Volete sapere come è possibile vivere a lungo? Uno dei segreti è rappresentato dagli ormoni intestinali. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo
Uno dei più grandi obiettivi della scienza, da sempre, è quello di permettere all’essere umano di vivere il più a lungo possibile. In tanti, infatti, in ogni epoca, hanno cercato il modo per capire in che modo si potesse aumentare la longevità, in modo tale da rendere la vita di tutti noi più lunga e in salute possibile. Per quanto sia un progetto molto difficile da realizzare, diversi esperti stanno facendo passi da gigante in questo campo, e proprio in questi giorni è stata fatta una scoperta sensazionale che potrebbe cambiare il futuro dell’umanità. Ecco di cosa stiamo parlando.
Gli ormoni intestinali sono secreti da cellule endocrine distribuite in modo diffuso nella mucosa dello stomaco e dell’intestino. Alcuni di questi composti agiscono come veri e propri ormoni, venendo rilasciati nel sangue per raggiungere cellule bersaglio distanti, dove esercitano la loro funzione. Si tratta di sostanze polipeptidiche, costituite da catene di aminoacidi di diversa lunghezza, spesso con caratteristiche comuni. Questi ormoni modulano le attività secretorie e motorie lungo i vari segmenti del tratto gastrointestinale, interagendo in modi complessi: talvolta con effetti sinergici, altre volte come antagonisti.
Tra gli ormoni più studiati, sia per funzione che per sede di produzione, vi sono gastrina, secretina, pancreozimina, polipeptide pancreatico (PP), polipeptide intestinale vasoattivo (VIP), motilina, enteroglucagone e somatostatina. Oltre agli ormoni polipeptidici, le cellule endocrine della mucosa digestiva sintetizzano anche due ammine: l’enteramina e l’istamina. Esistono inoltre diversi altri peptidi ormonali ipotizzati sulla base di evidenze farmacologiche e fisiologiche, ma la loro identificazione chimica non è stata ancora completata o confermata. Ma c’è un ormone intestinale che, più di altri, ultimamente ha rubato la scena per via di alcune sue funzioni sensazionali. Ecco di cosa stiamo parlando.
Ormai sappiamo moltissimo sull’importanza dell’asse intestino-cervello per il benessere mentale, così come sul ruolo cruciale del microbiota, la comunità di microrganismi che risiede nel nostro intestino, per promuovere una vita più lunga. Tuttavia, un nuovo ambito di ricerca sta evidenziando un terzo elemento chiave in questo sistema complesso: gli ormoni intestinali. Queste molecole segnalatrici potrebbero essere il collegamento mancante tra la salute del nostro apparato digerente e una vita più prolungata e in salute.
Un team di studiosi della Brown University ha recentemente scoperto che intervenendo su un ormone intestinale chiamato Neuropeptide F (NPF) è possibile prolungare la durata della vita dei moscerini della frutta. L’NPF appartiene alla famiglia delle incretine, un gruppo di ormoni che influenzano la produzione di insulina. È interessante notare che anche gli esseri umani producono una molecola simile, il GLP-1, con una funzione paragonabile. Nel caso dei moscerini, il meccanismo funziona così: dopo aver ingerito proteine, le cellule intestinali rilasciano NPF nel circolo sanguigno. Questo ormone arriva al cervello, dove avvia una serie di reazioni: prima stimola la sintesi di ormoni simili all’insulina, che successivamente attivano l’ormone giovanile in una piccola struttura vicino al cervello.
Quando i livelli di NPF sono stati ridotti dagli scienziati, i moscerini che seguivano un regime alimentare ricco di proteine hanno mostrato una vita significativamente più lunga rispetto agli altri. L’effetto è risultato particolarmente marcato proprio con diete ad alto contenuto proteico. In sostanza, l’NPF sembra fungere da ponte tra l’alimentazione e la longevità, e la sua modulazione potrebbe attenuare gli impatti di una dieta proteica sull’aspettativa di vita.
Gli esseri umani non possiedono l’ormone giovanile, ma il GLP-1 svolge funzioni simili regolando l’insulina. E qui arriva la parte interessante: farmaci come Ozempic e Wegovy, già utilizzati nel trattamento di diabete e obesità, agiscono proprio simulando l’azione del GLP-1. Marc Tatar, autore principale dello studio pubblicato su PNAS, ipotizza che questi farmaci potrebbero (usando il condizionale con cautela) avere un impatto anche sulla durata della vita. A questo proposito il ricercatore ha dichiarato: “Considerando come i farmaci che aumentano l’insulina, come gli agonisti del GLP-1, vengono utilizzati per curare il diabete e l’obesità, e dato ciò che abbiamo scoperto sulla relazione tra insulina e invecchiamento nei moscerini, potrebbe essere giunto il momento di considerare come questi potrebbero influenzare l’invecchiamento umano”.
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