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Roma, i pappagalli si riproducono velocemente: cos’è la psittacosi

Passeggiando per Roma e alzando gli occhi verso il cielo è possibile scorgere degli stormi di uccelli verde brillante che attraversano il Tevere. Accade la stessa cosa in altre zone della Capitale, ad esempio a Villa Borghese. Qui ce ne sono di due tipi: una sudamericana e una asiatica. Ma cosa ci fanno a Roma? Sono stati liberati dalle gabbie o qualcuno è fuggito e qui si riproducono velocemente. Per questa presenza in questi giorni si è sentito parlare di psittacosi, una malattia infettiva degli uccelli che può infettare anche l’uomo. L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha dato l’allarme per il riscontro di un numero di casi di malattia (in Europa) al di sopra della norma.

Pappagalli | pixabay @edmondlafoto

Di cosa si sta parlando

Si parla di psittacosi (detta anche ornitosi o malattia del pappagallo) quando si ha a che fare con un’infezione che l’essere umano contrae solitamente dagli uccelli, a causa di un batterio chiamato Chlamydia psittaci. Nell’essere umano è responsabile di un’infezione delle vie respiratorie. Quali sono gli uccelli che trasmettono questa malattia infettiva? Canarini, passeri, colombi e, attenzione, proprio i pappagalli. Per ammalarsi è necessario un contatto diretto con le urine, le feci, le uova o le piume degli animali infetti. Le forme meno gravi di psittacosi possono essere asintomatiche o caratterizzate da sintomi simil-influenzali. Invece, le forme più gravi possono dar luogo a una polmonite. I primi casi di psittacosi furono registrati in Svizzera nel 1879: si erano ammalate sette persone venute in contatto con uccelli tipici delle zone tropicali. Ma la scoperta della natura infettiva della psittacosi risale a qualche anno dopo, al 1930, Invece, l’identificazione del batterio Chlamydia psittaci è avvenuta soltanto nel 1960.

Cosa provoca la Psittacosi?

Per quanto riguarda gli uccelli, la Chlamydia psittaci può risiedere nel tratto gastrointestinale, nelle cellule epiteliali della maggior parte degli organi, nelle uova, negli escrementi, nelle secrezioni delle vie respiratorie e nel piumaggio. Invece, nell’essere umano ha un tempo di incubazione che varia da una a quattro settimane. C’è da aggiungere che la trasmissione da uomo a uomo è molto rara e avviene soltanto in casi d’infezione molto grave. Ma quali sono i sintomi? Le psittacosi gravi possono provocare sintomi e segni simili a una polmonite. Invece, le psittacosi lievi o moderate possono causare manifestazioni simili a quelle di una normale influenza. Dalla febbre ai brividi, passando per la tosse o le difficoltà respiratorie. Fino al senso di debolezza e fatica, sangue da naso (emottisi), dolore muscolare (mialgia) e articolare (artralgia), dolore al torace. O anche una perdita di appetito, nausea e vomito, diarrea e mal di testa.

Pappagallo | pixabay @alvaroas8a0

Le complicanze

Non è finita qui. Perché ci sono alcune complicanze. Ad esempio, la psittacosi può colpire anche altri organi, quali: fegato, cuore, cervello e/o cornea. Ma come si riconosce questa malattia? Per diagnosticarla bisogna prelevare un campione di sangue della persona sospetta e analizzarne il contenuto il tipo di anticorpi presenti. Utili le informazioni provenienti dall’anamnesi. Infatti, conoscere le abitudini del paziente può aiutare a capire se è un soggetto a rischio di psittacosi. Per curarla bisogna sottoporsi a un trattamento a base di antibiotici, in particolare con tetracicline e con cloramfenicolo palmitato. Il trattamento deve durare circa due-tre settimane, anche se i primi miglioramenti si hanno già dopo appena 48-72 ore.

Redazione Saluteweb

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