L’intelligenza artificiale a supporto della scienza.
Un nuovo studio condotto negli Stati Uniti d’America potrebbe cambiare il modo in cui i medici intendono alcuni disturbi come il mal di schiena e l’artrosi o, meglio, aiutarli a prevenirli.
Tutto ciò grazie alla tecnologia, strumento ormai sempre più utile in fase di analisi e studio.
Lo studio in questione è stato effettuato dall’Università del Texas di Austin insieme al Centro per il Genoma di New York e si è conquistato la copertina di un numero dell’autorevole rivista Science, su cui è stato pubblicato.
Nello specifico, gli scienziati si sono serviti dell’intelligenza artificiale per porre sotto analisi diverse migliaia di immagini ai raggi X del corpo umano, potendole così confrontare con le sequenze genetiche.
Un processo che ha permesso loro di trovare quali sono i geni che modellano lo scheletro umano. A partire dalla larghezza delle spalle e fino alla lunghezza delle gambe.
Come? Nel dettaglio i ricercatori coinvolti nello studio hanno usato un algoritmo utile a misurare in maniera automatica le distanze esistenti tra le spalle, le ginocchia, le caviglie e diverse altre parti del corpo.
Un algoritmo che si basa sull’intelligenza artificiale e che ha permesso di analizzare 39.000 immagini diagnostiche.
Le misurazioni ottenute sono state poi confrontate con la sequenza genetica propria di ogni singolo soggetto, dando la possibilità ai medici di identificare ben 145 punti all’interno del DNA che controllano le diverse proporzioni nel nostro scheletro.
Ma non è finita qui. I ricercatori si sono spinti oltre, esaminando come e perché i dati raccolti sono associati ai principali disturbi muscoloscheletrici.
Ne sono emerse delle risposte interessanti.
È stato, infatti, notato per esempio che chi possiede un bacino più largo, in rapporto alla propria altezza, ha maggiori probabilità di sviluppare fastidi quali artrosi o dolori alle anche.
Chi, invece, possiede dei femori lunghi, ovviamente sempre in rapporto alla propria altezza, è più facile che sviluppi dolori alle ginocchia o artrite.
E ancora, ha più possibilità di essere colpito da mal di schiena chi ha un busto più lungo.
Questi sono solamente tre esempi che permettono però di capire come i risultati ottenuti dallo studio statunitense potrebbero aiutare i medici a prevenire disturbi come mal di schiena, artrosi, artrite e similari nei propri pazienti.
“La nostra ricerca dimostra il grande impatto che l’intelligenza artificiale può avere in medicina, soprattutto quando c’è la necessità di analizzare e quantificare i dati ottenuti da diverse immagini e di integrare rapidamente e su larga scala queste informazioni con le cartelle cliniche e la genetica”.
Ha spiegato Vagheesh Narasimhan, membro dell’Università del Texas e co-autore dello studio guidato da Eucharist Kun, il capo progetto (anch’egli membro della stessa università con sede ad Austin).
Una grande notizia per il mondo scientifico, nonché un motivo di speranza per tutte quelle persone che soffrono dei disturbi sopra citati.
Trovare un rimedio preventivo all’emergere di tali fastidi potrà, infatti, essere forse più semplice d’ora in avanti. Grazie anche all’intelligenza artificiale, un mezzo tecnologico permeato ormai in tantissimi settori del tessuto lavorativo. Medicina compresa.
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