I modi di risposta allo stress cambiano da persona a persona: c’è chi si butta sul cibo e chi perde l’appetito. Negli essere umani è l’interazione tra fattori comportamentali, ambientali e genetici che determina la suscettibilità di qualcuno allo stress alimentare. Per alcuni, il rilascio di cortisolo, conosciuto come l’ormone dello stress, può aumentare la fame. Generalmente, chi ha un’alimentazione moderata è anche più suscettibile allo stress alimentare.
Ci sono nette differenze tra il modo in cui lo stress acuto e quello cronico influenzano l’appetito. Con lo stress acuto l’appetito tende a diminuire, mentre con lo stress cronico ad aumentare. I livelli dell’ormone grelina, che innesca maggiori sentimenti di fame, tendono a salire e rimanere alti. E i livelli di leptina, un ormone che innesca sentimenti di pienezza, diminuiscono dopo lo stress acuto, specialmente tra le persone il cui peso è nella gamma normale. Lo stress cronico può anche provocare un aumento di cortisolo.
Gli “stress eater” tendono a mangiare più cibi ricchi di grassi e zuccheri per ottenere una risposta di “ricompensa” che continua il ciclo di eccesso del cibo. Secondo uno studio, le donne tendono a mangiare di più dopo avere svolto dei compiti importanti e stressanti mentalmente.
Generalmente, chi è cresciuto in un ambiente in cui le persone stressate si rivolgevano al cibo, è più propenso a emulare il fenomeno. Eppure, questo crea un ciclo perpetuo. Il consumo di cibi grassi e zuccherati aumenta la serotonina e la dopamina, sostanze che fanno sentire bene. Quando si mangiano “cibi di conforto”, si attiva il centro di ricompensa del cervello, che fa sentire bene.
Il mangiare legato allo stress può anche distrarre dai problemi che si stanno affrontando. Se è l’unico meccanismo di coping o se sta causando angoscia o problemi di salute, allora può essere allarmante. Inoltre, l’alimentazione correlata allo stress può causare l’aumento di peso.
Per cercare di cambiare le cose bisogna innanzitutto saper riconoscere il meccanismo: in questo modo si saprà individuare il fattore scatenante e cercare di bloccare lo schema. Invece di buttarsi sul cibo, allora, si potrà scegliere di fare altro, come una passeggiata o altro. Goldman, uno studioso, consiglia di “coltivare una cassetta degli attrezzi” con cose da fare per evitare di mangiare, come meditazione consapevole, esercizio fisico, yoga, scrivere.
Inoltre, occorre limitare la disponibilità di cibi grassi e ricchi di zuccheri a casa o al lavoro. Se non sono a portata di vista o di mano è molto meglio. Ci possono essere molti sentimenti negativi associati all’uso del cibo per far fronte allo stress, ma parlarne può normalizzare il fatto che si tratta di un’esperienza umana davvero comune, che può essere solo una buona cosa.
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