In questo articolo vedremo tutto ciò che da sapere a proposito di una massa di tessuto che spesso crea problemi all’intestino: i polipi
I polipi intestinali sono escrescenze molli che si sviluppano sulla mucosa intestinale, in particolare nel colon e nel retto. Sebbene il termine non sembri affatto rassicurante, nella maggior parte dei casi si tratta di neoplasie di natura benigna. Tuttavia, è importante prestare attenzione, poiché alcune varietà di polipi possono trasformarsi in forme maligne col passare del tempo. Per questo motivo, la forma più efficace di prevenzione del cancro al colon è rappresentata dallo screening precoce, mirato all’identificazione e all’eventuale rimozione dei polipi intestinali. Ma vediamo più nel dettaglio tutto ciò che c’è da sapere a proposito.
Caratteristiche, tipologie, sintomi e molto altro sui polipi intestinali
I polipi intestinali si riscontrano principalmente in individui di età superiore ai 40 anni. Appaiono come anomalie della mucosa, il tessuto che riveste le superfici interne del colon e del retto. I polipi possono differire per forma, dimensioni e modalità di sviluppo. Sebbene non tutti i polipi si trasformino in tumori, la maggior parte dei tumori del colon-retto, la seconda forma di cancro più comune in Italia, origina da polipi. Si stima che circa il 5% dei polipi possa trasformarsi in una forma maligna. Per questo motivo, durante la colonscopia, è cruciale classificare i polipi e rimuovere quelli con potenziale degenerativo.
Tipologie di polipi intestinali
Naturalmente non esiste un solo tipo di polipi intestinali, anzi, la classificazione è molto ampi. I polipi intestinali, infatti, possono essere:
- Polipi peduncolati: si protendono dalla parete intestinale come un fungo e possono essere rimossi facilmente;
- Polipi sessili: privi di peduncolo e piatti, sono completamente adesi alla parete del viscere, rendendo la loro rimozione chirurgica più complessa;
- Polipo singolo (unico), polipi multipli (da 1 a 100), poliposi (più di 100): la poliposi può essere di origine sporadica o familiare (associata a un difetto genetico ereditario); nel secondo caso, il rischio di trasformazione in tumore del colon-retto è piuttosto elevato;
- Polipi iperplastici e infiammatori: entrambi hanno origine benigna (non presentano significativi rischi di evoluzione neoplastica). I polipi infiammatori sono frequentemente collegati a condizioni come la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, coliti infettive e diverticolosi;
- Polipi amartomatosi: si tratta di lesioni non neoplastiche, spesso di origine familiare;
- Polipi neoplastici o adenomatosi: a seconda delle caratteristiche macroscopiche e istologiche, possono trovarsi in stadi di evoluzione più o meno avanzati. Si classificano in polipi tubulari, polipi villosi (a maggiore rischio di cancerizzazione) e polipi misti tubulo-villosi.
Le dimensioni, invece, possono variare da pochi millimetri fino a tre o quattro centimetri. La benignità di un polipo è inversamente correlata alla sua dimensione, ma non è escluso che anche polipi di piccole dimensioni possano essere potenzialmente maligni. Statisticamente, si stima che l’incidenza della trasformazione in carcinoma sia dell’1% per i polipi con diametro inferiore a 1 cm, del 10% per quelli tra 2 e 3 cm e del 30% per quelli superiori a 2 cm.
I sintomi
I polipi intestinali sono in genere privi di sintomi, e questa loro caratteristica ne aumenta la pericolosità. Spesso vengono scoperti per caso durante esami endoscopici o radiologici.
A volte, tuttavia, possono manifestarsi attraverso l’evacuazione di muco, diarrea mucosa o perdite di sangue rettali, talvolta associate a stati anemici. Questi sintomi tendono a essere più frequenti quanto più grandi sono i polipi e maggiore è il loro potenziale maligno. Polipi di dimensioni significative possono anche provocare ostruzioni intestinali, causando coliche addominali. Infine, se situati nella zona rettale, possono accompagnarsi a tenesmo, ovvero la sensazione di un urgente bisogno di defecare.
Data la frequente assenza di sintomi nei polipi, è consigliabile sottoporsi a colonscopie periodiche dopo i 50 anni, seguendo le linee guida mediche. La colonscopia rappresenta l’unico metodo efficace per identificare e rimuovere i polipi. Sebbene sia un procedimento invasivo, l’impiego di sedativi e analgesici rende attualmente l’esperienza più confortevole per il paziente.
Nel caso in cui ci sia una predisposizione familiare al cancro del colon-retto, si raccomanda di effettuare la prima colonscopia già a 40 anni. In tali situazioni, è fondamentale sottoporsi a una visita specialistica gastroenterologica per determinare la frequenza degli esami e l’eventuale bisogno di controlli aggiuntivi.
Esami da effettuare
Quando ci sono condizioni che ostacolano l’esecuzione della colonscopia tradizionale, si può optare per la colonscopia virtuale, che sfrutta una tomografia computerizzata di ultima generazione per acquisire immagini dettagliate delle pareti intestinali. Questa procedura non richiede sedazione, ma non consente la rimozione dei polipi; pertanto, se i risultati sono positivi, sarà necessario procedere anche con una colonscopia tradizionale.
Un altro esame utile per la rilevazione dei polipi è l’analisi del sangue occulto nelle feci, raccomandata ogni due anni per le persone di età compresa tra i 50 e i 75 anni. Qualora il risultato sia positivo, sarà necessaria una colonscopia.
In conclusione, la colonscopia rimane lo strumento principale per la prevenzione e la diagnosi precoce del cancro del colon-retto, in particolare nei pazienti a rischio. Grazie all’integrazione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, è possibile aumentare l’efficacia degli screening e diminuire l’incidenza dei tumori.