Ogni persona è un piccolo mondo, e come tale ha una propria nascita, evoluzione e percorso di vita.
Per quanto biologicamente e anatomicamente possiamo somigliarci, ci saranno sempre delle variabili a renderci unici e inimitabili. Queste differenze, che ci caratterizzano, influenzano il nostro sviluppo e il nostro invecchiamento.
Michael Snyder: alla scoperta degli invecchiotipi
Un ricercatore e genetista della Stanford University School of Medicine, Michael Snyder, ha voluto indagare i fattori alla base delle differenti tipologie di invecchiamento e ha scoperto quattro direttrici, o prototipi dell’invecchiamento, che si basano principalmente su quattro elementi del nostro corpo:
- sistema immunitario
- fegato
- reni
- metabolismo
Questi organi e funzionalità del nostro corpo, secondo Snyder, invecchiano a ritmi diversi in base allo stile di vita che conduciamo.
Ma entriamo nel vivo della scoperta di questi quattro invecchiotipi raccontando come è stato condotto lo studio e le conclusioni che ha consentito di trarre.
Lo studio di Snyder sull’invecchiamento
Michael Snyder ha analizzato in uno studio a lungo termine, alcuni soggetti campione, tenendo traccia del loro stato di salute nell’arco di due anni, e ha scoperto che ad una problematica relativa a ciascuna delle quattro aree sopra elencate, corrispondeva l’insorgere di una determinata patologia legata all’invecchiamento.
Per la ricerca, sono stati analizzati i profili di 43 uomini e donne di età compresa tra i 34 e i 68 anni, di cui sono stati monitorati e registrati i parametri biologici cinque volte in due anni. Per tenere traccia del loro stato di salute, sono stati analizzati: campioni di sangue, di feci e altri campioni biologici.
Lo studio ha messo in luce come soggetti che mostravano problemi legati al sistema metabolico, a lungo andare, cominciassero ad avere valori troppo alti di glicemia e colesterolo, aumentando le probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete.
Chi, invece, soffriva di problematiche a fegato o reni, poteva manifestare steatosi epatica o insufficienza renale. Mentre i soggetti che soffrivano di malfunzionamenti del sistema immunitario, mostravano una tendenza ad ammalarsi di artrite reumatoide e sclerosi multipla.
Questi pattern legati ad aree specifiche del corpo, aiutano a capire quali sono le aree che dentro di noi invecchiano più velocemente e consentono di tenere monitorato il loro funzionamento per cercare di contenere i danni il più a lungo possibile.
Come prevenire l’invecchiamento secondo Snyder
Nonostante le differenze individuali e gli invecchiotipi, il ricercatore ha riscontrato che ci sono delle buone abitudini che possono fare la differenza in tutte le quattro casistiche rilevate. Ad esempio, fare movimento e tenersi in forma può risultare cruciale per prevenire l’insorgenza di tutte queste patologie.
Un aspetto importante da considerare è che i quattro invecchiotipi, anche chiamati ageotipi, non si escludono a vicenda: un soggetto potrebbe arrivare a manifestarne anche 3 su 4. Ad esempio, non è detto che una persona che invecchia a livello metabolico non invecchi anche dal punto di vista immunitario, ecco perché in futuro sarà utile indagare quali siano delle buone pratiche e accortezze da tenere presenti per cercare di ridurre al minimo il rischio di sviluppare tutte e quattro le tipologie di invecchiamento.
Invecchiamento fisico vs invecchiamento mentale
I fattori di rischio dell’invecchiamento non sono riscontrabili solo a livello fisico, infatti l’invecchiamento riguarda anche un’altra area importante del nostro corpo: il cervello.
Il cervello invecchia insieme al resto del corpo, e questo implica che, ad un certo punto, le sue dimensioni si riducano e alcune aree comincino a smettere di funzionare.
Tuttavia, il cervello tende a compensare i deficit neurocognitivi tipici dell’invecchiamento ricorrendo all’utilizzo di aree che, in origine, erano adibite ad altri compiti.
Ad esempio, alcuni studi di neuroimmagine hanno dimostrato un’attivazione bilaterale della corteccia prefrontale per poter svolgere dei compiti di memoria che di solito avrebbero provocato un’attivazione monolaterale: il cervello va a compensare il mal funzionamento di alcune aree attivandone altre in soccorso di quelle.
Modello STAC: Scaffholding Theory of Aging and Cognition
Secondo questo modello relativo all’invecchiamento celebrale, tutti noi disponiamo di un’ impalcatura cerebrale, che ci costruiamo nel corso della nostra vita e che può salvarci dal decadimento dovuto all’invecchiamento.
Possiamo irrobustire questa impalcatura con uno stile di vita stimolante, ad esempio leggendo molto, mantenendoci attivi, facendo attività fisica, tenendo quindi allenati i meccanismi principali e i circuiti neuronali in modo tale che l’invecchiamento venga rallentato.
Perciò, l’invecchiamento fisico e celebrale vanno di pari passo e l’unico modo per poterci proteggere dal passare degli anni e dalle complicazioni che ne derivano, è cercare di avere uno stile di vita sano, riducendo al minimo i fattori di rischio.
Per il cervello non è mai troppo tardi
A livello fisico, i danni accumulati nel corso degli anni possono risultare difficili da recuperare. Basti pensare, ad esempio, all’ invecchiotipo relativo al fegato: una persona che nel corso della sua vita ha sofferto di alcolismo, difficilmente riuscirà a recuperare e compensare i danni inferti al proprio fegato, potrà solo cercare di contenere le conseguenze il più possibile smettendo di bere.
Per quanto riguarda l’invecchiamento celebrale, invece, non è mai davvero troppo tardi e si può andare a rinforzare l’impalcatura vista con il Modello STAC, anche in età avanzata.
Uno studio condotto da Boyke e colleghi nel 2008 su persone anziane, ha dimostrato che soggetti in età avanzata, praticando per tre mesi dei giochi di destrezza, mostravano un aumento della materia grigia e un miglioramento della capacità attentiva e celebrale.
Inoltre, i soggetti anziani che accettavano di praticare attività fisica aerobica, garantendo quindi una maggiore ossigenazione del cervello, mostravano un miglioramento generale della salute fisica ma anche dei processi cognitivi relativi all’attenzione, al controllo e alla memoria.
Conclusioni
Quello che risulta evidente da tutti questi studi, a partire da quello di Snyder strettamente correlato ad organi, sistema immunitario e metabolismo, fino agli studi di Boyke condotti sugli anziani e le loro capacità cognitive in età avanzata, è che il nostro corpo può e deve essere preservato il più a lungo possibile.
Per riuscirci non dobbiamo ragionare a livello locale, ma globale: non possiamo pensare a salvaguardare solo reni, fegato o cervello, dobbiamo assicurarci di condurre uno stile di vita in grado di tutelare al meglio la nostra salute generale, solo così potremo sperare di rallentare l’inesorabile declino fisico e mentale che comporta il passare del tempo.