Perché desideriamo il dolce dopo i pasti? La scienza ha la risposta

Perché desideriamo dolci anche quando siamo sazi? Uno studio rivela il meccanismo cerebrale dietro lo “stomaco da dessert” e le sue implicazioni

Ti è mai capitato di sentirti completamente pieno dopo un pasto abbondante, ma di non riuscire comunque a dire di no a un dolce? Questo fenomeno, noto come “stomaco da dessert”, ha finalmente una spiegazione scientifica.

Un team di ricercatori del Max Planck Institute for Metabolism Research di Colonia, guidato da Henning Fenselau, ha individuato il meccanismo neurologico che ci spinge a consumare zuccheri anche quando abbiamo già raggiunto il fabbisogno calorico giornaliero. La loro scoperta, pubblicata sulla rivista Science, potrebbe aprire nuove prospettive nel trattamento dell’obesità.

Uno stimolo ancestrale: il ruolo dei neuroni nella voglia di dolce

Per capire perché il nostro cervello ci spinga a mangiare dolci nonostante la sazietà, i ricercatori hanno studiato il comportamento di topi e esseri umani. Hanno scoperto che i neuroni ipotalamici pro-opiomelanocortina (Pomc), noti per regolare il senso di sazietà, si attivano anche quando siamo esposti agli zuccheri.

Perché desideriamo il dolce dopo i pasti? La scienza ha la risposta
Perché desideriamo il dolce dopo i pasti? La scienza ha la risposta | pixabay @kaboompics

 

Questi neuroni, infatti, possono rilasciare due tipi di neurotrasmettitori a seconda della situazione:

  • Quando abbiamo assunto una quantità sufficiente di cibo, producono l’ormone alfa-melanocita-stimolante, che segnala al cervello di smettere di mangiare.
  • Tuttavia, se viene presentato un alimento dolce, questi stessi neuroni rilasciano β-endorfina, un oppioide naturale che stimola il desiderio di zucchero e attiva il meccanismo della ricompensa.

In parole semplici, il cervello reagisce alla presenza degli zuccheri come farebbe con una sostanza gratificante, spingendoci a consumarne di più anche quando non abbiamo più fame.

Come spiega Henning Fenselau, questa risposta neurologica ha una logica evolutiva. In natura, lo zucchero è sempre stato un alimento raro, ma estremamente prezioso per la sopravvivenza, poiché fornisce energia immediata.

Di conseguenza, il cervello è programmato per sfruttare ogni occasione in cui sia possibile consumarlo, garantendo così una riserva energetica per periodi di scarsità alimentare. Sebbene oggi gli zuccheri siano facilmente accessibili e abbondanti nelle nostre diete, questo antico meccanismo continua a funzionare, rendendo difficile resistere a un dessert, anche dopo un pasto abbondante.

Gli scienziati hanno osservato che bloccando il circuito della β-endorfina nei topi, gli animali non provavano più il desiderio di zuccheri dopo aver raggiunto la sazietà. Questo suggerisce che intervenire su questo specifico meccanismo potrebbe aiutare a controllare il consumo eccessivo di dolci e, di conseguenza, a contrastare patologie come l’obesità.

L’idea è quella di combinare farmaci soppressori dell’appetito con inibitori dei recettori oppioidi nel cervello, per ridurre la spinta irrefrenabile verso gli zuccheri. Tuttavia, come sottolinea Fenselau, sono necessarie ulteriori ricerche prima che questi trattamenti possano essere applicati all’uomo.

Il desiderio di un dolce dopo il pasto non è solo una questione di abitudine o golosità, ma una reazione istintiva profondamente radicata nel nostro sistema nervoso. Il cervello, grazie alla produzione di β-endorfina, ci induce a cercare zuccheri ogni volta che sono disponibili, indipendentemente dalla sazietà.

Comprendere questo meccanismo non solo spiega un comportamento comune a molti, ma potrebbe anche fornire strumenti utili per affrontare il problema dell’eccessivo consumo di zuccheri, contribuendo a migliorare la salute pubblica.

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