La diagnosi non sempre avviene in modo tempestivo, anche per via dei sintomi non specifici. Per questo, quindi, non si interviene in maniera tempestiva
Pochi conoscono la spalla congelata, nota alla maggior parte delle persone come capsulite adesiva della spalla, è una patologia infiammatoria a carico della spalla. La diagnosi non sempre avviene in modo tempestivo, anche per via dei sintomi non specifici. Come riconoscere e come curare la spalla congelata? Come ha spiegato, sul sito dell’Humanitas, il dottor Mario Borroni, ortopedico della spalla presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano, la spalla congelata può essere suddivisa in tre fasi distintive:
Quali sono le cause della spalla congelata? La capsulite tende a presentarsi specialmente nella spalla dominante (quella in cui si ha una maggior forza) e solo nel 10% dei casi compare in entrambe le spalle.
I principali fattori di rischio sono l’età (tra i 40 e i 60 anni), il diabete, le disfunzioni tiroidee, l’artrite, la malattia di Parkinson, le malattie cardiovascolari, una precedente lesione alla spalla, gli effetti collaterali di alcuni farmaci, l’ipercolesterolemia e la menopausa. “La diagnosi della capsulite può essere effettuata attraverso una visita specialistica e alcuni test specifici. Potrebbero essere necessari approfondimenti diagnostici, come radiografie per verificare la presenza di lesioni ossee locali o segni di artrosi. Inoltre, la risonanza magnetica senza contrasto può essere utilizzata per valutare altre patologie, come lesioni della cuffia dei rotatori, calcificazioni o corpi mobili articolari. Ulteriori esami, come quelli ematici, possono essere eseguiti per valutare la presenza di malattie predisponenti come l’ipercolesterolemia, il diabete e le disfunzioni tiroidee”, ha continuato il dottor Mario Borroni.
Il trattamento tempestivo è fondamentale per ridurre il dolore e accelerare il processo di guarigione con il recupero del movimento. “Inizialmente può essere indicata una terapia farmacologica a base di cortisonici o antidolorifici ed è importante muovere il braccio nel rispetto del dolore, senza sforzare l’articolazione. Nei casi più seri possono essere indicate infiltrazioni con acido ialuronico e anestetico per alleviare il forte dolore iniziale. Al paziente sarà poi data indicazione in merito a un percorso di riabilitazione per il recupero funzionale dell’articolazione e dunque della mobilità”.
Infine: “Tale percorso è generalmente efficace nel 90% dei casi. Quando il trattamento conservativo non è risolutivo, occorre valutare l’intervento chirurgico in artroscopia. Tale procedura è eseguibile in anestesia loco regionale, in Day Hospital. Resta tuttavia fondamentale una terapia farmacologica post-operatoria e la prescrizione di esercizi riabilitativi da eseguire periodicamente sotto la guida del fisioterapista”, ha concluso il dottor Mario Borroni.
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