Scegli un lavoro che ami e non lavorerai un giorno nella tua vita. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Un consiglio sicuramente da tenere da conto, ma che, tuttavia, ha diversi risvolti negativi, che hanno a che fare con la nostra salute mentale e le aspettative che ci creiamo a proposito del mondo del lavoro. Scopriamo allora perché, anche quando si riesce a ottenere il lavoro dei propri sogni, a volte è necessario fare un passo indietro.
Attenzione alle illusioni
Un esempio lampante, che soprattutto in questo periodo storico in cui va molto di moda per la sovraesposizione sui media, tra talent in tv e chef divenuti vere e proprie star, il sogno di tanti è quello di lavorare nel mondo della ristorazione. Piatti raffinati, elogi, location da sogno, un mondo luccicante che sembra poter essere raggiungibile, ma a quale costo? Lavorare nella ristorazione, infatti, come sottolineato dagli stessi insider, vuol dire innanzitutto un grande sacrificio, sia sotto l’aspetto fisico, considerando le molte ore in piedi con ritmi spesso forsennati, sia sotto l’aspetto mentale. Non è facile riuscire a coniugare vita privata e lavoro, quando quest’ultimo prende gran parte della tua vita, se si pensa ad esempio come si lavori nei week end o durante le festività, le maggiori occasioni per poter socializzare con famiglia e amici.
Tempo libero e gratificazione economica
Il tempo da dedicare al lavoro è quindi sicuramente un aspetto preponderante quando si sceglie il mestiere dei propri sogni, con grande attenzione quindi alla sfera affettiva, che potrebbe risentire del tempo che sacrifichiamo in questo senso, riducendo le possibilità di passare momenti preziosi coi nostri cari. Da non sottovalutare poi, ovviamente, quello che concerne l’aspetto economico, come tanti lavoratori hanno notato infatti, soprattutto nelle generazioni più giovani, spesso perseguire la propria passione non coincide con una soddisfazione economica altrettanto gratificante, quindi, ci si ritrova a inseguire il proprio sogno, ma a che prezzo? Amare la propria occupazione ma sentirsi sottopagati e sottostimati non è un buon segnale, e forse è il caso di fare un passo indietro e valutare con attenzione tutta la nostra situazione.
Lo “sfruttamento” della passione
Proprio in merito a questo discorso, la London School of Economics and Political Science, ha analizzato come accade sempre più spesso che i datori di lavoro in qualche modo “sfruttino” questa passione, spesso in relazione ai più giovani, creando così un meccanismo perverso. Chiunque ami profondamente la propria occupazione, infatti, sarà più portato ad accettare orari impossibili e paghe misere, proprio per continuare a perseguire il suo sogno, cercando di lottare per ottenere, un giorno chissà quanto lontano, i riconoscimenti ai quali ambisce. Situazioni di questo genere si possono sicuramente riscontrare in ambiti quali la moda, il giornalismo, il design, il teatro e il cinema, dove tra stage, apprendistato e scorciatoie varie, spesso i datori di lavoro approfittano della buona volontà della giovane risorsa, per proporre contratti del tutto svantaggiosi per lo stesso.