Il respiro corto e le difficoltà respiratorie possono indicare un attacco d’ansia o un problema polmonare, vediamo come riconoscere i sintomi
Il termine corretto per indicare questo tipo di difficoltà respiratoria è dispnea e può avvenire in modo fisiologico in seguito ad uno sforzo fisico, oppure manifestarsi come sintomo di problematiche più gravi.
Infatti, è da ritenersi normale, per esempio, una dispnea dopo aver percorso una scala, in questo caso la dispnea avrà una durata limitata nel tempo e andrà via via a diminuire col passare dei minuti.
Rientra invece in casi possibilmente patologici una dispnea che compare durante uno stato di riposo e si prolunga nel tempo con la stessa intensità.
In questo articolo andremo ad indagare la dispnea collegata agli attacchi d’ansia e la dispnea relativa ad altre patologie respiratorie.
Lo stato d’ansia porta con sé un’attivazione del corpo. Ognuno di noi ha una sorta di campanello d’allarme presente nella mente, meglio conosciuto come “reazione attacco o fuga”, un istinto che abbiamo mantenuto durante l’evoluzione e che ci ha garantito la sopravvivenza.
Sostanzialmente, quando il nostro cervello percepisce una minaccia per noi nell’ambiente, questo meccanismo si innesca portando un’attivazione del nostro sistema nervoso simpatico, ovvero il sistema che regola il rilascio di ormoni come l’adrenalina e il cortisolo che “ci mettono sull’attenti”, pronti a reagire in risposta all’allarme.
Quando l’allarme rientra perché, ad esempio, ci rendiamo conto che il possibile pericolo non c’è più, subentra il sistema nervoso parasimpatico a calmare le acque e a ristabilire una condizione di rilassamento, rilasciando l’acetilcolina per rallentare la frequenza cardiaca e i livelli degli ormoni visti in precedenza.
Chi soffre d’ansia subisce l’attivazione del sistema attacco-fuga in modo involontario e senza la presenza effettiva di un pericolo. Immaginate di avere costantemente una sirena che suona come un allarme nella vostra mente tenendovi in costante stato di attivazione, chi soffre di attacchi d’ansia vive questi momenti di attivazione del sistema attacco-fuga immotivati e persistenti.
La dispnea si presenta perchè quando si attiva il sistema attacco-fuga, i muscoli vengono improvvisamente irrorati con maggiori quantità di ossigeno per prepararli ad un ipotetico attacco verso la minaccia o ad una eventuale fuga da questa. Così il respiro aumenta per fare salire i livelli di ossigeno nel sangue, destinato appunto ai muscoli.
L’attivazione del sistema nervoso simpatico porta chi soffre di attacchi d’ansia ad un aumento della respirazione tipico dell’ iperventilazione, con l’aggiunta di altri sintomi caratteristici, come:
Non esiste una durata precisa di un attacco di dispnea da ansia, infatti questo dipende molto da persona a persona ma può andare da pochi minuti a ore intere.
Nonostante il nostro corpo sia in stato d’allarme pronto a fuggire o ad attaccare, possiamo cercare di spegnere questo allarme con dei rimedi che agiscono unicamente su quell’attacco d’ansia e non sono curativi ma palliativi.
Vediamoli insieme:
Scegliere un percorso psicologico può invece risultare curativo, infatti cominciare un precorso terapeutico per scoprire le motivazioni psicologiche personali che scatenano gli attacchi, può portare alla risoluzione del problema. Solo scavando alla radice si può fare in modo che non si verifichino più.
Spesso è difficile fare una diagnosi differenziata, soprattutto senza opportuni esami di controllo. Per questo è bene prima di tutto fare delle visite per escludere delle possibili patologie gravi come:
Gli esami che consentono di escludere queste patologie legate alla sfera fisica sono:
Sentire di non riuscire più a respirare e avere la sensazione di stare per svenire da un momento all’altro è ragionevolmente spaventoso. Ecco però quali sono i casi in cui è necessario recarsi al pronto soccorso il prima possibile al manifestarsi della dispnea:
In conclusione, all’insorgere di problematiche respiratorie, soprattutto se ricorrenti, è importante rivolgersi ad un medico, d’apprima per escludere delle patologie al cuore o ai polmoni, in secondo luogo per identificare il giusto trattamento in grado di ristabilire una corretta respirazione, che si tratti di una problematica fisica o legata a un disturbo psicologico.
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