Molti studi sugli effetti che potrebbero avere i tatuaggi sulla nostra salute hanno sottolineato aspetti interessanti che fanno luce sulla risposta immunitaria dell’organismo e sulla possibilità che questa possa stimolare costantemente l’eliminazione dell’inchiostro dalla nostra pelle e, concentrandosi esclusivamente su questo, “dimenticare” di proteggerci anche da altre minacce. Chi ama tatuarsi sa che potrebbe andare incontro a spiacevoli infezioni, ma questa conseguenza riguarda soltanto pochissimi casi. Le infezioni, per lo più batteriche, interessano circa il 6% delle persone e di solito possono essere trattate applicando creme antibiotiche o farmaci prescritti dal medico. Gli scienziati si sono chiesti perché in alcuni individui i tatuaggi tendono a sbiadire prima e in altri invece rimangono intatti, anche per molto tempo.
Questo dipende sostanzialmente dal fatto che ogni persona è diversa da un’altra, come la risposta immunitaria che si verificherà in seguito ad ogni tatuaggio. Alcuni individui non avvertono nessun tipo di fastidio, altri si e soprattutto nei primi giorni, a volte anche insieme a irritazioni gravi. I tessuti che dovrebbero accogliere l’inchiostro tendono a infiammarsi in risposta a ciò che stanno subendo e lo fanno per prepararsi al meglio a ricevere agenti pericolosi che potrebbero infettarli, come ad esempio i batteri.
Il corpo considera i tatuaggi un’aggressione
Essendo per il nostro corpo una sostanza sconosciuta, l’inchiostro, richiama una risposta specifica del sistema immunitario che però non riesce sempre a liberarsene. È questo l’argomento che gli studiosi provano da tempo ad approfondire. Negli ultimi anni alcune ricerche hanno scoperto importanti dettagli, Katherine J. Wu afferma per l’Atlantic che quando un tatuaggio viene impresso sulla pelle, il corpo lo considera un’aggressione. “La pelle è la “prima barriera” del sistema immunitario ed è ricca di cellule difensive ad azione rapida che possono attivarsi quando essa viene violata“, aggiunge Juliet Morrison, virologa dell’Università della California-Riverside.
Attraverso una ricerca internazionale, alcuni studiosi hanno scoperto la presenza di particolari sostanze nei pigmenti utilizzati per gli inchiostri per tatuaggi, come lo zinco e il cobalto. Queste sostanze provocano delle reazioni da parte dei macrofagi, che essendo cellule con il compito di distruggere virus e batteri, tenteranno sempre di eliminare l’inchiostro, senza però riuscirci. Altri studi hanno evidenziato come alcune cellule immunitarie potrebbero trasportare alcune parti del tatuaggio direttamente verso i linfonodi, anche se per il momento non sono stati raccolti elementi validi a chiarire i possibili effetti di questa reazione sulla salute.
Secondo una ricerca pubblicata lo scorso anno, i pigmenti dei tatuaggi potrebbero interferire su alcune proteine che servono ai macrofagi per comunicare con altre cellule quando l’organismo deve rispondere a minacce esterne. Questo potrebbe significare che concentrandosi sull’inchiostro, che è diventato l’unico nemico, le cellule del sistema immunitario non sarebbero più capaci come prima di difenderci da altro.