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Mononucleosi, quel che bisogna sapere sulla “malattia del bacio”

In questo articolo andremo a scoprire tutto ciò che c’è da sapere a proposito di una malattia infettiva abbastanza comune tra gli adolescenti: la mononucleosi

La mononucleosi è un’infezione diffusa che colpisce molte persone, soprattutto nei paesi occidentali, principalmente tra l’adolescenza e i 30 anni (sebbene non esclusivamente). Questa malattia è causata dal virus di Epstein-Barr (EBV), appartenente alla famiglia degli herpesvirus, e può manifestarsi senza sintomi rilevanti oppure con disturbi simili a quelli dell’influenza. Ma come si trasmette questo virus? Quali sono i suoi sintomi? Quali, invece, le cure disponibili? Ecco la risposta a queste e ad altre domande.

Caratteristiche, cause, sintomi e molto altro sulla mononucleosi

La mononucleosi è un’infezione virale, contagiosa e di natura acuta, particolarmente comune, come abbiamo detto in precedenza, tra gli adolescenti. Il contagio avviene principalmente tramite la saliva, motivo per cui la mononucleosi è chiamata anche “malattia del bacio” o, in inglese, “kissing disease”. Più raramente, il virus può essere trasmesso attraverso la condivisione di oggetti come bicchieri o posate, che siano stati utilizzati da una persona infetta, motivo per cui spesso a essere colpiti sono anche i bambini più piccoli, i quali, magari durante delle feste di compleanno, non è raro che si scambino questi oggetti dopo aver mangiato.

Cause della mononucleosi | Pixabay @DobrilaVignjevic – Saluteweb

 

Come avviene la diffusione e le precauzioni da prendere

La mononucleosi ha un periodo di incubazione che varia tra i 30 e i 50 giorni. La principale modalità di trasmissione è la saliva: il virus può quindi passare da una persona infetta a una sana attraverso baci, condivisione di utensili da cucina, spazzolini e oggetti per l’igiene personale, oltre che attraverso il passaggio di giocattoli tra bambini. È bene fare attenzione anche alle minuscole goccioline di saliva rilasciate nell’aria parlando o tossendo: trovarsi in prossimità di una persona affetta, specialmente in spazi chiusi, può favorire la trasmissione aerea del virus.

Considerando la facilità di diffusione, dovuta in parte alle particelle di saliva che spesso sono inevitabili (soprattutto se la persona infetta non è consapevole dell’infezione), esistono comunque alcune precauzioni per ridurre il rischio di contagio. Evitare la condivisione di posate e bicchieri, sia in casa che fuori, può aiutare a contenere la diffusione del virus, così come non utilizzare in comune oggetti per la cura personale. Chi manifesta sintomi riconducibili alla mononucleosi dovrebbe rivolgersi al medico di famiglia, sottoporsi ai test diagnostici e astenersi dal frequentare luoghi dove il virus potrebbe diffondersi facilmente, come scuole e uffici.

È importante anche ricordare che il virus può continuare a essere presente nella saliva per molti mesi dopo l’infezione. Le persone che hanno contratto la mononucleosi in passato possono occasionalmente eliminare il virus in modo asintomatico, mantenendo alta la sua diffusione nella popolazione.

Quanto è diffusa nel mondo?

La mononucleosi è diffusa a livello globale e interessa il 50% delle persone nei Paesi industrializzati già entro l’adolescenza, mentre nei Paesi in via di sviluppo tende a manifestarsi in età più precoce. Dato il suo grado di contagiosità, la mononucleosi può dare origine a piccole epidemie solo in specifiche circostanze, come:

  • Contatto ravvicinato con persone infette;
  • Situazioni di sovraffollamento;
  • Condizioni igieniche carenti.

Secondo stime recenti, circa il 90% della popolazione adulta mondiale entra in contatto con il virus di Epstein-Barr nel corso della vita, indipendentemente dal sesso. La maggioranza di queste persone sviluppa anticorpi specifici senza mai mostrare sintomi di infezione.

Sintomi e complicazioni

La mononucleosi, in molti casi, non presenta sintomi evidenti, oppure si manifesta con disturbi lievi e di breve durata, come ad esempio:

  • sensazione di debolezza;
  • stanchezza persistente;
  • febbre;
  • ingrossamento dei linfonodi e della milza.

L’infezione può persistere da due settimane fino a un mese. Per facilitare il recupero e ridurre il rischio di un decorso prolungato, è fondamentale riposarsi e seguire le indicazioni del medico.

Le complicazioni della mononucleosi sono rare, ma quando si presentano possono essere gravi e comprendono:

  • epatite;
  • anemia emolitica e riduzione delle piastrine (trombocitopenia);
  • infiammazione del cuore (miocardite);
  • sindrome di Guillain-Barré;
  • meningite;
  • encefalite;
  • splenomegalia e rischio di rottura della milza;
  • infezioni batteriche secondarie.

Un segnale di sofferenza epatica può essere l’ingiallimento della pelle (ittero), mentre la rottura della milza provoca sintomi come dolore intenso nella parte sinistra dell’addome e debolezza estrema. La rottura della milza comporta un’emorragia interna che richiede un intervento immediato in Pronto Soccorso e, spesso, una chirurgia d’urgenza.

Come si effettua la diagnosi

Clinicamente, si sospetta un’infezione acuta da mononucleosi quando si osservano insieme sintomi come malessere generale, febbre, linfonodi ingrossati, faringite con tonsille ricoperte da una patina bianca e un aumento delle dimensioni della milza. Tuttavia, questa combinazione di sintomi può presentarsi anche in altre infezioni, come epatite virale, infezione da citomegalovirus, toxoplasmosi e rosolia.

Diagnosi della mononucleosi | Pixabay @jarun011 – Saluteweb

 

Per una diagnosi certa, è necessario riscontrare la presenza di linfociti atipici nel sangue (linfocitosi) e confermare il tutto con test anticorpali e sierologici (che verificano la presenza di anticorpi eterofili circolanti o anticorpi specifici contro proteine dell’EBV). Gli esami ematologici e immunologici essenziali per confermare il sospetto includono:

  • Esame emocromocitometrico: nelle persone con mononucleosi si osserva un aumento dei globuli bianchi; inoltre, lo striscio ematico al microscopio mostra cellule mononucleate caratteristiche, che danno il nome alla malattia;
  • Monotest: un test semplice e veloce usato per supportare la diagnosi di infezione da EBV, anche se ha una specificità limitata;
  • Ricerca degli anticorpi anti-EBV VCA: analizza la presenza di anticorpi specifici (Viral Capsid Antigen) per l’EBV, sia di tipo IgG che IgM. Le IgM, che compaiono in fase attiva dell’infezione, scompaiono una volta superata, lasciando le sole IgG;
  • Ricerca degli anticorpi anti-EBV EA: individua gli anticorpi verso il virus (Early Antigen), che possono essere presenti nel sangue anche mesi dopo; le IgG possono persistere per anni, segnalando un’infezione pregressa da mononucleosi.

Le cure disponibili

La mononucleosi non richiede una terapia specifica poiché tende a risolversi spontaneamente. Per alleviare i sintomi possono essere utili farmaci antinfiammatori e antipiretici. In alcuni casi, i corticosteroidi possono essere prescritti per ridurre l’infiammazione e agevolare la regressione dei sintomi. Raramente è necessaria una terapia antibiotica, riservata alle sovrainfezioni batteriche che possono insorgere.

L’infiammazione epatica associata si risolve generalmente da sola senza lasciare danni permanenti. Se è coinvolta anche la milza, è fondamentale evitare sforzi fisici e traumi addominali per prevenire il rischio di rottura, fino a quando l’ingrossamento della milza (splenomegalia) non sia rientrato, come verificato da un’ecografia.

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica

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