Neuroscienze e sport sono due mondi apparentemente lontani e che, invece, possono ritrovarsi spesso a vivere in forte relazione tra loro.
Lo studio delle neuroscienze può, infatti, tornare molto utile a ogni atleta, la cui performance di gara può essere influenzata direttamente anche da questo fattore scientifico.
Proviamo a capire meglio insieme di cosa si tratta.
Lo studio delle neuroscienze permette di analizzare le basi biologiche dei comportamenti e dell’intelletto umano, attraverso un’analisi dettagliata del funzionamento proprio del sistema nervoso.
Per questo, attraverso le neuroscienze è possibile capire quali dinamiche siano in grado di influenzare il cervello, prevedendo così le possibili reazioni in contesti precisi e prestabiliti.
Una conoscenza approfondita delle neuroscienze e delle relazioni esistenti tra le funzioni cognitive e le caratteristiche delle aree neuronali permette di agire direttamente sui comportamenti di ogni singola persona, riuscendo talvolta anche a modificarli.
Proprio ciò che può servire a tanti sportivi per provare a migliorare le proprie performance e i conseguenti risultati di gara.
Un vero e proprio assist che la scienza offre al mondo dello sport.
Ogni sportivo è alla costante ricerca della miglior performance personale, frutto dell’allenamento e delle conoscenze acquisite quotidianamente.
Per performance si intende, infatti, la prestazione agonistica che ogni atleta sviluppa durante una gara, provando a trarre il massimo dalle proprie capacità fisiche e cognitive.
Ed è proprio qui che lo studio delle neuroscienze può trovarsi a ricoprire un ruolo fondamentale.
Come specificato anche dal Professore Stefano Pallanti, direttore e coordinatore del Centro di Neuroscienze per la Salute di Zucchi Wellness Clinic, a influenzare una prestazione sportiva sono anche le capacità cognitive possedute da un atleta, le quali possono essere allenate nel tempo.
Come? Attraverso le neuroscienze.
Esse contribuiscono a implementare le capacità cognitive di ogni individuo se sollecitate nel modo giusto, portando così a un chiaro miglioramento della propria performance.
Il cervello resta, infatti, un organo fondamentale durante lo svolgimento di un’attività sportiva.
Stimolando adeguatamente il cervello, è possibile spingerlo a lavorare maggiormente su una specifica attività fisica piuttosto che su un’altra, ottenendo così risultati migliori.
Un esempio si ritrova nell’utilizzo di tecniche come la neuromodulazione e la stimolazione magnetica transcranica (TMS).
Se usate con frequenze, intensità e localizzazioni specifiche, queste tecniche possono infatti portare a un incremento delle potenzialità del cervello.
Per questo, molti atleti professionisti (e non) ne fanno uso.
A essere migliorati possono essere, nello specifico, i livelli di memoria e attenzione, oltre che le capacità di recupero fisico e mentale post-gara.
L’applicazione delle neuroscienze nello sport può, poi, portare anche a gestire meglio l’ansia determinata da un evento sportivo e aiutare nelle fasi di riabilitazione post-infortunio.
Tutto ciò si può ottenere incrementando le proprie connessioni cerebrali, alle quali si unisce poi la capacità propria del sistema nervoso di rigenerarsi in risposta agli stimoli derivanti dall’utilizzo di metodi neuroscientifici.
I risultati che si possono raggiungere sono un netto miglioramento delle prestazioni finali, un aumento delle energie e l’ottimizzazione della propria performance sportiva in ogni sua fase.
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