Nei moderni allevamenti intensivi, purtroppo, i polli sono confinati sempre più spesso in spazi angusti, soggetti a manipolazioni genetiche e costretti a sopportare una serie di afflizioni muscolari, scheletriche e cardiache.
Parliamo di un trattamento spietato e che, non solo compromette il benessere di questi animali, ma ha effetti tangibili anche sulla qualità e sull’aspetto della carne che giunge poi sulle nostre tavole.
Un esempio lampante è quello rappresentato dal cosiddetto “white striping”, delle strisce bianche notabili a occhio nudo sulla carne dei polli.
Che cos’è il white striping
Un fenomeno particolarmente allarmante che ha recentemente suscitato l’attenzione degli esperti e dei consumatori è il cosiddetto “white striping”, ossia l’insorgenza di strisce di tessuto adiposo bianco, parallele alle fibre muscolari, sui petti dei polli allevati in grandi stabilimenti.
Si tratta di un particolare che, sebbene possa apparire solo come un inconveniente estetico, rivela in realtà molto sul livello di benessere dei polli allevati e che ha impatti diretti sulla qualità della carne.
Si ipotizza che queste striature si formino poiché la crescita innaturale e accelerata dei muscoli supera quella del resto del corpo, lasciando spazio a tessuto fibroso e grasso al posto delle fibre muscolari morte.
Questa condizione compromette la qualità della carne, con un aumento del contenuto di grassi del 224%, una diminuzione delle proteine del 9% e un aumento del collagene del 10%, oltre a una minore capacità di trattenere i liquidi, che porta a ottenere un prodotto più secco.
Un’indagine inquietante condotta dall’associazione Essere Animali su 603 confezioni di petto di pollo a marchio Lidl, vendute in Italia, ha rivelato che ben il 90% dei campioni testati presentava proprio il white striping.
Una condizione che si collega direttamente alle pratiche di allevamento e che contrasta nettamente con le promesse veicolate sulle etichette, quali “prodotto certificato”, “filiera controllata”, “uso di luce naturale” e “arricchimenti ambientali per favorire comportamenti naturali”.
Cosa causa il white striping
Le cause del fenomeno del white striping sono da individuare nella condizione degenerativa che colpisce i polli d’allevamento, soprattutto quelli soggetti a una selezione genetica finalizzata a una crescita accelerata e mirata principalmente a incrementare i profitti attraverso la produzione di petti di pollo maggiormente ricchi di grasso.
Questa pratica, se da un lato permette di ottenere dei profitti economici, dall’altro porta però all’emersione di una serie di patologie, deformità e disturbi, tra cui proprio il white striping, il quale colpisce direttamente il tessuto muscolare dei polli coinvolti.
Le cause precise di tale fenomeno sono ancora in fase di studio, ma si presume siano correlate a una combinazione di fattori, tra cui:
- Rapida crescita: i polli geneticamente selezionati per crescere rapidamente possono accumulare tessuto adiposo in eccesso, contribuendo alla formazione delle caratteristiche strisce bianche. Ciò accade poiché la rapida crescita muscolare può causare una carenza di ossigeno e nutrienti, consentendo al grasso di sostituire le fibre muscolari.
- Disordini metabolici: accelerare la velocità di crescita può causare disordini metabolici che influenzano il deposito di grasso nei muscoli.
È proprio dai polli di allevamento che si produce una delle varietà di carne tra le più consumate al Mondo, motivo per cui prestare attenzione a un fenomeno come quello del white striping è fondamentale, al fine da offrire al consumatore la carne migliore.
Riconoscere il white striping permette di operare delle scelte d’acquisto più informate ed etiche, oltre che di selezionare un prodotto finale di maggiore qualità.
La carne proveniente da polli a crescita accelerata, infatti, tende a presentare una maggiore quantità di grasso a discapito delle proteine magre, influenzando sia il sapore che la consistenza del prodotto.
Come fare, allora, per individuare il white striping?
Per tutti coloro che desiderano continuare a consumare carne di pollo, è consigliabile evitare l’acquisto di petti che mostrano i seguenti segni distintivi:
- Presenza di strisce bianche di tessuto adiposo: tali striature sono solitamente disposte parallelamente alle fibre muscolari.
- Eccessiva prevalenza di grasso.
È giusto tenere presente però che esistono diversi gradi di white striping, dalle forme meno gravi a quelle più aggressive (i polli che presentano quest’ultime sono quelli da evitare).
L’allarme lanciato da Essere Animali: il caso Lidl
A lanciare l’allarme sul tema “white striping” è stata recentemente l’associazione Essere Animali, attraverso le parole pronunciate dalla campaings manager Brenda Ferretti.
Riprendiamo allora quanto citato già nel primo paragrafo ed entriamo più nello specifico.
Durante il periodo compreso tra dicembre 2023 e gennaio 2024, Essere Animali ha condotto un’indagine su oltre 600 confezioni di petto di pollo provenienti da allevamenti convenzionali e commercializzate con il marchio Lidl in 11 città italiane, da Bari a Torino
Fotografando e analizzando attentamente queste confezioni, l’associazione ha scoperto che ben il 90% di esse presentava il fenomeno del white striping, patologia che, come abbiamo visto, denota sia un grave stato di sofferenza animale che una qualità del prodotto estremamente scadente.
Ancora più preoccupante è però il fatto che oltre la metà dei campioni esaminati mostrava un alto grado di gravità della malattia (il white striping è visibile ad occhio nudo sui petti di pollo interi, ma può manifestarsi anche sui filetti e su alcune parti delle cosce).
Il report di Essere Animali si inserisce in una campagna durata un anno e mezzo e che l’associazione ha portato avanti insieme ad altre organizzazioni europee, per chiedere a Lidl maggiori garanzie per il benessere dei polli allevati nei fornitori della catena.
“Nonostante gli sforzi e un tavolo di negoziazioni aperto con l’azienda a livello europeo, finora non sono stati però ottenuti ancora dei risultati concreti, a causa della scarsa collaborazione e affidabilità dimostrate da Lidl”.
È quanto ha denunciato Brenda Ferretti, la quale ha tenuto anche a sottolineare come sia urgente un impegno da parte di Lidl, al fine di ridurre la sofferenza di milioni di animali.
Altri supermercati come Eataly, Carrefour Italia e Cortilia, hanno già adottato nel recente passato delle misure concrete a favore del benessere animale, ha fatto sapere l’associazione, la quale spera che anche altri marchi possano seguire presto questo esempio.