Nel mondo preoccupa la diffusione del virus dell’influenza aviaria A/H5N1. Lo ha dichiarato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, riferendosi al focolaio registrato in Polonia, che ha portato alla morte di diversi gatti. Questo virus è “particolarmente preoccupante, perché noto per essere altamente pericoloso per l’uomo, sebbene non sia mai stato dimostrato che sia facilmente trasmissibile tra le persone. Il primo in cui viene segnalato un numero elevato di felini contagiati in un’ampia area geografica”.
Ma cosa sta succedendo in Polonia, e perché la preoccupazione si è estesa a livello mondiale? Secondo un rapporto stilato dalla stessa Oms, su 46 gatti testati, 29 sono risultati positivi all’H5N1. Nello specifico, 11 gatti sono morti, e altri 14 sono stati sottoposti a eutanasia dopo aver sviluppato sintomi virali, tra i quali difficoltà respiratoria e diarrea sanguinolenta.
Cosa fare secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare
Ad intervenire sull’argomento anche l’Autorità europea per la sicurezza alimentare dell’Ue, che ha dichiarato: “Si raccomanda di evitare l’esposizione di cani e gatti domestici, e in generale di animali carnivori, ad animali morti o malati”. E che ha per questo esortato le persone a tenere al chiuso i propri animali domestici. Nel caso specifico dei gatti, secondo l’Autorità questi dovrebbero essere ‘confinati’ al chiuso nelle aeree dove è stata confermata la circolazione del virus. Diversamente, i cani dovrebbero rimanere al guinzaglio.
Ma da dove si propaga il contagio? E come? Per capire come fermare la diffusione di questo virus, comprendere da dove arriva è fondamentale. Anche se l’Oms ha formulato alcune ipotesi a riguardo, la fonte di esposizione dei gatti continua a restare sconosciuta e le indagini proseguono. È possibile che i felini abbiamo mangiato degli uccelli infetti o siano comunque entrati in contatto con loro o gli ambienti in cui vivono. In alternativa, potrebbero aver consumato del cibo contaminato dal virus. In passato erano stati segnalati dei casi sporadici di infezione felina da H5N1, causati dall’interazione con volatili infetti o dal consumo della loro carne. Il nuovo rapporto dell’Oms è il primo riguardante il contagio di un elevato numero di esemplari in un’ampia area geografica all’interno di un Paese.
Le dichiarazioni del direttore generale dell’Oms
“Questo focolaio è un altro esempio della continua circolazione e del rischio del virus H5N1, che dallo scorso anno ha causato un aumento dei focolai nell’America centrale e meridionale“, ha evidenziato ancora Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Nessun contatto umano ha finora manifestato sintomi, e il periodo di sorveglianza per tutti i contatti è ora terminato“, ha aggiunto, ricordando che “l’Oms valuta il rischio di infezione per l’uomo come basso per la popolazione generale, e da basso a moderato per i proprietari di gatti e i veterinari, senza l’uso di adeguati dispositivi di protezione individuale”. Per il momento “la fonte dell’esposizione è sconosciuta. Le indagini sono in corso”, e l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute “continua a monitorare la situazione, in stretta collaborazione con i partner e il governo della Polonia”, ha concluso il direttore generale.
Diversamente, secondo l’ultimo aggiornamento della UK Health Security Agency (UKHSA), nel Regno Unito sono stati rilevati due nuovi casi di influenza aviaria in alcuni lavoratori del settore avicolo, dopo che questi sono entrati in contatto con volatili infetti. Mentre a Cipro, dallo scorso gennaio, circa 300mila gatti – sia domestici, che randagi – sono morti per coronavirus felino. Se questo virus raggiungesse le coste britanniche, gli effetti potrebbero essere ‘catastrofici’.