Dopo aver vinto la serata delle cover, venerdì 10 febbraio, al Festival di Sanremo, Marco Mengoni ha trionfato anche nella serata finale del Teatro Ariston. Un trionfo, l’ennesimo di una carriera iniziata con il successo nel 2009 a X Factor. In questi giorni il cantante, nato il 25 dicembre 1988 in provincia di Viterbo, si è spesso definito una persona emotiva. E ha anche confidato alcuni episodi del suo passato, rivelando anche di soffrire di un disturbo, il dismorfismo. È un problema di famiglia, ne hanno sofferto anche altre parenti strette di Mengoni: la mamma, la zia e forse anche la nonna: “Mamma e zia sono donne bellissime, ma si sono sempre viste piene di difetti. Si buttavano giù, quante volte le ho sentite dire ‘Quanto so’ brutta’. Mamma ha delle bellissime gambe ma non si è mai messa la gonna per vergogna”, ha detto in un’intervista rilasciata tempo fa al settimanale Sette.
Il disturbo da dismorfismo corporeo fa parte dei disturbi ossessivo-compulsivi del DSM-5. Il disturbo è caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per uno o più difetti corporei. Questi difetti possono essere minimi o totalmente assenti, ma vengono percepiti lo stesso come disturbanti. Chi ne soffre si definisce spesso brutto, anormale o deforme e la percezione di questi difetti è fonte di vergogna e disagio profondi. Le linee guida per il trattamento del disturbo da dismorfismo corporeo suggeriscono l’utilizzo di farmaci antidepressivi (SSRI) e strategie di intervento cognitivo comportamentale come la psico-educazione, la ristrutturazione cognitiva, l’attivazione comportamentale e l’esposizione allo specchio.
Detto questo, in sostanza una persona affetta di dismorfismo soffre perché si vede brutta. Si fissa su alcuni dettagli, su semplici caratteristiche del volto o del proprio corpo, considerandoli fonte di disagio. Si tratta di un’eccessiva, persistente e problematica preoccupazione per alcuni difetti fisici corporei che sono comunque minimi o addirittura assenti. Nonostante questo, il disagio associato ai presunti difetti fisici è molto alto. Di solito compare durante l’adolescenza, l’età media dell’esordio è 17 anni, e in molti casi non si diagnostica nemmeno. La dismorfofobia è presente in entrambi i sessi con una prevalenza leggermente maggiore nelle donne. Le persone affette da questo disturbo cercano in tutti i modi di attenuare il senso di disagio e di angoscia che provano. Tendono a guardarsi continuamente allo specchio oppure fanno l’opposto, vogliono evitare completamente gli specchi. Provano a usare strategie per camuffare i presunti difetti fisici come l’uso eccessivo di cosmetici o coprendoli con vestiti o accessori. Nel peggiore dei casi evitano situazioni sociali e si isolano in casa.
La terapia cognitivo-comportamentale è attualmente la psicoterapia scelta. Include elementi come la rieducazione percettiva e l’allenamento all’inversione delle abitudini per l’escoriazione della pelle o per la tricotillomania se presenti. L’allenamento per l’inversione delle abitudini comprende varie fasi: educazione alla consapevolezza; controllo degli stimoli; educazione alla risposta in competizione. Le tecniche motivazionali sono spesso necessarie per aumentare la loro volontà di partecipare e rimanere in trattamento.
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