Il termine Superfood, italianizzato spesso come supercibo o superalimento, viene usato per indicare i cibi aventi presunte capacità benefiche per la salute, imputabili alle caratteristiche nutrizionali o alla concentrazione chimica dell’alimento. In realtà, però, queste teoriche proprietà salutistiche non sono supportate da studi scientifici accreditati.
La parola superfood non viene infatti usata da dietisti, dietologi e nutrizionisti, ma è stata inventata nei primi anni duemila e usata nel corso del tempo come strategia di marketing per vendere i prodotti, spesso innalzando i prezzi. Nel 2007 l’Unione Europea ha vietato il commercio di superfood accompagnati da “Healt Claims”, ovvero indicazioni su eventuali effetti benefici o terapeutici per la salute, se lo slogan non è sostenuto da ricerche scientifiche accreditate e riconosciute.
Trattandosi di un termine di marketing e non scientifico, non c’è una definizione ufficiale su cosa sia un superfood e quali siano le sue caratteristiche. Di conseguenza anche l’elenco dei cibi facenti parte della categoria varia nel tempo, spesso a seconda della moda del momento. I superfood hanno però in comune alcune caratteristiche come l’essere esotici, costosi, ‘nuovi’ per il mercato o riscoperti di recente come il melograno. Della lista fanno parte in genere la radice di ginseng, le bacche di goji, i semi di chia e i frutti di mirtillo rosso palustre. Più di recente vengono spesso aggiunti all’elenco la radice di curcuma, la papaya, la radice di zenzero e il tè Matcha. Possono rientrare anche alimenti più comuni come i pomodori, i peperoni, l’olio di oliva, i ceci e le lenticchie, l’aglio e la cipolla.
Spesso ai superfood vengono attribuite proprietà energizzanti o antiossidanti che, anche quando sono presenti, si possono ritrovare anche in altri alimenti, spesso in quantità maggiori e più impattanti. Tra l’altro, alcune proprietà vengono fraintese: il fatto che un cibo contenga molti antiossidanti non deve far pensare che l’alimento possa in qualche modo prevenire l’invecchiamento o lo sviluppo di patologie. Anche l’uso eccessivo di determinati alimenti, tralasciandone altri, può portare dei danni all’organismo. Il consiglio è invece quello di informarsi bene sulle proprietà dei prodotti e di seguire una dieta bilanciata, meglio se concordata con un nutrizionista. Non vuol dire che alcuni cibi vadano evitati, ma che moderazione e consapevolezza sono le chiavi di lettura migliori per una sana abitudine alimentare e per non farsi influenzare da strategie di marketing, ideate per vendere i prodotti sbandierando proprietà benefiche non supportate da studi scientifici.
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