Lo indicano i risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Miami su 2.667 latinoamericani con un’età media di 68 anni
Il sonno è un elemento cruciale per il benessere fisico e mentale, ma spesso viene trascurato. I disturbi del sonno, come il russare e l’apnea notturna, non solo influiscono sulla qualità del riposo, ma possono avere conseguenze a lungo termine sulla salute cerebrale. Uno studio recente guidato da Alberto R. Ramos, dell’Università di Miami, ha rivelato che le persone con problemi respiratori durante il riposo potrebbero sviluppare cambiamenti significativi nel cervello, in particolare nell’ippocampo, l’area responsabile della memoria e del pensiero. Questo studio, pubblicato nella rivista Neurology, ha esaminato principalmente un campione di popolazione latina, evidenziando risultati sorprendenti che meritano una riflessione più approfondita.
L’apnea notturna ostruttiva è una condizione in cui una persona smette di respirare ripetutamente durante il sonno, causando un abbassamento dei livelli di ossigeno nel sangue. Questo fenomeno può portare a una serie di problematiche, non solo per il sonno stesso, ma anche per la salute cerebrale. Durante il sonno, il cervello compie importanti processi di consolidamento della memoria e di pulizia dei rifiuti metabolici. Le interruzioni frequenti della respirazione possono ostacolare questi processi, influenzando negativamente la salute cognitiva.
Ramos e il suo team hanno studiato un campione di 2.667 latinoamericani con un’età media di 68 anni. I partecipanti sono stati sottoposti a un test del sonno che ha misurato la frequenza delle apnee e delle ipopnee, ossia i momenti di respirazione lenta o superficiale. I risultati hanno mostrato che il 56% dei partecipanti non presentava problemi di sonno, mentre il 28% aveva lievi problemi e il 16% soffriva di disturbi moderati o gravi.
Uno degli aspetti più interessanti dello studio è stata la scoperta che le persone con più interruzioni del sonno presentavano un volume dell’ippocampo significativamente maggiore rispetto a coloro che non avevano problemi di sonno. Questo aumento del volume cerebrale, pari a 0,24 centimetri cubi, è stato osservato in quelle persone che avevano un numero elevato di apnee. Inoltre, per ogni ulteriore interruzione del sonno, si registrava un incremento di 0,006 cm³ del volume dell’ippocampo. Questo suggerisce una relazione complessa tra i disturbi del sonno e le modifiche strutturali nel cervello.
Ma perché il volume dell’ippocampo aumenta in queste persone? Il dottor Ramos spiega che i cambiamenti possono essere legati a una risposta compensatoria del cervello a condizioni sfavorevoli, come il basso livello di ossigeno durante il sonno. In effetti, lo studio ha anche mostrato che un livello di ossigeno più basso era associato a un incremento del volume dell’ippocampo e a un aumento delle iperintensità della materia bianca, che è spesso segno di deterioramento cerebrale.
Inoltre, è stato rilevato che i disturbi del sonno possono influenzare non solo la memoria a breve termine, ma anche la memoria a lungo termine e le capacità cognitive in generale. Il legame tra sonno e funzione cerebrale è quindi cruciale, e la salute del sonno dovrebbe diventare una priorità per le persone, soprattutto per quelle a rischio di declino cognitivo e demenza. Questo è particolarmente significativo per le popolazioni latine, che, come evidenziato dallo studio, presentano un rischio più elevato di demenza rispetto ad altre etnie.
Il dottor Ramos sottolinea l’importanza di ulteriori ricerche che seguano le persone a partire dalla mezza età, per comprendere meglio la relazione tra apnea notturna e salute cerebrale. La ricerca non solo aiuterà a chiarire i meccanismi alla base di questi cambiamenti, ma potrà anche indirizzare le strategie di intervento precoce. Infatti, una diagnosi tempestiva e un trattamento efficace dei disturbi del sonno possono ridurre il rischio di problemi cognitivi in futuro.
Tuttavia, è importante notare che lo studio ha delle limitazioni. I risultati, ottenuti da un campione di adulti latini, potrebbero non essere generalizzabili ad altre popolazioni. Ciò evidenzia la necessità di studi futuri che includano una maggiore varietà etnica e culturale per comprendere appieno come i disturbi del sonno influenzano la salute cerebrale in diverse popolazioni.
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