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Mammografia: a che età effettuare lo screening e ogni quanto ripeterlo

Il tumore al seno rappresenta oggi la prima causa di morte femminile per cancro, la cui incidenza aumenta con l’età. Punto di svolta nella lotta a un simile male è la prevenzione, che si esplica in un periodico e attento screening eseguito mediante mammografia. Infatti, per riuscire a contrastare il rischio di mortalità per tale genere di tumore è indispensabile identificarlo quando si trova nella sua fase iniziale, ancora prima della comparsa dei sintomi. Per questo motivo, è fondamentale che la popolazione femminile comprenda la necessità di inserirsi in un percorso di screening al fine di giungere a una diagnosi precoce del tumore mammario per riuscire a contrastarne l’evoluzione.

Come si diceva, il miglior metodo diagnostico per il tumore al seno è la mammografia. Si tratta infatti di un esame idoneo a rilevare l’eventuale presenza di lesioni mammarie quando queste non sono ancora individuabili tramite la normale palpazione.

Grazie alla sua efficacia diagnostica, la mammografia si conferma ad oggi l’esame di primo livello nello screening mammografico. Ma quando iniziare il percorso di prevenzione? Secondo le nuove linee guida redatte dalla National Comprehensive Cancer Network (NCCN), ovvero l’organizzazione che riunisce 32 centri oncologici tra i più importanti degli Stati Uniti, le donne devono sottoporsi a una visita dal senologo dai 25 anni, per poi passare a una mammografia annuale a partire dai 40 anni. Tuttavia, in Italia la prassi di screening si focalizza molto di più sulle donne in età più avanzata, dai 50 anni in su.

Quando fare la prima mammografia e la cadenza da seguire nei controlli

Data la crescente incidenza del tumore al seno nelle donne mature, i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) previsti dal Sistema Sanitario Nazionale garantiscono una mammografia gratuita a tutte le donne di età compresa tra i 50 e i 59 anni, invitandole a ripetere l’esame una volta ogni due anni. In particole, ci sono alcune amministrazioni regionali, compresa quella della Lombardia, che offrono la possibilità di una mammografia annuale gratuita anche alle donne di una fascia d’età più giovane, ovvero tra i 45 e i 49 anni, con cadenza in questo caso annuale.

Sebbene queste siano le linee guida nazionali, è anche vero che esistono delle eccezioni e dei casi particolari in cui lo screening deve essere anticipato. Infatti, le donne che hanno familiarità con il tumore mammario dovrebbero in ogni caso sottoporsi a una mammografia a partire dai 40 anni, dal momento che si tratta di un’età a partire dalla quale l’incidenza della patologia comincia a diventare rilevante e in cui l’efficacia degli esami di prevenzione è scientificamente dimostrata.

Inoltre, le donne che presentassero una familiarità particolarmente rilevante – vale a dire coloro che annoverano diversi casi di questa tipologia di tumore tra i familiari di primo grado, o quelle con familiari affetti da tumore mammario in età giovanile o con casi in famiglia di tumore ovarico – sono caldamente invitate a sottoporsi a una mammografia già a partire dai 30 anni di età.

Screening per il tumore al seno: mammografia | @pexels

Secondo quanto regolato dalle disposizioni del Sistema Sanitario Nazionale, il programma di screening attivo in Italia prevede che alle donne sia riservata una mammografia gratuita a cadenza biennale fino al compimento dei 74 anni. In base agli studi, a partire da questa età il beneficio risultante da una eventuale diagnosi precoce si riduce notevolmente a causa della cosiddetta “mortalità competitiva”. Infatti, con l’avanzare dell’età insorgono altre patologie tali da compromettere la sopravvivenza della donna in maniera molto più significativa rispetto a un eventuale tumore al seno.

Tuttavia, è opportuno considerare come ad oggi la maggior parte delle donne arriva a 74 anni in un ottimo stato di salute rispetto al passato, pertanto anche senza l’invito pubblico del Sistema Sanitario Nazionale possono quindi continuare a programmare le loro mammografie, tendenzialmente ogni due anni, tenendo in considerazione le indicazioni del radiologo senologo.

L’importanza dello screening nella prevenzione dei tumori al seno

Più volte è stata ribadita la grandissima importanza svolta dallo screening nella prevenzione e nella diagnosi precoce del tumore al seno. Ma come regolare la prenotazione della mammografia? In genere, le donne con una mammella molto densa, dovranno sottoporsi all’esame mammografico con cadenza annuale, mentre nei casi standard è più che opportuno continuare a seguire una cadenza biennale.

In ogni caso, si consiglia anche di tenere sotto controllo l’eventuale insorgere di noduli attraverso l’autopalpazione e di sintomi più o meno evidenti. In particolare, i sintomi più frequenti da tenere sotto attenzione e che richiamano l’urgenza di una mammografia sono:

  • la comparsa di un nodulo palpabile
  • il cambiamento della conformazione del capezzolo
  • la presenza di secrezioni di sangue dal capezzolo.
  • il dolore al seno.

Sintomatologia a parte, è vitale che le donne confermino la loro adesione allo  screening mammografico nazionale per favorire un aumento della scoperta di tumori in forme precoci e la conseguente riduzione delle forme metastatiche. Infatti, sottoporsi periodicamente a controlli di routine come la mammografia si traduce in una maggiore percentuale di tumori curabili. Analizzato sotto questo punto di vista, lo screening aumenta di fatto la possibilità di sopravvivenza delle pazienti. Non a caso, grazie alle diagnosi raggiunte con le mammografie di controllo è stato registrato un calo pari a circa il 30 -50% della mortalità, a seconda del tipo di analisi, delle popolazioni considerate, dell’età, della percentuale di adesione, dell’intervallo temporale tra gli esami e dei metodi utilizzati per elaborare le stime.

Prevenzione del tumore al seno | @pexels

Purtroppo, la pandemia di COVID-19, con i suoi periodi di lockdown, ha provocato ha un calo significativo degli esami di screening. Infatti, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), nel 2020 sono stati effettuati oltre che oltre 2.000.000 di esami di screening in meno, di cui 600.000 mammografici, rispetto al 2019.

Dati simili fanno rabbrividire se si pensa a quanto lo screening sia fondamentale per la prevenzione del tumore della mammella, che si auspica venga diagnosticato prima che diventi clinicamente evidente. Solo con mammografie periodiche è possibile identificare il tumore e intervenire tempestivamente e garantire la completa guarigione. Infatti, tutte le donne corrono lo stesso rischio di sviluppare un carcinoma mammario e l’unico modo di combatterlo è la diagnosi preventiva. Per questo motivo, alla popolazione femminile dovrebbe essere garantito l’accesso gratuito a uno screening di valutazione del rischio già a partire dai 25 anni.

Federica Cirone

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