Per gaslighting si intende quella tecnica di manipolazione psicologica tramite cui ci si prefigge di raggiungere una posizione di potere rispetto un’altra persona. Punto chiave della manipolazione: distorcere a tal punto il senso della realtà della vittima, tanto da farla dubitare di sé stessa.
Il termine deriva dal titolo originale del film Angoscia, del 1944, diretto da John Cukor in cui un marito, interpretato da Charles Boyer, manipola a tal punto la psiche e la percezione della realtà della moglie, alla quale presta il volto Ingrid Bergman, da indurre in lei un catastrofico deragliamento psicologico. Addirittura, nel momento in cui la moglie nota un reale calo di intensità della luce a gas in casa, da cui il titolo “gaslight”, il marito le fa credere che sia tutto frutto della sua immaginazione.
Vera e propria tecnica manipolatoria, il gaslighting è una dinamica molto più comune di quanto si riesca a pensare, specialmente all’interno di un rapporto sentimentale, ma anche in famiglia o tra gli amici. Chi compie gaslighting cerca – a volte con successo – di ledere l’autostima della vittima, imponendo la propria autorità. Di fatto, se portato agli estremi, questo comportamento viene considerato alla stregua di una violenza psicologica.
Per gaslighting si intende una tattica psicologica manipolatoria mirata a indurre una persona a dubitare della sua percezione della realtà e, in alcuni casi, della propria memoria. Per questo viene identificata come una tecnica di manipolazione con lo scopo di sminuire e rendere più fragile una persona, inducendola a mettere in dubbio le sue stesse capacità, in maniera tale da acquistare una posizione di predominanza.
L’obiettivo finale di chi commette gaslighting è quello di istigare nella vittima un senso di dipendenza fisica e psicologica totale, fino ad annullare la sua capacità di scelta e distruggere la sua autostima. In poche parole, chi si serve di questa tecnica manipolatoria vuole avere la meglio sull’altra persona. Dal canto suo, la vittima scivola progressivamente nella convinzione di essere sbagliata, perdendo fiducia nelle sue capacità e dubitando anche della propria sanità mentale.
II gaslighter viene identificato come un manipolatore, molto spesso narcisista, passivo aggressivo e, nei casi più estremi, anche violento. Come tutte le tecniche manipolatorie, non è immediato riconoscere quando stiamo subendo un tentativo di gaslighting. Anche perché non sempre chi lo mette in pratica lo fa con il consapevole obiettivo di piegare la vittima alla sua volontà, provocando un rapporto di dipendenza.
Nei casi meno gravi, il gaslighting può essere identificato come un espediente per avere ragione nelle discussioni. Si tratta della classica tecnica del “rigirare la frittata”: esporre un punto di vista che sminuisce l’interlocutore e il suo modo di pensare per avere la meglio.
Nei casi di reale abuso emotivo, le tattiche di gaslighting si esplicano nel provocare confusione nella quotidianità della vittima, destabilizzandone le certezze. Il gaslighter è una persona in grado di innescare il seme del dubbio nell’altro, mettendo in tavola una serie di condizioni tali da fare in modo che il dubbio aumenti, fino ad arrivare a una diretta dipendenza tra vittima e carnefice.
Il gaslighting è una forma di abuso emotivo che può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e sulla qualità di vita di chi lo subisce. Tutta la dinamica della manipolazione verte sulla possibilità di sgretolare ogni certezza nelle vittime, alle quali viene negato ogni tentativo di rivalsa. Se da un punto di vista personale, il gaslighting inibisce il senso di identità di chi lo subisce, dall’altro provoca inevitabili ripercussioni anche nella vita professionale, incrementando lo stress fino anche ad arrivare a burnout.
Si è detto che fine del gaslighting è quello di indurre la vittima in uno stato confusionale, persa nell’incapacità di rendersi conto di ciò che sta succedendo. Di conseguenza, quest’ultima inizierà a sentirsi inutile e non degna di affetto, quasi ringraziando il suo carnefice per l’attenzione che le riserva. Quindi, il gaslighter sarà in grado di sfruttare a suo vantaggio il senso di vergogna dell’altra persona.
Infatti, l’autostima della vittima, costantemente umiliata, perde la certezza delle sue emozioni. Proverà una vergogna costante al solo pensiero di stare con le altre persone, sfociando in un isolamento sociale e psicologico. A questo punto, si arriva a tutti gli effetti allo scopo finale: privata della sua autorevolezza, la vittima svilupperà una vera dipendenza dal suo carnefice, fino a idealizzarlo.
È difficile rendersi conto di essere davanti a un episodio di gaslighting. Inoltre, molto spesso le vittime fanno fatica ad accettare di stare subendo una simile manipolazione psicologica. Il rischio più grande è che tutta la dinamica di abuso emotivo venga minimizzata.
Per superare e affrontare il gaslighting possono essere isolati alcuni passi di vitale importanza:
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