Sincronia mestruale, di che cosa si tratta?

In ufficio insieme, oppure in casa… È vero che esiste una sincronia mestruale fra donne conviventi o che stanno spesso insieme? Scopriamolo

Avete mai sentito parlare di sincronia mestruale? Conosciuta anche come effetto McClintock, questa teoria suggerisce che le donne che vivono insieme o sono molto vicine, come familiari, coinquiline, colleghe e amiche, tendano a sincronizzare involontariamente i loro cicli mestruali. Questo fenomeno sarebbe mediato dai feromoni, sostanze chimiche che permettono ai membri della stessa specie di comunicare senza parole. Ma cosa c’è di vero nella sincronia mestruale e cosa è solo un’errata interpretazione?

Quali sono le origini la teoria della sincronia mestruale?

L’idea della sincronia mestruale ha origine da uno studio pubblicato su Nature nel 1971, che ha esaminato i dati sull’inizio delle mestruazioni di 135 studentesse universitarie americane che vivevano nello stesso dormitorio (McClintock, M. Menstrual Synchrony and Suppression. Nature 229, 244–245. 1971).

Il dormitorio era composto da quattro corridoi, ognuno con circa 25 ragazze in camere singole e doppie. Basandosi sull’analisi di circa otto cicli per donna, lo studio ha trovato un aumento della sincronizzazione (riduzione della differenza tra le date di inizio delle mestruazioni) tra le compagne di stanza e le amiche più strette, ma non tra le ragazze abbinate casualmente nel dormitorio. L’autrice ha ipotizzato che ciò fosse dovuto al tempo trascorso insieme, permettendo la comunicazione tramite feromoni.

Sincronia mestruale, di che cosa si tratta?
Sincronia mestruale, di che cosa si tratta? – Ashley Armitage / Refinery29 for Getty Image – Saluteweb.it

 

Da allora, la “sincronia socialmente mediata” è stata studiata in vari gruppi di donne, come coinquiline, colleghe e donne di popolazioni ad alta fertilità, nonché in diverse specie animali, inclusi ratti, babbuini e scimpanzé. La teoria suggerisce che la sincronizzazione rende le femmine sessualmente ricettive nello stesso periodo.

Questo “effetto dormitorio” si pensa influenzi la data di inizio e la durata delle mestruazioni. Un fenomeno simile, chiamato effetto Whitten, è stato osservato in topi e cavie, ma mentre l’effetto Whitten è causato dai feromoni maschili, l’effetto McClintock coinvolge solo quelli femminili.

I feromoni, ritenuti responsabili di questo fenomeno, vengono rilasciati dalle ghiandole cutanee sotto l’ascella. Questi composti chimici, inodori, sono percepiti dall’organo vomeronasale nel naso, noto anche come organo di Jacobson.

La teoria sostiene che i feromoni femminili segnalino l’ipotalamo nel cervello, influenzando i cicli mestruali delle altre donne e portando alla sincronizzazione dei cicli.

Il fenomeno della sincronia mestruale è comunemente noto come effetto McClintock, dal nome della ricercatrice Martha K. McClintock che pubblicò l’articolo Menstrual Synchrony and Suppression su Nature nel 1971. Lo studio concluse che le donne che vivono o lavorano a stretto contatto sincronizzano i loro cicli. La pubblicazione ebbe un grande impatto, probabilmente anche per il contesto storico dell’epoca.

Sono state avanzate diverse spiegazioni evolutive sul perché le femmine sincronizzino i tempi della ricettività sessuale nel regno animale. La teoria più popolare è che la sincronia possa ridurre il rischio di monopolizzazione da parte di un singolo maschio dominante, facilitando così la poliandria e aumentando il successo riproduttivo delle femmine.

È vero che nei gruppi in cui sia i maschi che le femmine si accoppiano con più partner, se tutte le femmine diventano sessualmente ricettive contemporaneamente, è difficile per un maschio mantenere il controllo sull’accesso a una femmina specifica.

Una meta-analisi di 19 specie di primati (Ostner J, Nunn CL, Schülke O. Female reproductive synchrony predicts skewed paternity across primates. Behav Ecol. 2008 Nov;19(6):1150-1158) ha dimostrato che il controllo del maschio dominante sulla paternità diminuisce quando le femmine sincronizzano i loro cicli. In pratica, il maschio dominante ha meno possibilità di monopolizzare la riproduzione se tutte le femmine sono ricettive allo stesso tempo.

Le ricerche più recenti indicano che gli studi successivi a sostegno di questo effetto erano limitati e non statisticamente significativi, basati principalmente su coincidenze dovute alla diversa durata dei cicli. Pertanto, i dati erano inaccurati e non replicabili su popolazioni più ampie.

Nonostante ciò, molte donne credono ancora che il loro ciclo sia influenzato dal vivere con altre donne, il che può essere frustrante se già si soffre di sindrome premestruale o dolori mestruali.

Col tempo, sono emerse prove che mettono in dubbio l’esistenza della sincronia mestruale:

  • lo studio originale del 1971 è stato criticato per i suoi problemi metodologici
  • numerosi studi successivi, sia su gruppi umani che su altre specie, non sono riusciti a replicare i risultati iniziali, con molti studi che riportano risultati negativi.

Le analisi matematiche hanno mostrato che un certo grado di sincronia è prevedibile senza dover invocare un processo adattivo. In altre parole, la sincronizzazione o sovrapposizione dei cicli tra femmine può essere spiegata dal caso.

Molti critici hanno evidenziato i limiti dell’idea stessa di evoluzione della sincronia, ad esempio, la significativa variabilità nella durata del ciclo tra le donne può rendere la sincronizzazione una “impossibilità matematica”.

Uno studio approfondito sulle donne in una società preindustriale ha rivelato che gran parte della variabilità nei cicli mestruali dipende dalle circostanze personali, come fallimenti di gravidanza, bilancio energetico e stress psicologico.

L’idea che la sincronizzazione dei cicli mestruali sia un processo adattivo è allettante poiché suggerisce che l’evoluzione ha favorito la cooperazione femminile contro la dominazione sessuale maschile.

Tuttavia, le prove attuali suggeriscono che la sincronia mestruale negli esseri umani è probabilmente un artefatto metodologico da uno studio che è diventato una leggenda metropolitana.

Gestione cookie