Negli ultimi anni c’è stato un aumento della pratica del Social Freezing, ossia della crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale, una sorta di terapia dell’infertilità futura. Si tratta dell’applicazione delle tradizionali tecniche di crioconservazione dei gameti femminili (ovociti), ormai affermate e sicure, per accedere poi alle procedure di procreazione assistita nel caso in cui non si riesca a concepire spontaneamente. È adatta alle donne che per motivi personali vogliono preservare la fertilità e ricercare una gravidanza più avanti nel tempo.
Si tratta di un trattamento che si articola in vari passaggi: colloquio in un centro specializzato per l’infertilità di coppia; procreazione medicalmente assistita; valutazione della riserva ovarica mediante dosaggio ormonale; ecografia trans vaginale con conteggio dei follicoli antrali e misurazione della volumetria ovarica. Inoltre, sono previsti esami diagnostici e infettivologici, induzione della multiovulazione, monitoraggio ecografico e ormonale dell’ovulazione, prelievo degli ovociti, congelamento in azoto liquido (-196° C) e conservazione degli stessi.
In sostanza, come si può intuire da quanto letto, la crioconservazione è la fase finale di una procedura articolata che, eseguita generalmente in regime ambulatoriale, si conclude con il prelievo degli ovociti in regime di ricovero in Day Surgerye. Si affrontano esami diagnosticipreliminari tra cui il dosaggio ormonale per la valutazione della riserva ovarica ed ecografia transvaginale durante le mestruazioni con la misurazione della volumetria ovarica e il conteggio dei follicoli antrali; induzione e monitoraggio dell’ovulazione. Inoltre, alla paziente viene somministrato un trattamento ormonalemediante iniezioni sottocutanee, che consente la contemporanea maturazione di più follicoli.
Questa pratica interessa sempre più anche le donne italiane, consapevoli che il passare degli anni incombe sul loro desiderio di maternità. Se da un lato si allungano i tempi per arrivare a quella stabilità economica e affettiva che molte cercano prima di una gravidanza, dall’altro quelli dell’orologio biologico restano fermi e l’età materna avanzata è ancora oggi la principale causa d’infertilità. L’età media del parto nel nostro paese dal 2010 a oggi è salita da 31 a 33 anni. Le pazienti tipo oggi sono donne di 30-35 anni. Si stima che la crioconservazione di un numero di ovociti pari a 15, se effettuata prima del compimento del 35° anno, possa offrire una possibilità di successo dopo fecondazione in vitro yra il 40% e il 50%. La procedura in sé è semplice e sicura. C’è un basso rischio di problematiche legate all’anestesia (circa 0,04%) e di complicanze legate alla procedura chirurgica (circa 0,5%).
È un trattamento quasi esclusivo dei centri privati: il costo è di circa tremila euro esclusi i farmaci per la stimolazione ovarica. Ma in alcune regioni – Toscana, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e provincia di Trento (per le residenti) – le strutture sanitarie pubbliche danno questa opportunità, dietro pagamento. Il prezzo va da 1.800 euro in Valle d’Aosta (più 450 per il congelamento del primo anno e 100 dal secondo) a 1.400 più il valore dei farmaci in Toscana (inclusa la conservazione fino a 40 anni) e in Trentino (qui 100 euro per ogni anno di conservazione) e tra 1.500 e duemila in Friuli (più 230 euro ogni tre anni per il mantenimento).
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