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Quanto possono durare i sintomi dell’influenza?

L’influenza comincia a farsi sentire per migliaia di italiani. Ma quanto durano i suoi sintomi? Scopriamolo insieme 

Con l’abbassarsi delle temperature l’influenza comincia a diffondersi principalmente per due motivi: perché si tratta di una malattia respiratoria virale facilmente trasmissibile e perché le nostre difese immunitarie risultano più basse in alcuni specifici periodi dell’anno, come per esempio con l’arrivo dell’autunno.

In generale, l’influenza stagionale ha un periodo di incubazione di due giorni ma può variare da uno a quattro. Questo dipende dallo stato di salute precedente della persona, dall’età, dalle difese immunitarie e da molti altri fattori. L’apice della viralità dell’influenza c’è dopo circa cinque giorni dalla comparsa dei primi sintomi.

L’influenza si trasmette con estrema facilità soprattutto tra i bambini, ecco perché non è raro che i più piccoli si ammalino in luoghi come asili e scuole materne e tendano ad infettare i propri compagni.

Quali sono i sintomi dell’influenza?

L’influenza si presenta con febbre alta, tosse secca e dolori muscolari. A questi sintomi si possono aggiungere mal di testa, brividi, perdita di appetito, mal di gola e stanchezza. In alcuni casi può sopraggiungere anche nausea, vomito e diarrea.

La gravità di questi sintomi è variabile e dipende dal tipo di influenza, infatti ogni anno questa muta come qualsiasi altro tipo di virus.

Quanto possono durare i sintomi dell’influenza?

I sintomi dell’influenza solitamente compaiono all’improvviso, con un picco di intensità nei primi due o tre giorni. 

In media, i sintomi possono durare dai 5 ai 7 giorni, ma il malessere generale e l’affaticamento possono persistere anche per due settimane o più, soprattutto nei soggetti più vulnerabili come bambini, anziani o persone con malattie croniche che presentano un sistema immunitario meno efficiente. 

Durante il decorso influenzale, è comune che la febbre alta duri 2-4 giorni, mentre la tosse può persistere più a lungo, fino a diverse settimane. 

Bambini e anziani sono i più colpiti dagli effetti dell’influenza e per questo bisogna curarla in modo ancora più accurato per evitare che si trasformi in polmonite.

Il vaccino antinfluenzale funziona davvero?

Il vaccino antinfluenzale è il modo più efficace per prevenire l’influenza e ridurre il rischio di complicazioni, che possono includere polmonite, bronchite e, in alcuni casi, il ricovero ospedaliero. 

Il vaccino antinfluenzale funziona? – Unsplash – saluteweb.it

La vaccinazione è raccomandata per le categorie più a rischio, come gli anziani, le donne in gravidanza, i bambini sotto i 5 anni e le persone con patologie croniche come diabete o malattie cardiache.

Negli ultimi anni è nato un certo scetticismo rispetto alla reale efficacia del vaccino antinfluenzale, ma effettuare il vaccino ogni anno è un buon modo per abbassare le probabilità di prendere l’influenza o fare in modo che i sintomi siano più lievi in caso di contagio.

Ecco l’elenco delle persone “a rischio” che dovrebbero tutelarsi dall’influenza attraverso il vaccino:

  • Persone over 65
  • Donne in gravidanza o in postpartum
  • Persone affette da altri tipi di patologie respiratorie, su consiglio del medico
  • Persone ricoverate in strutture per lungo-degenza, dove è più facile che avvenga un contagio, specialmente nel caso di persone immunodepresse ricoverate
  • Personale sanitario

Vaccinarsi serve anche ridurre la diffusione del virus, proteggendo coloro che non possono vaccinarsi per motivi medici.

Quando va effettuato il vaccino?

Affinché la copertura del vaccino sia funzionale e tuteli al meglio la persona a cui viene somministrato, bisognerebbe vaccinarsi contro l’influenza intorno a inizio ottobre, massimo a fine dicembre. Infatti, la vaccinazione comincia ad essere efficace dopo due settimane dall’iniezione: solo allora il corpo ha “capito” di che virus si tratta e ha cominciato a rispondere per debellarlo producendo degli anticorpi specifici. 

Questi anticorpi entreranno poi a fare parte della memoria immunitaria, ovvero una sorta di archivio biologico che consente al nostro corpo di rischierare quegli stessi anticorpi qualora quella precisa variante di influenza o virus dovesse ritornare.

La vaccinazione va effettuata ogni anni proprio a causa della mutazione che si verifica ciclicamente: il virus non rimane mai uguale a sé stesso, ecco perché bisogna aggiornare il vaccino per renderlo efficiente contro il nuovo tipo di mutazione, di anno in anno.

Come curare l’influenza

Se sei già caduto tra le grinfie dell’influenza, dovresti riposare e mantenerti idratato il più possibile, evitando colpi di freddo e il contatto con altre persone. Solitamente basta prendere degli analgesici e dei decongestionanti per debellare l’influenza, aggiungendo uno sciroppo della tosse in caso si presentasse come sintomo.

Sarebbe meglio evitare gli antibiotici per trattare l’influenza perché questi sono efficaci contro infezioni batteriche e non virali, ma è sempre bene affidarsi al parere del medico, specialmente se l’influenza dovesse protrarsi per più di una settimana o se la febbre non dovesse accennare a scendere. 

Come sempre, prevenire è meglio che curare perciò lavatevi spesso le mani, evitate il contatto con persone malate e ricorrete al vaccino antinfluenzale se volete una difesa in più.

Alessia Barra

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