Non è successo tante volte che venisse affrontato il tema dell’obesità in un film. Lo ha fatto da poco Darren Aronofsky con il capolavoro pluripremiato The Whale. Il film affronta gli aspetti di una realtà tanto delicata quanto difficile di un uomo che vive la fine dei suoi giorni con addosso tutta la consapevolezza di non aver fatto abbastanza per salvare se stesso e le persone al suo fianco da una terribile sofferenza.
La pellicola affronta tutti gli aspetti di questa malattia, a volte anche con durezza ma sempre con estrema lucidità, facendo luce su di un argomento molto delicato e sulle possibili conseguenze sulla psiche di chi vive tale condizione. Conosciamo meglio questa patologia spesso paralizzante e che costringe a una quotidianità dolorosa.
La depressione e l’ossessione per il cibo
Nel film viene raccontata la storia di Charlie, interpretato magnificamente da Brendan Fraser. Egli è costretto a subire una grandissima sofferenza che lo trascina nel baratro, facendolo ingrassare irrimediabilmente. Come spesso succede a chi soffre di obesità, infatti, è un forte trauma o una situazione di disagio interiore a far perdere il controllo di se stessi, individuando nel cibo il rifugio ideale per sfuggire al dolore. Molte scene attenzionano i momenti in cui il protagonista, in modo compulsivo, mangia e si soffermano su dettagli che fanno percepire la poca naturalezza di quei gesti, dettati soltanto da un impulso fortemente nervoso e incontrollabile. Charlie, sembra provare piacere soltanto quando inizia a ingozzarsi così tanto di cibo fritto o di merendine da sentire il bisogno di rimettere.
L’estrema vergona che lo tiene lontano dalle persone
Charlie è un insegnante e un abile comunicatore e tiene le sue lezioni online e a telecamera sempre spenta perché prova una forte vergogna di se stesso e ha paura di sembrare disgustoso. Con le sue parole invita costantemente i suoi alunni a lasciarsi andare alla sincerità, ai sentimenti importanti e a ciò che li fa stare bene e solo quando prende coscienza del fatto che sta per morire decide che è arrivato il momento di accendere quella web-cam che i ragazzi da tempo sapevano rotta. L’uomo non riesce nemmeno a costruire un rapporto con la figlia, che difatti non vede per moltissimi anni e non è in grado di incontrare chi la sera gli consegna la pizza, con cui scambia due parole soltanto attraverso un muro.
Le gravi conseguenze lo portano via dalle persone che ama
Charlie si rifiuta di farsi curare e ogni volta che con grande rabbia gli amici e la famiglia gli impongono di chiamare un’ambulanza, lui si commuove e puntualmente replica: “Mi dispiace“. Quando inizia ad avvertire una forte difficoltà respiratoria dovuta a un’insufficienza cardiaca, la sua infermiera gli dà al massimo una settimana di vita. È così che l’uomo comincia a cullarsi ancora di più su una realtà che sa di non poter o di non volere più cambiare e trascorre gli ultimi giorni facendo tutto ciò che ha sempre desiderato: cerca di conquistare la fiducia della figlia passando del tempo con lei, legge i racconti più belli scritti dagli studenti e si gode l’immenso piacere che gli sa dare il cibo. Per la sua ultima volta.