Sciroppo di ipecacuana, cos’è e quando deve essere assunto

“Mi hanno salvato facendomi bere dello sciroppo di ipecacuana”.

Una frase strana e insolita da sentire, ma che contiene una piccola verità.

Lo sciroppo di ipecacuana può aiutare a salvare la vita umana in caso di avvelenamento o di ingestione di sostanze dannose per l’organismo.

Si tratta di un liquido in grado di produrre un effetto emetico o espettorante, particolarmente utile quando l’unica soluzione possibile è quella di vomitare ciò che è stato ingerito.

Proviamo a capire meglio da dove deriva, come usarlo e quanto ricorrere al suo utilizzo.

Cos’è lo sciroppo di ipecacuana

Lo sciroppo di ipecacuana (chiamato anche sciroppo di ipecac o di ipecacuanha, ndr) è un liquido prodotto utilizzando la pianta di ipecacuana (o meglio, Carapichea ipecacuanha, ndr).

Si tratta di una pianta arbustiva originaria del Brasile e appartenente alla famiglia delle Rubiaceae, la quale è in grado di agire come emetico ed espettorante.

Tradotto: la sua assunzione può provocare il vomito.

Ipecacuana su libro di botanica
Immagine | Wikimedia Commons Photo by Parke, Davis – Saluteweb.it

Una caratteristica che la rende particolarmente adatta per essere impiegata in diversi prodotti a uso medicinale, i quali vengono assunti per via orale.

Il più noto e utilizzato è proprio il protagonista di questo approfondimento: lo sciroppo di ipecacuana.

Esso, solitamente, viene utilizzato in tutti quei casi in cui si abbia il dubbio che una persona possa essere stata avvelenata o possa aver assunto un quantitativo smodato (e quindi pericoloso, ndr) di farmaci.

Lo sciroppo di ipecacuana riesce, infatti, a irritare l’apparato digerente di chi lo beve, portando così il soggetto in questione a vomitare.

Un’azione potenzialmente salva vita nei casi di intossicazione sopra citati.

Questa però non è la sua unica funzione. Lo sciroppo di ipecacuana può essere assunto anche come espettorante nel caso in cui si soffra di tosse grassa o di bronchite, sebbene questa sua funzionalità oggigiorno sembri ormai essere stata sorpassata definitivamente dall’utilizzo di farmaci specifici e più efficaci.

Altro utilizzo ancora è quello che prevede il suo uso (in piccole dosi, ndr) al fine di migliorare l’appetito, così come quello che vede il suo impiego in alcuni soggetti colpiti da forme molto gravi di dissenteria o dal cancro.

Una serie di utilizzi differenti che rende lo sciroppo di ipecacuana un valido strumento a supporto dell’uomo, sebbene sia opportuno specificare come l’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ndr) non abbia mai autorizzato alcun documento ufficiale che certifichi i potenziali benefici derivanti dall’assunzione di ipecacuana.

La sua efficacia, per buona parte della comunità scientifica, resta infatti ancora da dimostrare completamente, dal momento che le prove portate a supporto di questa tesi risultano per molti ancora insufficienti.

Per essere efficace, soprattutto in caso di avvelenamento, gli studiosi considerano che l’assunzione di sciroppo di ipecacuana debba avvenire immediatamente dopo aver ingerito il veleno.

Stando ad alcune analisi compiute in passato, sembra infatti che questo sciroppo permetta di eliminare soltanto il 54% del veleno se assunto dopo dieci minuti dall’avvelenamento stesso.

Un dato che con il passare dei minuti si abbassa poi ulteriormente, come riportato dall’Humanitas.

Ciò non significa, però, che non possa essere d’aiuto in caso di intossicazione.

Anzi, la sua azione di agente irritante dello stomaco è riconosciuta come efficace, motivo per cui il principale utilizzo dello sciroppo di ipecacuana si riscontra proprio nei casi in cui si siano ingerite sostanze tossiche.

L’utilizzo e le controindicazioni

Lo sciroppo di ipecacuana viene prodotto in particolare sia in Sudamerica che in India, terre in cui il suo utilizzo principale è proprio quello di stimolante del vomito.

L’ipecacuana riesce, infatti, a svolgere un’azione irritante sulla mucosa gastrica, provocando il rigurgito.

Bacche pianta ipecacuana in primo piano
Immagine | Wikimedia Commons Photo by Kurt Stüber licensed under CC 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/) – Saluteweb.it

Per questo motivo, lo sciroppo di ipecac si usa spesso per ridurre l’assorbimento delle sostanze tossiche ingerite. Un’azione che, come anticipato nel precedente paragrafo, deve essere compiuta il prima possibile dopo l’avvelenamento.

Se usato in piccole dosi, questo stesso prodotto può agire poi anche come fluidificante delle secrezioni bronchiali, aumentando la quota di muco e la sua fluidità, nello stesso tempo in cui esercita un effetto spasmolitico a livello dei bronchi.

Ecco spiegato perché lo sciroppo di ipecacuana può essere utilizzato come aiuto in caso di tossi spasmodiche, pertosse e bronchite.

L’emetina presente nella pianta di ipecacuana è stata, invece, classificata come efficace nel debellare le infestazioni da Entamoeba histolytica, un parassita in grado di provocare violenti attacchi di dissenteria nell’uomo.

In omeopatia l’uso dello sciroppo di ipecac è stato registrato, poi, in casi di bronchiti, asma, tossi spasmodiche, indigestioni accompagnate da nausea e diarrea e rettocoliti emorragiche.

Esistono, però, anche delle controindicazioni per quanto riguarda l’utilizzo dello sciroppo di ipecacuana ed è bene tenerle sempre presenti per non rischiare di mettere in pericolo la propria salute.

Esso non deve mai essere assunto in combinazione con il carbone attivo, in quanto quest’ultimo potrebbe finire con il legare lo sciroppo di ipecac a livello dello stomaco, riducendo così sensibilmente la sua efficacia.

Molto importante, inoltre, è non abusare mai del suo utilizzo.

Lo sciroppo di ipecacuana deve, infatti, essere sempre usato per un breve periodo di tempo e in opportune quantità.

Una sua assunzione prolungata può portare all’emergere di effetti collaterali indesiderati quali una continua sensazione di nausea e vomito copioso, fastidiose irritazioni gastriche, pericolosi capogiri, fiato corto, battito cardiaco accelerato e pressione bassa.

Non solo. Se assunto in grandi quantità o per molto tempo, lo sciroppo di ipecacuana potrebbe diventare lui stesso motivo di avvelenamento, comportando come risultato il danneggiamento dell’organo cardiaco e, nei casi più gravi, addirittura la morte.

Nel caso in cui ad assumere lo sciroppo sia una donna in stato di gravidanza, l’ipecacuana potrebbe provocare anche un aborto, mentre ancora da stabilire sono i suoi possibili effetti collaterali in fase di allattamento.

Ciò che, invece, è già noto è come esso sia assolutamente da evitare nei casi in cui si soffra di problemi gastrointestinali o di malattie cardiache.

Una serie di motivi per cui è sempre opportuno non superare mai i dosaggi indicati sul foglio illustrativo che accompagna il prodotto in fase di vendita e acquisto.

Il ricorso allo sciroppo di ipecacuana avviene soprattutto nei Paesi ancora in via di sviluppo, mentre nelle parti del Mondo ormai più industrializzate il suo uso erboristico è oggigiorno molto limitato, soprattutto a causa dei possibili effetti collaterali appena descritti.

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