La Shaken Baby Syndrome (SBS) è una grave forma di maltrattamento fisico ai danni di bambini generalmente sotto i due anni di vita. Il bambino viene scosso violentemente come reazione al pianto inconsolabile del bambino. Il picco di incidenza della SBS si ha tra le due settimane e i sei mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del lattante. A quell’età il bambino non ha ancora il controllo del capo perché i muscoli del collo sono deboli, la testa è pesante rispetto al corpo, e il cervello, di consistenza gelatinosa, se scosso si muove all’interno del cranio, e la struttura ossea è ancora fragile. Le conseguenze dello scuotimento, anche se di pochi secondi, possono quindi essere particolarmente infauste e si può arrivare al coma o alla morte del bambino fino al 25% dei casi. Ma quali sono i segnali da cogliere subito su un bambino maltrattato? Cambiamenti comportamentali, difficoltà respiratorie e pupille dilatate sono solo alcune delle manifestazioni della sindrome da scuotimento. Secondo i dati raccolti dall’associazione Terre des Hommes, la Shaken Baby Syndrome tra il 2018 e il 2022 ha causato danni mortali in cinque lattanti e in altri 25 casi, a distanza di tempo, si sono verificate compromissioni gravi del percorso evolutivo del bambino o della bambina.
I sintomi possono sembrare quelli di altre patologie ed essere sottovalutati anche perché non sempre lo scuotimento è volontario, a volte è provocato da movimenti che possono sembrare banali come fare “cavalluccio” sulle gambe di un adulto. Solo la risonanza magnetica o la Tac possono rilevare con certezza i sintomi da scuotimento. Però, c’è una problematica: nel 40% dei casi presi in considerazione dalla ricerca di Terre des Hommes, questi esami sono stati fatti solo dopo 24 ore dall’ingresso in pronto soccorso. E si tratta di un ritardo che rende più difficile la diagnosi e la corretta presa in carico della vittima. “È importante imparare a cogliere i segnali della sindrome da scuotimento dai piccoli dettagli e intervenire subito perché la diagnosi precoce e il trattamento specifico, nei casi di maggiore complessità clinica, possono salvare la vita ai bambini”, ha detto alla Repubblica la dottoressa Melissa Rosa Rizzotto, responsabile del Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, primo reparto in Italia con un’equipe dedicata per la diagnosi e il trattamento delle sindromi da maltrattamento o trascuratezza in età pediatrica.
“Siamo ormai una best practice a cui molti ospedali italiani, pediatrici e non, stanno facendo riferimento per costruire percorsi simili di presa in carico delle vittime”, ha continuato Rizzotto. “Quando il bambino, per esempio, dal pronto soccorso viene indirizzato al nostro centro noi siamo in grado di prendere in carico anche la sua famiglia perché spesso dietro un maltrattamento c’è una fragilità genitoriale. Riusciamo a prendere in carico tutto il nucleo familiare perché oltre alle figure del pediatra, dello psicologo e dell’infermiere, il centro può contare su un’equipe multispecialistica allargata che coinvolge tutti i reparti dell’ospedale”. Anche perché le scelte sbagliate delle famiglie hanno conseguenze sui neonati e i bimbi piccoli. Dal 2008 il Centro ha preso in carico più di 1.600 famiglie con bambini maltrattati in casa o vittime di violenza tra pari, bullismo o pedofilia. Ha effettuato più di 260 ricoveri ordinari, per un totale di quasi 4.700 giornate di degenza; più di 550 ricoveri Day Hospital, per un totale di circa 1.200 giornate di degenza. La media è di circa 30-35 bambini visitati al mese e oltre 300 consulenze per altri ospedali della rete regionale e nazionale. Va sottolineato che il 30 per cento delle consulenze erogate dal Centro è su pazienti che arrivano da altre città venete e il 10 da fuori regione.
“Dai dati che abbiamo raccolto – ha concluso Rizzotto – possiamo dire che il 55% dei nostri pazienti sono bambine e del totale una su tre riceve una nostra diagnosi entro i tre anni di età. Sono bambini che in prevalenza presentano i sintomi della Sindrome del bambino scosso, dell’esposizione a sostanze stupefacenti o della sindrome da trascuratezza grave. Credo sia importante notare che se si confrontano due Tac craniche, di due bambini diversi di età simile, diciamo intorno all’anno, che hanno subito violenze diverse, per esempio, il primo è stato scosso e il secondo mal nutrito, le due Tac saranno simili ossia mostreranno traumi simili, spesso irreversibili che possono portare alla morte o alla disabilità”.
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