Mix tra smog e polline causa allergie anche ai non allergici

Anche chi in genere non soffre di allergie in questi giorni potrebbe manifestarne i sintomi tipici, tra occhi rossi, starnuti e asma specie nelle città, ma perché?

Sembrerebbe che alcuni inquinanti atmosferici vengano assorbiti dai pollini e poi rilasciati nelle vie aree, intensificando le manifestazioni allergiche. Questo è quanto viene evidenziato in uno studio coordinato dal Max Planck Institute for Chemistry di Mainz pubblicato sulla rivista Frontiers in Allergy.

A segnalare la ricerca è la Società Italiana di Aerobiologia Medicina e Ambiente (Siama) che, in occasione del primo giorno di primavera, ha organizzato la Giornata Mondiale del Polline che è stata celebrata il 21 marzo alla Camera dei Deputati patrocinato dalla Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic)

Lo studio sui pollini e gli inquinanti

“Lo studio mostra che alcuni pollini, come ad esempio quelli delle graminacee, innescano l’iperattivazione dei Toll-like receptor 4 (TLR4), recettori cellulari che attivano la reazione allergica del sistema immunitario anche in soggetti che non soffrono di allergie” spiega Mario Di Gioacchino, presidente Siaaic.

“Finora si era partiti dal presupposto che il continuo aumento delle malattie allergiche registrato negli ultimi decenni fosse da ricondurre alla combinazione tra predisposizione genetica e anomalie climatiche. – continua il presidente Siama Vincenzo Patella – “Ad avere un ruolo determinante in questa epidemia di allergie sarebbe anche l’esposizione eccessiva degli allergeni ad alcuni inquinanti atmosferici che, proprio in questi ultimi anni, hanno raggiunto concentrazioni elevate”.

Intanto quella che è appena iniziata si preannuncia come una stagione record, poiché dalla concentrazione di 200 pollini totali per metro cubo di media nei giorni di picco di 5 anni fa si è passati ai 2000 attuali.

Anche secondo l’Arpa del Fvg il 2022 ha segnato un aumento di allergeni nell’aria, dovuto all’andamento delle fioriture ma anche al cambiamento climatico: il caldo infatti ha anticipato le fioriture e la siccità ha fatto mancare l’effetto dilavante della pioggia.

Torre Velasca nello smog milanese
Foto | Unsplash @DianePicchiottino

Gli inquinanti che entrano nei pollini

“L’ozono, il biossodio di azoto e in particolato, componenti dello smog estivo creato dal traffico, possono alterare – spiega Vincenzo Patella – il potenziale allergenico e infiammatorio del polline”.

Gli inquinanti infatti entrano nel polline e, una volta raggiunte le vie respiratorie, vengono poi liberati, potenziando così da un lato i sintomi del paziente allergico.

Dall’altro scenario gli inquinanti scatenano reazioni simil-allergiche nelle persone che hanno sempre mostrato una soglia abbastanza alta di sensibilizzazione al polline.

Affrontare le malattie allergeniche

“L’inquinamento aumenta frequenza e intensità delle allergie ai pollini in due modi differenti – spiegano Patella e Di Gioacchino – sia perché favorisce l’aumento dei pollini prodotti con maggiore capacità da parte di essi di liberare allergeni, sia perché utilizza i pollini come veicoli per raggiungere le vie respiratorie. Diventa quindi imprescindibile studiare e affrontare la malattia allergica alla luce delle problematiche ambientali, che possono aggravarla o addirittura scatenarla”.

È dunque importante che le pubbliche amministrazioni non solo adottino politiche di riduzione del tasso dei principali inquinanti atmosferici, ma anche misure di contenimento della carica di pollini allergizzanti.

Tutto ciò potrebbe essere possibile con la progettazione di giardini pubblici soprattutto nelle aree metropolitane con specie non allergeniche come gelsomino, camelia ed erica “al posto di piante morte già esistenti anemofile che affidano al vento la propagazione dei pollini, come betulle, cipressi e ulivi” concludono Patella e Di Gioacchino.

Bosco di betulle
Foto | Pixabay @Smellypumpy
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