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Sindrome da stanchezza cronica, cos’è e quali sono i suoi sintomi

La sindrome da stanchezza cronica (Cronic Fatigue Syndrome), nota anche come encefalomielite mialgica, è una malattia complessa che si manifesta con grave affaticamento, disturbi del sonno, disfunzioni del sistema nervoso autonomo, dolore e altri sintomi che solitamente si acutizzano con ogni tipo di sforzo. Questa condizione è un disturbo complesso, caratterizzato da una sensazione di stanchezza costante senza cause evidenti. Le persone colpite non presentano alcuna condizione patologica specifica e non traggono beneficio dal riposo. Ma vediamo tutto quello che c’è da sapere a proposito.

Tutto quello che c’è da sapere sulla sindrome da stanchezza cronica

La sindrome da stanchezza cronica, conosciuta anche come encefalomielite mialgica, è una malattia di recente definizione e difficile da diagnosticare; il sintomo predominante, spesso sottovalutato, è una stanchezza persistente che, insieme ad altri disturbi molto variabili per gravità e intensità, può essere estremamente invalidante. Questo disturbo tende a manifestarsi tra i 20 e i 40 anni, ma può colpire anche bambini e adolescenti, ed è più comune nelle donne.

L’affaticamento può assumere diverse forme. Quella acuta è un meccanismo fisiologico di difesa dell’organismo contro lo stress; è solitamente legato a una causa singola e si risolve con il riposo o cambiamenti nello stile di vita (come dieta, esercizio fisico, gestione dello stress, ecc.).

Sindrome da stanchezza cronica | Pixabay @urbazon – Saluteweb

La stanchezza cronica, invece, è considerata un segno di adattamento scorretto ed è tipico di persone con altre malattie croniche come la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, alcuni disturbi psichiatrici, l’ictus e i tumori.

Le cause

Nonostante siano stati condotti numerosi studi sull’argomento, gli studiosi non sono ancora riusciti a individuare le precise ragioni alla base della sindrome da fatica persistente. Le diverse teorie sin qui avanzate hanno considerato:

  1. Coinvolgimento virale: Si è ipotizzato un possibile legame con alcuni virus, poiché molti pazienti con questa sindrome hanno riportato episodi di malattie virali come il virus di Epstein-Barr (che causa la mononucleosi), l’Herpesvirus umano 6 e il virus della leucemia del topo, prima di sviluppare l’encefalomielite mialgica.
  2. Disfunzioni del sistema immunitario: Alcuni ricercatori hanno notato anomalie nel funzionamento del sistema immunitario in individui affetti dalla sindrome da fatica persistente. Tuttavia, non è ancora chiaro il legame esatto tra queste disfunzioni e la malattia stessa.
  3. Alterazioni ormonali: Un considerevole numero di pazienti presenta livelli anomali di ormoni nell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Resta da capire se queste anomalie sono causa o conseguenza della sindrome.
  4. Fattori psicologici: Molte persone con questa sindrome hanno vissuto periodi di stress intenso o esperienze emotivamente traumatiche. Tuttavia, non è ancora chiaro come questi fattori possano influenzare lo sviluppo della malattia.

I sintomi e le complicanze

La sindrome della stanchezza cronica si caratterizza per una persistente sensazione di affaticamento, accompagnata da una serie di disturbi cronici secondari che ricordano in alcuni aspetti i sintomi dell’influenza. Queste manifestazioni patologiche possono essere riassunte in otto punti distinti:

  1. Difetti di memoria e concentrazione;
  2. Mialgia, ovvero dolore muscolare senza causa apparente;
  3. Ricorrenti mal di gola;
  4. Ingrossamento dei linfonodi sia al collo che alle ascelle;
  5. Intensi mal di testa;
  6. Artralgia, ovvero dolore alle articolazioni;
  7. Sonno non ristoratore;
  8. Intensa e prolungata stanchezza, anche dopo più di 24 ore dall’ultimo sforzo fisico o mentale.

Data la natura dei sintomi, la sindrome da stanchezza cronica potrebbe essere confusa con condizioni patologiche più gravi e potenzialmente pericolose, tra cui:

  1. Malattia di Lyme;
  2. Disturbi del sonno;
  3. Depressione maggiore;
  4. Dipendenza da alcol;
  5. Diabete;
  6. Ipotiroidismo;
  7. Mononucleosi;
  8. Sclerosi multipla;
  9. Lupus eritematoso sistemico;
  10. Epatite cronica.

Di conseguenza, se persiste una sensazione di stanchezza prolungata e non c’è miglioramento anche dopo un adeguato periodo di riposo, è consigliabile consultare tempestivamente il proprio medico.

Come viene effettuata la diagnosi

Attualmente non esistono marcatori biologici o test di laboratorio in grado di identificare con precisione la sindrome da stanchezza cronica. Di conseguenza, la diagnosi si basa principalmente sull’analisi dei sintomi riportati dal paziente e sull’esclusione di altre condizioni che potrebbero manifestarsi con sintomi simili.

Tuttavia, recentemente vi sono state interessanti scoperte: uno studio condotto presso la Cornell University e pubblicato sulla rivista scientifica Microbiome ha individuato alcuni marcatori biologici associati alla malattia, derivanti dai batteri presenti nel microbiota intestinale. Inoltre, si è osservato un aumento dei livelli di agenti infiammatori di origine microbica nel sangue e nelle urine, tra cui l’I-FABP (intestinal fatty acid-binding protein), il LPS (lipopolysaccharide), il LPS-binding protein, il sCD14 (soluble CD14) e la proteina C reattiva.

Inoltre, l’analisi del DNA presente nelle feci ha rivelato significative differenze nella composizione del microbiota intestinale tra i pazienti affetti dalla sindrome da stanchezza cronica e i soggetti sani. In particolare, si è notata una riduzione nel numero totale di specie batteriche e una diminuzione della quantità e varietà dei batteri appartenenti alla famiglia “firmicutes”, insieme a un aumento dei microrganismi con attività pro-infiammatoria.

Sindrome da stanchezza cronica | Pixabay @KaterynaOnyshchuk – Saluteweb

Sebbene non sia ancora chiaro se l’alterazione del microbiota intestinale sia una causa o una conseguenza della malattia, è plausibile ipotizzare che possa contribuire, almeno in parte, alla comparsa della sindrome o ai suoi sintomi, in quanto può danneggiare l’epitelio intestinale e compromettere la sua permeabilità, causando processi infiammatori sistemici. Di conseguenza, l’analisi di campioni di feci, sangue e urine potrebbe consentire una diagnosi più accurata della sindrome da stanchezza cronica in un alto numero di pazienti.

Esistono delle terapie contro la sindrome da stanchezza cronica?

Al momento, non esiste una cura specifica che possa eliminare completamente la sindrome da stanchezza cronica. Tuttavia, sono disponibili diverse terapie e strategie volte a mitigare i sintomi. C’è stato un lungo dibattito sull’efficacia di tali trattamenti, poiché non tutti i pazienti ne beneficiano allo stesso modo e in alcuni casi si può addirittura assistere a un’aggravamento dei sintomi.

Terapia Cognitivo-Comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale mira a far comprendere al paziente la propria condizione e ad affrontare i sintomi in modo gestibile. Sebbene tradizionalmente utilizzata per disturbi mentali, è stata dimostrata efficace anche nella sindrome da stanchezza cronica. Alcuni pazienti con encefalomielite mialgica trattati con questa terapia hanno dimostrato di saper gestire i sintomi in modo più efficace, ma è importante sottolineare che ci sono stati casi in cui la sintomatologia è peggiorata anziché migliorare.

Terapia dell’Esercizio Graduale

La terapia basata sull’esercizio graduale prevede un aumento progressivo dell’attività fisica in termini di intensità e durata. L’esercizio inizia con sessioni brevi e poco intense, aumentando gradualmente nel corso delle settimane. È fondamentale aumentare l’esercizio in piccole dosi per evitare effetti avversi. Le attività consigliate includono nuoto, camminata e jogging.

Farmaci per la depressione

L’esperienza della sindrome da stanchezza cronica potrebbe condurre all’isolamento sociale e alla depressione. In casi simili, il medico potrebbe considerare la prescrizione di farmaci antidepressivi, come ad esempio l’amitriptilina (un antidepressivo triciclico).

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica

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