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Qual è la differenza tra fatica reale e percepita?

Lo sport è un’attività in grado di regalare grandi soddisfazioni, sia a livello fisico che mentale, ma che comporta solitamente anche molta fatica.

Chi pratica una qualsivoglia disciplina sportiva, tanto a livello amatoriale quanto professionistico, sa bene che la fatica è parte integrante dell’esperienza e che spesso risulta lo scoglio più difficile da superare.

La fatica è ciò che frena, che porta a mollare, ma è anche una compagna di viaggio che può essere gestita. Come? Innanzitutto, imparando a differenziare la fatica reale da quella percepita.

Fatica reale o percepita? Non è la stessa cosa

La fatica reale nello sport va oltre la semplice sensazione di affaticamento muscolare.

Il controllo della fatica è indispensabile quando si fa sport per tenere alte le proprie prestazioni | Immagine Unsplash @Maarten van den Heuvel – Saluteweb.it

Si tratta infatti di un concetto più ampio e che coinvolge diversi aspetti, sia fisici che mentali.

La fatica reale può derivare da una combinazione di sforzi fisici intensi, resistenza mentale, stress psicologico e altri fattori che mettono a dura prova le capacità dell’atleta.

Parliamo, quindi, di un misto di stanchezza fisica e mentale, che può influenzare direttamente le prestazioni finali.

Quando si percepisce la fatica reale significa infatti che si è arrivati al proprio limite, sia a livello di mente che, soprattutto, di corpo.

Un esempio? Quando si sta correndo e non si ha più fiato o forza nelle gambe per proseguire, allora significa che la stanchezza reale ha preso il sopravvento. Un dato oggettivo.

Discorso diverso deve essere fatto, invece, per la fatica percepita.

Essa, infatti, si differenzia da quella reale in quanto si tratta di un tipo di fatica soggettiva e che può essere superata.

La fatica percepita è quella che si prova a livello mentale, quando il cervello ci fa credere di aver già dato tutto durante l’attività sportiva e di non aver più risorse per proseguire.

Ciò però non è del tutto vero, in quanto il fisico in realtà potrebbe continuare ancora a sostenere lo sforzo.

Se la fatica reale rappresenta il limite massimo, quella percepita è uno scoglio che invece può essere sorpassato.

Come? Lavorando sull’aspetto mentale.

La fatica percepita varia infatti da individuo a individuo e può essere può essere allenata.

Corrisponde all’esatto momento in cui ci si scoraggia durante la pratica di uno sport, senza accorgersi di avere in realtà ancora le forze fisiche per proseguire.

Capire la fatica percepita, caratteristiche ed effetti

La fatica percepita nello sport è caratterizzata principalmente dalla sensazione soggettiva di sforzo e affaticamento avvertita da un atleta durante l’esecuzione di un’attività fisica.

Per comprenderla al meglio, può essere utile vedere quali sono le caratteristiche che la contraddistinguono:

  • Sensazione individuale: la fatica percepita è un dato altamente soggettivo e varia da persona a persona. Due atleti impegnati nella stessa attività (es: una corsa) e con pari condizioni fisiche possono percepire livelli di fatica diversi a seconda della rispettiva tenuta mentale.
  • Aspetto mentale: la fatica percepita, come anticipato nel punto precedente, coinvolge soprattutto l’aspetto mentale. A giocare un ruolo fondamentale sono fattori quali la motivazione, la concentrazione e la gestione dello stress e delle forze, tutti aspetti che influenzano la percezione della fatica stessa.
  • Variazione nel tempo: la fatica percepita può variare nel corso di un’attività fisica. All’inizio di una competizione, per esempio, un atleta potrebbe percepire meno fatica mentale rispetto alle fasi finali, quando stanchezza e stress si accumulano.
  • Influenza sulla performance finale: la gestione della fatica percepita è uno degli aspetti principi nello sport. Gli atleti devono imparare a valutare accuratamente il proprio livello di fatica reale così da poter ottimizzare le prestazioni e non cedere alla prima avvisaglia di fatica percepita.
Quando si pratica dello sport si può percepire un maggior senso di stanchezza di quello che realmente il nostro corpo prova | Immagine Unsplash @John Arano – Saluteweb.it

È possibile superare la fatica reale e quella percepita?

Quando si pratica dello sport, se si vuole superare la fatica reale, allora è necessario aumentare la propria tenuta fisica.

Ciò significa intensificare gli allenamenti e curare con maggiore attenzione tutti quei dettagli che possono influenzare la prestazione finale.

Occorre, per tanto, pianificare adeguatamente la pratica sportiva che si va a svolgere, assicurandosi di riposare adeguatamente e di recuperare le forze prima di tornare a praticare un’attività fisica intensa.

Una buona pianificazione dell’allenamento e dei periodi di riposo sono infatti due aspetti essenziali per prevenire un senso eccessivo di stanchezza.

Altrettando importante è anche mantenere una dieta equilibrata e assicurarsi di assumere i nutrienti necessari, così da prevenire l’affaticamento e fornire al proprio fisico sempre il corretto apporto di energia durante l’intera durata dell’esercizio.

Al pari dell’alimentazione, da curare è anche l’idratazione, dal momento che la disidratazione può aumentare la percezione della fatica.

Bere a sufficienza prima, durante e dopo l’attività fisica è quindi cruciale per mantenere la performance e prevenire la stanchezza.

Gradualmente è invece da aumentare l’intensità e la durata dell’allenamento, così da aiutare il corpo ad adattarsi al senso di fatica e portarlo a imparare a gestirla meglio.

Importante, in questo senso è evitare improvvisi aumenti di carico, i quali possono portare a un esaurimento precoce delle forze.

Tutti questi aspetti possono aiutare a contrastare la fatica reale, mentre per superare quella percepita è importante agire soprattutto sulla mente.

Bisogna avere una mentalità positiva e saper tener duro quando si crede di aver esaurito le forze.

È fondamentale essere determinati e non lasciarsi abbattere dalle prime difficoltà, provando a raggiungere quindi il proprio obiettivo finale.

Molto utile, in questo caso, può essere il ricorso alla cosiddetta tecnica del “self talk”.

Self talk, come aiuta?

Quando si parla di self talk nello sport, ci si riferisce al dialogo interno che un atleta ha con se stesso durante un allenamento o una gara.

Si tratta, quindi, della conversazione intima che si svolge nella mente di una persona mentre quest’ultima sta praticando uno sport.

Questo dialogo interno può influenzare in maniera netta le emozioni, le performance e la gestione dello stress e della fatica.

Ecco perché il self talk è considerato una tecnica utilissima se si vuole imparare a superare la fatica percepita.

Esso può essere suddiviso in due categorie principali:

  • Autoistruzione positiva: coinvolge l’uso di pensieri positivi e incoraggianti per motivare e guidare l’atleta. Per esempio, un corridore potrebbe dirsi mentalmente: “Puoi farcela” o “Sei forte”.
  • Autoistruzione negativa: coinvolge pensieri critici o autodistruttivi che possono minare la fiducia e influenzare negativamente la performance. Per esempio, pensieri come “Non sei abbastanza bravo” o “Non ce la farai mai”.

Quando si pratica il self talk, è molto importante parlare con sé in seconda persona, anziché in prima (es: “Puoi farcela” anziché “Posso farcela”).

È infatti stato dimostrato che motivarsi in seconda persona ha un maggiore effetto, in quanto più autoritario e convincente (viene eliminato il senso di mero autoconvincimento).

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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