La velocità con la quale i ricordi legati alle esperienze oniriche svaniscono al risveglio dipende da alcune caratteristiche biologiche del cervello
Dimenticarsi i sogni può essere un’esperienza frustrante, perché alcune esperienze oniriche sono talmente intense che è un peccato vederle svanire pochi istanti dopo il risveglio. Per fortuna esistono alcuni metodi che possono aiutare a rendere meno probabile che ciò accada. Ma prima di parlarne è giusto spiegare quali sono i meccanismi biologici che portano il nostro cervello a “cancellare” i sogni, un po’ come se fossero dei file indesiderati sul desktop di un pc.
Durante il sonno alcune aree cerebrali coinvolte nella memoria sono meno attive, il che rende più difficile conservare le informazioni legate alle esperienze oniriche. Tra queste ci sono l’ippocampo, una struttura cerebrale che contribuisce alla memoria a breve e a lungo termine (nonché alla memoria spaziale e all’orientamento), e la corteccia prefrontale, responsabile della formazione dei ricordi e della loro conservazione. A ridursi durante il sonno è anche la produzione dalle serotonina e della norepinefrina, due neurotrasmettitori che svolgono un ruolo essenziale nel consolidamento dei ricordi.
Inoltre, il cervello tende a classificare i sogni come informazioni non essenziali ed evita quindi di “archiviarli” nella memoria a lungo termine. Anche il momento nel quale avviene il risveglio ha un impatto su questo fenomeno. È più probabile conservare dei ricordi legati ai sogni se si riprende conoscenza durante la fase REM (Rapid Eye Movement), perché è quella durante la quale si manifestano le esperienze oniriche più vivide. Invece, quando il risveglio avviene in un fase del sonno differente può essere più difficile fissare nella memoria determinate informazioni.
A differenza di altre aree del cervello, durante il sonno il sistema limbico è particolarmente attivo. Quest’area, che è la più antica e profonda del cervello, ha il compito di processare le emozioni e può essere considerata la principale responsabile della natura spesso incoerente e assurda dei sogni. Dopotutto si tratta di “storie” che nascono dalla sfera emotiva, dunque non è corretto aspettarsi che seguano le regole della logica!
È opportuno sottolineare che i livelli di attivazione dell’ippocampo e della corteccia frontale durante la fase REM non solo uguali per tutte le persone, il che può rendere più o meno difficile ricordare quel che si è sognato. È comunque una capacità che si può in qualche modo “allenare”, come andremo a spiegare nel prossimo paragrafo.
Se desideri migliorare la tua capacità di ricordare i sogni, ci sono diverse strategie che puoi adottare. Ecco alcune tecniche efficaci:
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