Celiachia e intolleranza al glutine sono due diversi disturbi legati al nostro apparato digerente. Per entrambe c’è una sintomatologia, una causa scatenante comune e diversi rimedi da poter adottare. Tuttavia sono ampie le differenze tra i due problemi, che complicano non di poco l’alimentazione quotidiana delle persone.
Il glutine è una proteina presente nel frumento, nella segale e nell’orzo. Si trova perciò in ogni alimento che contenga questi ingredienti, come per esempio pasta e pane che vengono prodotti con farina di grano. Questa proteina può anche però trovarsi in medicine, vitamine, integratori, bevande, altri alimenti a seconda del tipo di lavorazione e persino nel burro cacao.
Chi è intollerante, dunque, manifesta dei problemi nel caso di consumo di un alimento con questa proteina. Esistono quindi vari sintomi correlati all’assunzione di glutine, molto simili a quelli della celiachia: si va dalla semplice allergia al grano al gonfiore e dolore addominale. Tra gli altri: diarrea, vomito, costipazione, feci oleose o pallide, dimagrimento. Dopo accurati test delle intolleranze ed esami medici, è possibile riconoscere in un paziente grado e tipo di intolleranza, specie se sfocia nella celiachia.
A differenza dell’intolleranza al glutine, la celiachia è una malattia dell’apparato digerente. Si stima che ne soffra circa l’un per cento della popolazione mondiale. La celiachia danneggia l’intestino tenue e interferisce con l’assorbimento dei nutrienti presenti negli alimenti. Le persone che ne sono affette, dunque, non sono in grado di assimilare la proteina contenuta in grano, orzo e segale. Il sistema immunitario reagisce perciò danneggiando o distruggendo i villi intestinali, che solitamente consentono di assimilare le sostanze nutritive che da lì finiscono nel sangue.
Se non funzionano, il paziente manifesta sintomi da malnutrizione anche se si alimenta con regolarità e in modo corretto. Negli adulti, infatti, tra i maggiori sintomi si riscontrano anche anemia da mancanza di ferro, affaticamento, dolore a ossa o articolazioni, artrite, osteoporosi, depressione o ansia, formicolio di mani e piedi, convulsioni, assenza di mestruazioni, sterilità o aborti spontanei ricorrenti, stomatite aftosa nella cavità orale ed eruzione cutanea pruriginosa.
Secondo uno studio del 2017 pubblicato sul National Library of Medicine, l’intolleranza al glutine potrebbe essere una condizione cronica e dunque perdurare nel tempo. Altri report consigliano invece di provare a reintrodurre l’alimentazione con glutine dopo uno o due anni di dieta più scrupolosa e con le dovute restrizioni, calcolate in base a ogni singolo paziente per durata e alimenti.
Per la celiachia, invece, si dovrà seguire una rigidissima dieta che sospende per tutta la vita l’assunzione di glutine. Per chi ne soffre è infatti preferibile rivolgersi a un dietologo per elaborare un piano alimentare su misura. Si dovrà poi fare la massima attenzione alle etichette di prodotti al supermercato per cercare il marchio “senza glutine” e andare sicuri. Nella maggior parte dei casi, tale dieta farà scomparire i sintomi, curerà i danni intestinali e potrà prevenire dei peggioramenti.
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