La tiroidite di Hashimoto, descritta per la prima volta dallo specialista Hakaru Hashimoto nel 1912, è tra le più comuni e frequenti patologie tiroidee. Fa parte della famiglia delle tiroiditi croniche autoimmuni ed è molto comune nella popolazione: ne è affetta una persona su venti, con una spiccata prevalenza per le donne dove si riscontra in circa 9 casi su 10.
La tiroidite di Hashimoto è un’infiammazione cronica della tiroide, ghiandola posta nella parte anteriore del collo. È provocata dal sistema immunitario della persona, il quale reagisce in modo anomalo attaccando e distruggendo i tessuti sani del nostro organismo come appunto la tiroide, riconoscendola per errore una parte estranea del nostro corpo.
La tiroide è formata da follicoli che contengono colloide, sostanza simile alla colla da cui le cellule tiroidee ricavano gli ormoni tiroidei (T4 e in misura minore T3). Nel caso della tiroidite, si possono notare molti linfociti, cellule identiche e disposte in modo compatto, che si infiltrano tra i follicoli tiroidei distruggendoli e rovinando la tiroide.
Di norma questo tipo di malattia si presenta insieme ad altre autoimmini, come la vitiligine (malattia dermatologica che colpisce la pigmentazione cutanea), l’artrite reumatoide, la celiachia e il lupus. A favorire questa particolare tiroidite è anche la predisposizione familiare, nel caso parenti vicini ne soffrano. Un altro fattore è anche la carenza o l’eccesso di iodio (nel caso di elevato consumo di alghe o assunzione di farmaci come gli antiaritmici), elemento cardine della tiroide.
I primi riscontri di questa malattia possono avvenire con le diagnosi dei medici di base, ma anche da ginecologi o reumatologi e allergologi a seconda del tipo di visita che si effettua. Si passa poi all’endocrinologo con una diagnosi definitiva. La tiroidite di Hashimoto è molto frequente in persone con sindrome di Down e nelle donne giovani, a cui si abbina la comparsa di stanchezza, calo del tono dell’umore o stipsi. Questa variante è anche associarta a un aumento di volume del collo, il cosiddetto “gozzo”.
Per la tiroidite di Hashimoto a oggi non esiste una cura efficace al cento per cento. Nella maggior parte dei casi la malattia sfocia in un ipotiroidismo e perciò la terapia prevede l’assunzione di Levotiroxina, cioè l’ormone tiroideo, che spesso è da assumere per sempre. Non ha però effetti collaterali se preso seguendo le dosi consigliare dai medici e valutate in base al singolo paziente. Un altro elemento utile è il monitoraggio terapeutico, effettuato in genere ogni anno.
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