Cura di sé

Scoperto un nuovo meccanismo brucia-calorie, ecco come funziona

Guadalupe Sabio, responsabile dell’Organ Crosstalk in Metabolic Diseases Group del CNIO, afferma: “Ora sappiamo che il tessuto adiposo, oltre a immagazzinare energia, svolge un ruolo cruciale nella gestione di tale energia da parte dell’organismo”

Nel panorama delle ricerche scientifiche sulla lotta all’obesità emerge un nuovo protagonista: la proteina MCJ (Methylation-Controlled J Protein), un regolatore mitocondriale che potrebbe aprire la strada a terapie innovative contro questa condizione globale. La scoperta, frutto di un’indagine condotta da un team di ricercatori spagnoli, rappresenta un punto di svolta nello studio del grasso bruno, il tessuto adiposo noto per la sua capacità di bruciare energia e generare calore.

La scoperta

Secondo quanto riportato dagli studiosi del National Cancer Research Centre (CNIO) e del National Centre for Cardiovascular Research (CNIC), il ruolo della proteina MCJ non era mai stato approfondito in relazione al grasso bruno.

Addome | pexels @Andres Ayrton – Saluteweb.it

 

Guadalupe Sabio, responsabile dell’Organ Crosstalk in Metabolic Diseases Group del CNIO, afferma: “Ora sappiamo che il tessuto adiposo, oltre a immagazzinare energia, svolge un ruolo cruciale nella gestione di tale energia da parte dell’organismo. Il tessuto adiposo è un organo complesso che agisce come regolatore del metabolismo dell’intero corpo e quindi modulare la sua funzione potrebbe essere un modo per combattere l’obesità“.

Due tipi di grasso

Prima di addentrarci nei dettagli della scoperta, è importante distinguere tra i due tipi di tessuto adiposo: il grasso bianco e il grasso bruno. Il primo è responsabile principalmente dell’immagazzinamento di energia, mentre il secondo, caratterizzato da una tonalità marrone dovuta alla presenza di mitocondri, genera calore attraverso un processo chiamato termogenesi. Questo meccanismo si attiva in risposta al freddo o ad altri stimoli, proteggendo l’organismo da malattie metaboliche e obesità.

Per molto tempo si è pensato che l’obesità potesse essere prevenuta facendo sì che questo grasso spendesse più energia generando calore. Quindi la prima cosa è capire come funziona. Scoprire nuovi meccanismi di produzione di calore nel grasso bruno è uno degli obiettivi più interessanti nello studio dell’obesità”, sottolinea Sabio.

Il ruolo della proteina MCJ

Lo studio, pubblicato su prestigiose riviste come Nature Communications e Nature Medicine, ha evidenziato come la proteina MCJ rappresenti un regolatore negativo del metabolismo mitocondriale, influenzando direttamente l’attività del grasso bruno.

Gli animali senza MCJ bruciano più grassi e perdono peso”, spiegano i ricercatori. “È inoltre bastato trapiantare negli animali del grasso bruno senza proteina MCJ per ridurne il peso”. Questo suggerisce che eliminare o bloccare MCJ potrebbe essere una strategia terapeutica promettente contro l’obesità.

Non solo: l’assenza di MCJ sembra offrire una protezione contro i problemi di salute associati all’obesità, come il diabete e l’aumento dei lipidi nel sangue. Beatriz Cicuéndez, prima autrice dello studio, aggiunge: “Questa protezione è dovuta all’attivazione di una via di segnalazione essenziale per l’adattamento allo stress causato dall’obesità. Tale percorso provoca un aumento del consumo di grassi, zuccheri e proteine per produrre calore nel grasso bruno. È un meccanismo che si verifica anche nelle persone con grasso bruno molto attivo”. La scoperta apre nuovi orizzonti nella lotta contro l’obesità. Tuttavia, prima di sviluppare terapie mirate, sarà necessario approfondire se la proteina MCJ abbia funzioni vitali in altri tessuti. “Stiamo cercando di verificare se questi cambiamenti nel grasso influiscono sulla crescita del tumore o sulla cachessia, ovvero la perdita di massa muscolare e grasso, che a volte è anche collegata al cancro”, precisa Sabio.

Inoltre, la comprensione dettagliata dei meccanismi di termogenesi nel grasso bruno può aiutare a delineare interventi specifici per pazienti con obesità grave, contribuendo a ridurre l’incidenza di malattie metaboliche e cardiovascolari. L’obesità è una delle principali sfide di salute pubblica a livello globale, colpendo oltre 650 milioni di persone. “L’obesità è il risultato di un’eccessiva assunzione di cibo o di una spesa energetica totale inadeguata”, spiegano gli autori dello studio. Intervenire sui meccanismi che regolano il metabolismo energetico potrebbe avere un impatto significativo sulla qualità della vita di milioni di individui.

Giuliana Presti

Laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l'Università di Parma. Scrivo di cinema, cultura e attualità e amo la fotografia e la buona musica.

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