Si tratta pur sempre di un tumore aggressivo, ma dal quale si può guarire se viene scoperto in tempo e asportato chirurgicamente da mani esperte
In Italia sono oltre 15mila le persone che ogni anno ricevono una diagnosi di carcinoma gastrico, che solo in un caso su cinque viene individuato in fase precoce. Si tratta pur sempre di un tumore aggressivo, ma dal quale si può guarire se viene scoperto in tempo e asportato chirurgicamente da mani esperte. Bisogna prestare attenzione ai sintomi: “Disturbi persistenti della digestione o acidità di stomaco che non passano dopo uno o due cicli di cure, perdita di peso senza causa evidente, nausea, inappetenza, un generale senso di debolezza e stanchezza, sangue nelle feci o diarrea, se si soffre di reflusso gastroesofageo senza trarre benefici dalle terapie sono le avvisaglie da non trascurare: è bene parlare con un medico e fare una gastroscopia, senza indugi”, ha detto Claudia Santangelo, presidente dell’associazione Vivere Senza Stomaco, al Corriere della Sera.
Nonostante l’aumento di questo tipo di tumore, però, la mortalità da qualche anno ha iniziato a diminuire e sono arrivati nuovi farmaci che hanno contribuito ad allungare la sopravvivenza media di pazienti con una neoplasia in stadio avanzato o metastatico. Però, in molto casi viene diagnosticato ancora in fase avanzata.
Le cure
Quindi, chi si ammala di carcinoma gastrico deve farsi curare in un centro specializzato, dove i vari medici si confrontano tra loro in modo da scegliere le terapie più indicate. Però, sempre come riporta il Corriere della Sera solo il 15% dei centri di chirurgia oncologica interpellati esiste un percorso completo diagnostico e terapeutico comprendente chirurgo, genetista e anatomo patologo dedicato con possibilità di analisi molecolari.
“C’è molto da fare – ha detto al Corriere della Sera Giovanni Corso, chirurgo presso l’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano e ricercatore universitario dell’Università Statale –. La chirurgia al momento rimane ancora il trattamento più importante nella maggior parte dei casi. L’intervento col bisturi può essere efficace, ma si tratta di un’operazione molto complessa da affrontare ed è cruciale rivolgersi solo in strutture sanitarie che possiedono grande esperienza”.
Chi rischia di più: le forme ereditarie
Ma chi rischia di più? Le cause del carcinoma gastrico non sono ancora del tutto chiare. Ci sono alcuni fattori a rischio: gastrite atrofica (un’infiammazione dello stomaco), infezione cronica da Helicobacter pylori (responsabile di ulcera e gastrite), sovrappeso e obesità, sedentarietà, fumo, dieta povera di frutta e verdura, consumo eccessivo di carni rosse, cibi conservati con sale, nitrati e affumicati.
“E poi ci sono le forme eredo-familiari, che pur costituendo una minima parte (fino all’8%) di tutti i tumori dello stomaco diagnosticati in un anno, hanno una rilevanza estrema perché dovuti a mutazioni geniche (in particolare dei geni CDH1 e CTNNA1) che possono essere trasmesse dai genitori ai figli e condivise con altri familiari e che sono associate a forme aggressive di carcinoma sia gastrico che mammario – le parole di Antonio Russo, professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università di Palermo, al Corriere della Sera –. Perciò necessaria un’accurata gestione della diagnosi e il follow-up dei pazienti e anche dei consanguinei sani”. Ma soltanto il 45% dei centri oncologici interpellati effettua regolarmente i test genetici ai pazienti under 50 e solo un terzo si occupa anche della gestione dei portatori sani di varianti patogenetiche.
Test genetici salvavita
Fondamentali i test genetici salvavita, L’80% delle strutture sanitarie risulta collegato a centri di genetica oncologica e garantisce un supporto essenziale. Ma solo nel 27% dei casi c’è un iter strutturato per la presa in carico delle persone risultate positive a mutazioni nei geni CDH1 o CTNNA1. “È assolutamente necessario standardizzare sull’intero territorio nazionale i vari percorsi di gestione di pazienti che devono essere considerati ad alto rischio”, ha spiegato, sempre al Corriere della Sera, Bernardo Bonanni, direttore della Divisione di Prevenzione e Genetica Oncologica dello Ieo di Milano.
Infine: “I test genetici germinali rappresentano un’importante risorsa per la prevenzione e la personalizzazione delle cure di molte forme di cancro, come quello allo stomaco. Gli esami genetici possono essere salvavita e migliorare le opportunità dei pazienti. Devono essere svolti ed interpretati preferibilmente in centri oncologici altamente specializzati, soprattutto quando bisogna individuare mutazioni rare e predisponenti a rischio multi-organo come quella in CDH1, che può determinare alto rischio di tumori dello stomaco ma anche della mammella”.
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