard di trattamento a breve termine.

Già disponibile è invece la chemioterapia. Per i pazienti con carcinoma della prostata resistente a castrazione e con metastasi a livello delle ossa si può invece utilizzare la terapia radiometabolica: si basa sulla capacità di alcuni radiofarmaci come il radio-223 di posizionarsi in aree dove si verifica un elevato turnover osseo e portare in queste sedi particelle ad alta energia che riescono a distruggere le cellule tumorali. Esistono infine le terapie a bersaglio molecolare (come gli inibitori di Parp).

Gestione cookie