Il singhiozzo è un fenomeno dovuto a contrazioni involontarie e ripetute del diaframma, il muscolo che si contrae in fase di inspirazione e si distende in fase di espirazione. A scatenarlo è l‘irritazione del nervo frenico, il cui compito è controllare le contrazioni del diaframma. Si tratta di un disturbo piuttosto comune che, di solito, si risolve in pochi minuti creando semplicemente qualche fastidio. Però, può diventare anche persistente. Quando è così, non deve essere sottovalutato perché potrebbe essere indice di un problema più grave. Potrebbe essere un disturbo determinato da problemi agli organi interni, come per esempio una pericardite, ossia un’infiammazione del pericardio (la guaina che fascia il cuore); vari disturbi dell’apparato digerente, quali il reflusso gastroesofageo (un problema per cui il contenuto dello stomaco tende a risalire verso l’alto) o la gastrite (cioè l’infiammazione della mucosa gastrica che riveste le pareti interne dello stomaco).
Le cause
Sono diverse le cause del singhiozzo:
- un pasto abbondante e rapido con la conseguente dilatazione dello stomaco
- bere bevande bollenti o gelate
- bere alcolici eccessivamente
- ingoiare un’eccessiva quantità d’aria superiore al normale
Esistono diversi rimedi che possono aiutare a alleviare il singhiozzo, come quello di bere acqua a piccoli sorsi. O anche starnutire, mangiare un cucchiaio di zucchero, assumere del succo di limone o di aceto. Già oltre duemila anni fa, Ippocrate consigliava il metodo tuttora più usato per far passare il singhiozzo, ossia quello di trattenere il fiato e restare in apnea per 10-25 secondi. Questa manovra induce il diaframma a rilassarsi e deve essere preceduta da un’inspirazione profonda. Ma quali sono le abitudini scorrette che possono favorire la comparsa del singhiozzo? L’ingestione eccessiva di bevande alcoliche può danneggiare la mucosa gastrica – il tessuto di rivestimento dello stomaco – e provocare la sua infiammazione, irritando indirettamente il diaframma e causando il singhiozzo. Anche bruschi sbalzi di temperatura, come passare dal caldo al freddo o bere una bevanda bollente o gelata, possono favorirlo.
Ci sono casi seri che necessitano di una terapia?
Come detto, il singhiozzo può persistere. In queste situazioni si consiglia di consultare il proprio medico curante e andare al pronto soccorso per sottoporsi a esami di accertamento, come una radiografia del torace, un’ecografia, un’ecocardiografia o una risonanza magnetica. Ci sono addirittura casi nei quali è necessario ricorrere a un intervento chirurgico per devitalizzare i nervi frenici. Se si parla di singhiozzo, infine, c’è una curiosità. Quello più lungo mai registrato appartiene allo statunitense Charles Osborne. A lui il singhiozzo arrivò nel lontano 1922 mentre, nella sua tenuta nello Iowa, sollevava un maiale per portarlo al macello. Il singulto continuò, dapprima con un ritmo folle (40 singhiozzi al minuto) e poi più lentamente (“solo” 20) fino al 1990. È accaduto davvero: 68 anni di singhiozzo, una vita intera, in cui si stima che i singulti siano stati circa 430 milioni. Non si sa per quale motivo il malcapitato abbia smesso di singhiozzare. Ma quello che si sa è che solo un anno dopo l’ultimo singhiozzo il signor Osborne è morto all’età di 97 anni. Una cosa davvero incredibile.