La pertosse, nota anche come “tosse canina”, è causata da un’infezione delle vie respiratorie provocata dal batterio Bordetella pertussis. Si tratta di una malattia altamente contagiosa, di solito di lieve entità, che colpisce principalmente i bambini dai 0 ai 5 anni, anche se non esclusivamente, e si manifesta soprattutto durante i mesi estivi e autunnali. Dopo un periodo di incubazione di circa 10 giorni, la malattia tende a durare tra le 6 e le 10 settimane. Ma vediamo tutte le sue caratteristiche e le cure disponibili al momento.
Tutto quello che c’è da sapere a proposito della pertosse
La pertosse è una malattia batterica infettiva, con una natura acuta e altamente contagiosa, che coinvolge le vie respiratorie e i polmoni. Il termine “pertosse” deriva dal sintomo predominante associato alla malattia: la tosse. Nei pazienti affetti, questa tosse persistente può protrarsi fino a 10 settimane, il che spiega perché la pertosse sia comunemente nota come “tosse dei 100 giorni”.
La pertosse è inclusa tra le malattie infantili, insieme alla rosolia, al morbillo, alla varicella e alla parotite, e colpisce principalmente i bambini sotto i 5 anni di età.
L’uomo rappresenta l’unico serbatoio conosciuto del batterio responsabile della pertosse; di conseguenza, la trasmissione avviene solo da persona a persona. Un trattamento antibiotico adeguato può portare alla guarigione in circa due settimane. A differenza di altre malattie infantili, l’immunità ottenuta da un’infezione precedente non è permanente, ma diminuisce nel tempo.
Sebbene la pertosse sia diffusa in tutto il mondo, è diventata rara, soprattutto nei Paesi in cui è stata introdotta la vaccinazione generalizzata nell’infanzia. Attualmente, il 90% dei casi di pertosse si verifica nelle popolazioni non vaccinate, e in questi casi la malattia può avere gravi conseguenze, inclusa un’alta mortalità nei bambini. Nei paesi con programmi di vaccinazione, si è osservato un aumento dei casi di pertosse a causa della progressiva perdita di immunità.
A differenza di altre malattie infettive, la pertosse può colpire anche i neonati nati da madri immuni. Gli anticorpi materni, che sono le prime difese del neonato, sembrano non essere efficaci nel proteggerli da questa infezione.
La pertosse presenta sintomi diversi a seconda dei vari stadi della malattia:
Stadio catarrale: Inizialmente, nelle prime due settimane circa, i sintomi sono simili a quelli di un comune raffreddore e includono:
– Arrossamento degli occhi
– Lacrimazione
– Mal di gola
– Tosse lieve
– Possibile febbre
Stadio parossistico: Successivamente, in una fase successiva che dura circa 6 settimane, la sintomatologia diventa più specifica e comprende:
– Tosse parossistica intensa e incontrollabile
– Difficoltà respiratorie
– Urlo inspiratorio (tipico suono emesso per riprendere aria)
– Espulsione di catarro molto denso e vischioso
– Possibili conati di vomito
Nei neonati e nei bambini molto piccoli possono verificarsi:
– Assenza di respirazione
– Colorito blu
– Soffocamento
Convalescenza: Dopo la fase parossistica, inizia la fase di convalescenza, caratterizzata dal progressivo attenuarsi dei sintomi e dal miglioramento delle condizioni generali.
Complicanze
Sebbene la pertosse possa essere grave nei neonati e nei lattanti, spesso gli adolescenti e gli adulti guariscono senza problemi. Tuttavia, possono verificarsi complicazioni legate agli spasmi di tosse, che possono causare:
– Fratture costali
– Ernie addominali
– Rottura dei vasi sanguigni nella pelle o negli occhi
– Sanguinamento nasale
Complicazioni più serie possono includere:
– Otite
– Bronchite
– Polmonite
– Complicanze neurologiche come crisi convulsive ed encefalite.
La diagnosi
I segni e i sintomi della pertosse possono rendere spesso difficile la diagnosi, poiché sono sintomi aspecifici che assomigliano molto a quelli di altre comuni malattie respiratorie, come il raffreddore, l’influenza o la bronchite. Tuttavia, è l’urlo inspiratorio tipico della fase parossistica che può facilitare il riconoscimento della pertosse. Esistono diversi accertamenti che possono essere eseguiti:
– Esame colturale del catarro per individuare la presenza del batterio della pertosse.
– Ricerca degli anticorpi specifici nel sangue, prodotti dal sistema immunitario in risposta al contatto con il batterio.
– Reazione a catena della polimerasi (PCR), un esame sofisticato eseguito sulle secrezioni del paziente.
Tuttavia, gli esami del sangue e le radiografie del torace non sono molto specifici per la diagnosi di pertosse, sebbene la radiografia del torace possa essere utile per rilevare eventuali segni di polmonite causata dalla pertosse.
Le cure disponibili
Il trattamento della pertosse varia a seconda dell’età del paziente, della gravità dei sintomi e del momento in cui viene diagnosticata l’infezione. Questo concetto può essere spiegato attraverso i seguenti quattro punti:
- Nei neonati di età inferiore ai 6 mesi e nei casi di sintomi molto gravi, è necessario un trattamento aggressivo che spesso richiede il ricovero ospedaliero per garantire cure intensive.
- Nei pazienti giovani e adulti con sintomi lievi o moderati, il recupero avviene generalmente a casa poiché l’infezione non è considerata grave.
- Nei casi in cui l’infezione viene diagnosticata entro le prime 3 settimane (cioè prima della fase parossistica), viene prescritto un trattamento antibiotico per fermare l’infezione e prevenirne la diffusione ad altri individui.
- Nei pazienti in cui l’infezione è in corso da più di 3 settimane (cioè dopo l’inizio della fase parossistica), non è raccomandato alcun trattamento antibiotico poiché sarebbe poco efficace. A questo punto, il batterio ha già fatto il suo corso e il paziente non è più contagioso per gli altri.
Oltre all’uso di antibiotici, farmaci e, se necessario, il ricovero ospedaliero, è consigliabile adottare alcune precauzioni:
– Mantenersi ben idratati, bevendo molta acqua per prevenire la disidratazione causata dalla respirazione frequente.
– Optare per pasti leggeri e frequenti, in modo da ridurre il rischio di vomito dopo gli episodi di tosse.
– Coprire la bocca durante la tosse, lavarsi regolarmente le mani e, quando si è in presenza di altre persone, indossare una mascherina per ridurre il rischio di contagio.
Il vaccino
Il vaccino per la pertosse viene spesso combinato con il vaccino antidifterico e antitetanico (DTP).
In Italia, la vaccinazione è obbligatoria e viene somministrata ai bambini a partire dall’ottava settimana di vita. Dato il declino dell’immunità nel tempo, sono previsti più richiami: la prima dose, la seconda e la terza vengono somministrate a distanza di 6-8 settimane l’una dall’altra, seguite da un’ultima dose di richiamo intorno ai 2 anni di età.
Questo vaccino è generalmente efficace, ma talvolta può presentare problemi di tolleranza. Per questo motivo, sono stati sviluppati vaccini acellulati che contengono solo alcune proteine batteriche anziché l’intero batterio. Questi vaccini, altrettanto efficaci ma meglio tollerati dai neonati, sono raccomandati sia per le dosi iniziali sia per i richiami.