Che fumare faccia male è una cosa assai nota, ma con il report fornito dal Ministero della Salute siamo anche in grado di sapere quanto: per ogni settimana di fumo si rischia di perdere addirittura un giorno di vita. L’assunzione prolungata di tabacco è in grado di incidere dunque sulla durata della vita media e sulla qualità di questa in modo pressoché immediato.
Il dossier del Ministero entra più nel dettaglio: per mille maschi adulti che fumano, c’è la possibilità che uno muoia di morte violenta, sei per incidente stradale e 250 a causa dell’assunzione di tabacco o per patologie a esso correlate. Lo studio prende in considerazione il tempo trascorso ad accendere e fumare una sigaretta: se un uomo che ha iniziato a 25 anni ne fuma venti al giorno, la sua vita media rischia di ridursi addirittura di 4,6 anni.
Inoltre, è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare: un fumatore ha un rischio di mortalità, a causa di una coronaropatia, superiore da 3 a 5 volte rispetto a un non fumatore. Un individuo che fuma per tutta la vita ha il 50 per cento di probabilità di morire per una patologia direttamente correlata al fumo e la sua vita potrebbe non superare un’età compresa tra i 45 e i 54 anni.
Il Ministero della Salute riporta anche i dati del Center for Disease Control and Prevention – CDC degli USA, che ha identificato un complessivo di 27 malattie correlate al fumo. Gli organi colpiti sono molteplici: si va dall’apparato broncopolmonare a quello cardiovascolare, passando ovviamente per tutto il corpo aumentando il rischio di vari tumori.
La gravità dei danni fisici dovuti all’esposizione al fumo di tabacco, anche passiva, è direttamente proporzionale all’entità complessiva del suo abuso. A determinare il male che una persona si reca col fumo sono quattro fattori fondamentali: l’età d’inizio, il numero di sigarette al giorno e di anni di fumo e l’inalazione più o meno profonda.
Non esiste solo il rischio di un tumore polmonare: il fumo ne può causare ben altri. Il Ministero elenca per esempio quelli del cavo orale e della gola, dell’esofago, del pancreas, del colon, della vescica, della prostata, del rene, del seno, delle ovaie e di alcune leucemie. Produce anche danni estetici, come gengive bianche, ingiallimento dei denti, invecchiamento della pelle, aumento dell’irsutismo del volto.
Fumare rappresenta anche il principale fattore di rischio per le malattie respiratorie non neoplastiche: broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), episodi asmatici, infezioni respiratorie ricorrenti. Il fumo è inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione di un precoce danno renale diabetico (albuminuria) e per il peggioramento della retinopatia nei giovani soggetti diabetici.
L’esposizione cronica al fumo può anche causare danni sulla sessualità maschile, amplificando il rischio di impotenza, specie quando associata a patologie cardiovascolari e relative terapie farmacologiche. Il fumo influisce negativamente sull’apparato riproduttivo femminile, provoca menopause più precoci di circa 2 anni rispetto alle non fumatrici in quanto il fumo altera la normale produzione di ormoni sessuali femminili. Una donna gravida che fuma ha un rischio maggiore di aborti, bambini nati morti e avere neonati sottopeso.
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