La ricerca non si ferma mai. Avanza quella in ambito di melanoma con lo studio su due biomarcatori che potrebbero anticipare un elevato rischio in alcuni specifici sottogruppi di malattia. Invece, sono ancora in una fase di stallo i buoni comportamenti di attenzione alla pelle. Perché anche in inverno la “sun skin care”, l’applicazione di filtri solari funzionali e selettivi per il fototipo di pelle e il proprio fattore di rischio, deve diventare un must nella routine quotidiana. Con un grande obiettivo: proteggere la pelle dal rischio di melanoma nelle quattro stagioni. Da cosa? Anche dal melanoma, il più aggressivo tumore della pelle, in crescita anche nelle nuove generazioni per errori di approccio al sole di gioventù, durante infanzia e adolescenza. E il conto poi si paga, a caro prezzo, in età adulta. A parlare sono i numeri: 12.700 casi stimati nel 2023, secondo i dati de “I numeri del cancro 2023” di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), di cui settemila nuove diagnosi tra gli uomini e 5.700 fra le donne.
In sostanza è necessario cambiare l’approccio di utilizzo della crema solare. Non deve più essere visto o utilizzato come strumento “da spiaggia”, ma un facilitatore della bellezza e protezione della pelle. Per sensibilizzare ai nuovi traguardi raggiunti dalla ricerca scientifica e educare al corretto uso dei solari, Fondazione Humanitas per la Ricerca ed Acqua dell’Elba si sono alleate organizzando un webinar. Una prevenzione dei tumori della pelle per raccontare lo stato dell’arte della ricerca, con consigli pratici sulle modalità di utilizzo del solare e per la scelta del più adatto al proprio fototipo di pelle, fra quelli disponibili nella gamma di prodotti di Acqua dell’Elba. Il webinar si svolgerà il 9 Aprile dalle 17 alle 18 e si potrà seguire a questo link: https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_CpbHOjtJTFCDZK28PXCdGA.
“La prognosi e la sopravvivenza del melanoma maligno – ha spiegato il dottor Renato Parente, responsabile di Anatomia Patologica dell’ospedale Humanitas Gradenigo di Torino – dipendono fortemente dalla diagnosi precoce e dal trattamento. Attualmente per i melanomi in stadio iniziale (Stadio 1), i criteri prognostici e predittivi proposti dall’American Joint Committee on Cancer (AJCC), basati sulla caratterizzazione istologica del tumore attraverso l’individuazione del suo spessore e del grado di ulcerazione, non forniscono un’analisi completa, non consentono cioè di valutare pienamente il rischio di progressione della malattia che si verifica fino al 15% di melanomi ad apparente bassa malignità. Grazie ai finanziamenti di Fondazione Humanitas per la Ricerca, abbiamo avviato uno studio che potrebbe confermare l’affidabilità di due biomarcatori, chiamati Ambra1 e Loricrina, che consentirebbe di sotto categorizzare il melanoma ad alto rischio in pazienti con malattia a uno stadio iniziale”.
La diagnosi precoce è di fondamentale importanza sia in fase di diagnosi sia per la scelta dei trattamenti terapeutici più indicati: per i pazienti potrebbe significare ricevere follow-up più adeguati e terapie più personalizzate, anche in fase cautelativa. “Ci auguriamo che i risultati che otterremo dall’analisi dei due biomarcatori Ambra1 e Loricrina svolta su 140 campioni di pazienti – ha proseguito Parente – possano rappresentare una svolta per una più precisa stadiazione del melanoma e nell’individuazione precoce di soggetti più a rischio, al fine di migliorare non solo l’esito clinico del tumore ma anche di prevenire la progressione della malattia”.
In attesa dei risultati della scienza è fondamentale adottare delle “best pratice” nell’uso dei solari: “Specialmente con l’arrivo della bella stagione, ma anche durante tutto l’anno – ha raccomandato il dottor Michele Tiano, dermatologo presso Humanitas – la protezione solare non deve mai mancare, in borsa, zaino o valigia. Una buona protezione dai raggi solari aiuta a rallentare i meccanismi di invecchiamento della pelle e a prevenire tumori cutanei, alcuni anche molto aggressivi, come il melanoma. Le creme solari si distinguono innanzitutto per i filtri contenuti: filtri chimici o fisici. I primi “assorbono” le radiazioni UV convertendole in calore, mentre i filtri fisici agiscono come una barriera, riflettendo le radiazioni ultraviolette. Il fattore di protezione solare (SPF) difende dai raggi UVB ed ha un’indicazione numerica da 6 a 50+, a seconda della capacità di proteggere dai raggi ultravioletti. È raccomandato un fattore di protezione non inferiore a 30. La protezione 50+ è indicata invece per prevenire le forme tumorali in persone con pelle chiara o che svolgono attività invernali ad elevate altitudini”.
E in termine di quantità? È fondamentale applicare una adeguata quantità di crema, circa due milligrammi per centimetro quadrato di pelle, 45 minuti prima dell’esposizione al sole e poi riapplicarla ogni due ore: sudorazione, bagni e attività sportiva possono ridurre l’efficacia della protezione. Non ultimo è bene evitare l’uso di creme solari aperte da più di 12 mesi o scaduti perché la loro efficacia diminuisce nel tempo. “È un piacere per Acqua dell’Elba – ha concluso il presidente, Fabio Murzi – collaborare anche quest’anno con un istituto prestigioso come Fondazione Humanitas per la Ricerca. La salute della pelle e la prevenzione dei danni solari sono molto importanti e siamo felici di contribuire a questo progetto”.
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