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Marburg: caratteristiche e rischi del virus che ha colpito la Tanzania

In questo articolo andiamo a vedere tutto ciò che c’è da sapere sul virus Marburg, la malattia che sta preoccupando l’OMS

La Tanzania ha dichiarato un’epidemia di malattia da virus Marburg (MVD) dopo aver confermato un caso e individuato altri 25 casi sospetti nella regione di Kagera, situata nel nord-ovest del Paese. L’annuncio è stato diffuso tramite un comunicato ufficiale dell’Africa CDC, l’agenzia di sanità pubblica dell’Unione Africana. Il virus Marburg, estremamente contagioso e spesso letale, è paragonabile all’Ebola e viene trasmesso agli esseri umani principalmente attraverso pipistrelli della frutta e alcune specie di scimmie. Ma vediamo di cosa si tratta esattamente.

Caratteristiche, sintomi, cura e molto altro sul virus Marburg

Questa è la seconda epidemia di virus Marburg registrata in Tanzania: nel marzo 2023, un altro focolaio nel distretto di Bukoba, sempre nella regione di Kagera, portò a nove casi e sei vittime. Il virus Marburg è una malattia estremamente contagiosa e spesso mortale, con caratteristiche simili all’Ebola. Si trasmette agli esseri umani principalmente attraverso pipistrelli della frutta e alcune specie di scimmie, oltre che tramite il contatto diretto con fluidi corporei di persone infette. Attualmente non esistono cure specifiche o vaccini approvati, anche se sono in corso sperimentazioni cliniche. Ma che cos’è esattamente questo virus? E quanto è pericoloso per l’uomo? Vediamo tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.

Caratteristiche del Virus Marburg | Pixabay @Love_Employee – Saluteweb

 

Cos’è il virus Marburg?

La malattia da virus Marburg, precedentemente conosciuta come febbre emorragica di Marburg, è un’infezione virale grave e altamente contagiosa, diffusa principalmente in alcune aree dell’Africa subsahariana. Caratterizzata da un tasso di mortalità elevato, questa patologia rappresenta una seria minaccia per la salute umana.

Cause

La malattia è provocata dal virus Marburg, appartenente alla famiglia Filoviridae, la stessa del virus responsabile dell’Ebola. Questo agente patogeno, estremamente virulento, può infettare sia esseri umani che animali, in particolare primati e pipistrelli della frutta, configurandosi quindi come una zoonosi.

I focolai di malattia da virus Marburg tendono a verificarsi sporadicamente in Africa, spesso in situazioni specifiche, come l’ingresso in grotte popolate da pipistrelli infetti o contatti ravvicinati con primati portatori del virus. La diffusione tra le persone avviene solitamente all’interno delle comunità, facilitata da pratiche culturali come i riti funebri.

Modalità di trasmissione

La trasmissione tra esseri umani avviene attraverso il contatto diretto con sangue, fluidi corporei (come saliva, vomito, muco, secrezioni e sperma) di individui infetti o tramite l’utilizzo di oggetti contaminati, come aghi o siringhe. Anche i rapporti sessuali con persone infette possono rappresentare una via di contagio.

Le persone malate diventano particolarmente contagiose nelle fasi avanzate della malattia, quando compaiono i sintomi emorragici.

Il virus può inoltre essere trasmesso all’uomo in seguito al contatto con animali infetti, in particolare pipistrelli della frutta e primati, rappresentando un rischio sia per le comunità locali che per chi opera in ambienti a rischio.

I sintomi

La malattia da virus Marburg si manifesta in modo improvviso con sintomi iniziali quali:

  • Febbre alta (39-40°C) accompagnata da brividi;
  • Cefalea intensa;
  • Dolori muscolari e articolari;
  • Dolore toracico;
  • Mal di gola;
  • Sensazione generale di malessere.

A partire dal terzo giorno, possono comparire sintomi gastrointestinali severi, tra cui:

  • Diarrea acquosa intensa e persistente fino a una settimana;
  • Dolori addominali e crampi;
  • Nausea e vomito.

In questa fase, i pazienti possono assumere un aspetto definito “spettrale”, caratterizzato da occhi incavati, espressione facciale assente e profonda letargia.

Tra il secondo e il quinto giorno dall’esordio, può svilupparsi un’eruzione cutanea maculo-papulosa, non pruriginosa, concentrata principalmente sul tronco (torace, schiena e addome).

Tra il quinto e il settimo giorno, la malattia può evolvere in una forma emorragica grave con sintomi come:

  • Comparsa di petecchie;
  • Vomito con sangue;
  • Epistassi (sangue dal naso);
  • Emorragie gengivali o vaginali;
  • Presenza di sangue nelle feci.

Nei casi più gravi, il quadro clinico peggiora rapidamente e possono comparire:

  • Ingrandimento del fegato e della milza (epato-splenomegalia);
  • Ittero;
  • Calo drastico di peso;
  • Infiammazione dei testicoli (orchite);
  • Pancreatite;
  • Infiammazione del cuore (miocardite).

In alcune situazioni, la malattia coinvolge anche il sistema nervoso centrale, provocando:

  • Irritabilità e stati di confusione;
  • Disorientamento e disturbi psicotici;
  • Convulsioni e, nei casi più gravi, coma.

La morte si verifica solitamente entro 8-9 giorni dall’inizio dei sintomi, causata da shock cardiocircolatorio dovuto a sanguinamenti massivi e insufficienza multiorgano. Il tasso di mortalità varia a seconda del ceppo virale e delle cure ricevute, oscillando tra il 24% e l’88%, con una media del 50%, secondo l’OMS.

Sintomi del Virus Marburg | Pixabay @membio – Saluteweb

 

Nei sopravvissuti, la fase di recupero può durare 3-4 settimane. Tuttavia, il virus può persistere a lungo negli organi genitali e nei tessuti oculari.

Prevenzione e cura

Attualmente non esiste un vaccino efficace per prevenire la malattia da virus Marburg. Pertanto, è essenziale adottare misure per ridurre il rischio di contagio. In particolare, nelle aree endemiche dell’Africa, si consiglia di evitare il contatto con persone infette, pipistrelli della frutta e primati.

Un intervento tempestivo basato su terapie di supporto, come la reidratazione e il trattamento dei sintomi, può migliorare le probabilità di sopravvivenza.

Al momento, non è disponibile una cura specifica per la febbre di Marburg, ma sono in corso studi su potenziali trattamenti, tra cui emoderivati, terapie immunitarie e farmaci antivirali. La gestione della malattia si concentra sul supporto ai pazienti, prevedendo la somministrazione di liquidi per via orale o endovenosa, il monitoraggio del bilancio elettrolitico e il mantenimento del volume ematico.

Federico Liberi

Sono laureato in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica.

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