La radiografia, o esame radiologico, è un’indagine che utilizza le proprietà di un particolare tipo di radiazioni ionizzanti, i raggi X, di impressionare una pellicola (lastra) per ottenere immagini del corpo umano che possono riguardare sia le ossa, sia alcuni organi. Ma chi può aver bisogno di una radiografia? A cosa serve? E quanti tipologie ne esistono? A queste e altre domande hanno risposto gli specialisti del polo ospedaliero Humanitas in un approfondimento pubblicato sul portale dedicato.
La radiografia ha un ruolo cruciale nella diagnosi e nel trattamento di molte malattie, disturbi e lesioni. Ma come funziona esattamente e quando può essere richiesta? Chiunque, dai bambini agli anziani, può avere necessità di sottoporsi ad una radiografia. L’unico caso in cui questo esame deve essere gestito sotto stretto controllo medico ed unicamente in caso di urgenza, come sottolineato dalla dottoressa Grazia Pozzi, responsabile del settore della radiologia presso la sede Humanitas Medical Care di Monza, è per le donne in stato di gravidanza. Sebbene infatti le radiazioni siano molto basse, potrebbero comunque danneggiare il feto. Quanto al suo funzionamento, durante la radiografia, un fascio di raggi X attraversa il corpo, e viene attenuato in quantità diverse a seconda della densità del materiale attraverso cui passano. Nello specifico, gli oggetti solidi o densi (come le ossa) attenuano le radiazioni più facilmente e appaiono di colore bianco sull’immagine; mentre i tessuti molli (come gli organi), non assorbono le radiazioni con la stessa facilità e si presentano con diverse tonalità di grigio sulla radiografia.
I motivi per cui si ricorre alla radiografia sono diversi. A partire dalla necessità di valutare la presenza di situazioni dolorose dello scheletro e della colonna, quali ad esempio artrosi e alterazioni infiammatorie croniche della colonna o delle articolazioni, o di individuare alterazioni traumatiche, come fratture scheletriche o lussazioni, o ancora la presenza di oggetti estranei, fino alla pianificazione di trattamenti radioterapici o all’identificazioni di tumori osseo. Ma non solo. La radiografia è uno strumento utile anche a evidenziare focolai infettivi, quadri di congestione polmonare, versamenti pleurici.
Tra le tipologie di radiografie più comuni troviamo quella del torace, che consente di “individuare patologie infettive del polmone, bronchiti resistenti a terapie farmacologiche, ascessi e interstiziopatie, patologie autoimmuni del polmone, versamenti pleurici, lesioni polmonari di natura neoplastica in fase conclamata” e la radiografia della colonna vertebrale che permette “valutare la presenza di alterazioni degenerative artrosiche, di lesioni ossee conclamate, e se eseguita in ortostatismo, ossia in piedi, di valutare la presenza di scoliosi e altri dismorfismi della colonna“, ha spiegato l’esperta. Ma anche la radiografia delle ossa lunghe e delle articolazioni tramite la quale è possibile valutare le alterazioni traumatiche sia in fase acuta che nel monitoraggio riparativo. Può essere eseguita in piedi soprattutto per pianificazione di interventi chirurgici ortopedici. È comune anche la radiografia addominale che “può essere richiesta generalmente in regime di urgenza, nei casi di occlusione, di volvolo (torsione di anse intestinali), di perforazione intestinale o per ricercare corpi estranei ingeriti accidentalmente“. E la mammografia, utile per la prevenzione del tumore alla mammella, perché consente lo studio morfologico del seno ed è in grado di rilevare la presenza di lesioni mammarie, tra cui quelle di origine tumorale.
In generale, invece, si parla di radiografia con mezzo di contrasto quando al paziente prima dell’esame viene somministrato un materiale, che attenua i raggi X in modo più efficace rispetto al tessuto circostante, per via orale, endovenosa, o tramite clistere.
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