La correlazione tra la poca esposizione alla luce solare e la sclerosi multipla è sempre più dimostrata: vediamo cosa c’è da sapere a riguardo
Bastano appena trenta minuti di esposizione al sole durante il primo anno di vita per ridurre del 20% il rischio di ricadute nei bambini affetti dalla malattia. Sebbene la ricerca sulla vitamina D abbia evidenziato questa correlazione, i meccanismi precisi di azione restano ancora da approfondire. Già in epoca medievale, tra i Normanni del Nord Europa circolava una leggenda che associava l’incidenza della sclerosi multipla alla scarsa luce solare. Un’ipotesi che trova riscontro nei dati odierni: le remote isole Orcadi, in Scozia, continuano a registrare il tasso più elevato al mondo di questa patologia. Ma scopriamo qualcosa in più a riguardo.
Prima di passare al tema principale dell’articolo cerchiamo di capire cos’è esattamente la sclerosi multipla. La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria e degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, provocando la perdita di mielina, il rivestimento protettivo delle fibre nervose (assoni), particolarmente abbondante nella sostanza bianca. Questa patologia può coinvolgere diverse aree del sistema nervoso—da cui il termine “multipla”—interessando il cervello, il midollo spinale e il nervo ottico. Il processo di demielinizzazione porta alla distruzione o al deterioramento della mielina, con la conseguente formazione di lesioni (placche). Queste, inizialmente caratterizzate da un’infiammazione acuta, possono evolvere in una fase cronica, assumendo caratteristiche simili a cicatrici, da cui deriva il termine “sclerosi”.
La malattia può manifestarsi a qualsiasi età, ma colpisce più frequentemente individui tra i 20 e i 45 anni. Negli ultimi anni si è riusciti a identificare con maggiore precisione le forme a esordio pediatrico (sotto i 18 anni, che rappresentano circa il 5% dei casi), e si è osservato un aumento delle diagnosi anche in età più avanzata (oltre i 55 anni). Le donne risultano affette con una frequenza doppia rispetto agli uomini.
L’andamento della sclerosi multipla è estremamente variabile. Nella maggior parte dei casi, nelle fasi iniziali la malattia si presenta con episodi acuti (ricadute), caratterizzati dalla comparsa improvvisa di nuovi sintomi neurologici, seguiti da periodi di remissione di durata variabile. Nei primi anni, i sintomi possono regredire completamente, ma con il tempo le ricadute tendono a lasciare segni permanenti o a evolversi in una forma progressiva, determinando un accumulo di disabilità.
Una nuova conferma arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Neurology dai ricercatori del Children’s Hospital di Filadelfia. L’analisi, basata su dati raccolti da oltre 300 bambini americani, ha evidenziato una chiara correlazione tra un’esposizione al sole di almeno mezz’ora al giorno nel primo anno di vita e una riduzione del 20% delle ricadute rispetto a chi aveva trascorso meno tempo alla luce solare.
La forma più diffusa di sclerosi multipla, nota come recidivante-remittente, è caratterizzata da episodi acuti della malattia (ricadute) alternati a fasi di miglioramento parziale o completo (remissioni).
Lo studio ha coinvolto anche le madri, verificando attraverso un diario dedicato se si fossero esposte al sole per almeno mezz’ora al giorno durante il secondo trimestre di gravidanza. Anche in questo caso, è emerso un effetto positivo sulla salute.
Oltre all’esposizione solare, sono stati analizzati altri fattori come il contatto con il fumo passivo, la stagione di nascita, l’utilizzo di farmaci, l’abbigliamento, l’uso di cappelli e l’applicazione di creme solari. Queste ultime, pur essendo raccomandate dagli stessi autori per proteggere la pelle, non hanno modificato il dato principale: chi aveva trascorso più tempo al sole presentava comunque un rischio inferiore di un terzo (33%). L’attenzione a questi parametri era giustificata da precedenti ricerche. È noto, ad esempio, che l’esposizione al fumo, sia attivo che passivo, rappresenta un fattore aggravante, mentre la stagione di nascita è correlata al rischio di sviluppare la malattia: chi nasce nei mesi estivi sembra avere una probabilità inferiore rispetto a chi nasce in inverno.
Anche l’uso di creme solari e di abbigliamento che limitano l’esposizione al sole ha un impatto importante, poiché riduce la sintesi di vitamina D, un elemento strettamente legato alla protezione contro diverse patologie.
Un celebre studio condotto su donne iraniane, il cui abbigliamento tradizionale impedisce un’adeguata esposizione alla luce naturale, ha evidenziato che una carenza di vitamina D non solo aumenta il rischio di tumori cutanei, ma anche quello di sviluppare la sclerosi multipla.
Un’ulteriore conferma arriva da una ricerca pubblicata lo scorso anno su Neurology dall’Università di Toronto. Lo studio ha analizzato il caso degli immigrati messicani in Canada, rivelando che, dopo essersi trasferiti in una regione con meno ore di sole rispetto alla loro terra d’origine, il loro rischio di sviluppare la sclerosi multipla è aumentato del 38%.
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